domenica 27 Luglio 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

I PADRONI DELL’ESTATE

Fra spiagge, voli, alberghi e parchi divertimenti, l’estate si presenta con il suo carico di prezzi in aumento, con il tema delle concessioni balneari, ormai una lobby inscalfibile come i tassiti, rimane irrisolto: attraverso una petizione, Altroconsumo chiede che il settore si apra a una vera concorrenza, a tutto beneficio dei consumatori. Ancora una volta, però, gli italiani sono alle prese con i veri padroni del mare e dell’estate.

Stabilimenti balneari, voli aerei, strutture alberghiere, parchi: l’estate dei rincari apre i battenti senza trascurare nulla. E il bello (o il brutto) deve ancora venire, se alla lista nera aggiungiamo i carburanti, con i prevedibili rincari che ogni anno si verificano a cavallo di ferragosto. I monitoraggi condotti sulle spese che i cittadini dovranno sostenere sulla strada delle vacanze parlano chiaro: prenotare un volo a ridosso dell’estate può costare anche l’80% in più rispetto a farlo con anticipo, gli alloggi sono rincarati del 50% negli ultimi cinque anni, le spiagge sono aumentate mediamente del 5% rispetto al 2024, molto di più se consideriamo anche gli anni precedenti.

Quanto costa una settimana di vacanza in Italia nel 2025? È ancora possibile partire ad agosto senza svuotare il portafoglio? Ogni estate queste domande tornano puntuali, e mai come quest’anno la risposta dipende da dove andiamo, come ci muoviamo e dove scegliamo di dormire.

Altroconsumo, organizzazione che supporta e tutela i consumatori nelle scelte di acquisto, ha analizzato i costi di viaggio e alloggio in dodici località turistiche – tra mare, montagna e città d’arte – per capire quanto spendono in media due persone per una settimana di vacanza ad agosto. I dati parlano chiaro: superare i mille euro è ormai la norma, ma ci sono ancora buone occasioni per chi sa scegliere con attenzione.

In media, una settimana di vacanza per due persone costa oltre mille euro, considerando sia il soggiorno che il viaggio (in auto o in aereo, a seconda della destinazione). Le città d’arte si confermano le mete più accessibili, con Napoli, Firenze e Roma che si attestano tra i 720 e i 760 euro complessivi. Al contrario, le località montane e le isole – in particolare la Sardegna – richiedono un investimento ben più alto. La spesa può infatti raddoppiare se si scelgono mete come Ortisei, Livigno o Champoluc, dove si superano facilmente i 1.300 euro, o addirittura sfiorare i 1.900 euro in località sarde come Villasimius e Stintino, penalizzate dal costo dei voli estivi.

La scelta della struttura può fare la differenza. In media, gli hotel restano più cari rispetto ai b&b: nel complesso, una notte in albergo costa circa il 38% in più. Le differenze sono particolarmente marcate in alcune località: a Valdisotto e Stintino, ad esempio, si spende anche il doppio per dormire in hotel rispetto a un b&b. In città come Firenze, Napoli o Cervia, invece, la distanza di prezzo è più contenuta e la scelta può basarsi su criteri diversi dal solo risparmio. Questa dinamica riflette anche le politiche tariffarie: gli hotel, soprattutto nei luoghi più richiesti, applicano tariffe dinamiche che aumentano con la domanda. I b&b, spesso a gestione famigliare, tendono a mantenere prezzi più stabili.

Il mezzo di trasporto incide molto sul budget. Per chi sceglie destinazioni raggiungibili in auto, i costi di viaggio sono in lieve calo rispetto al passato, grazie alla flessione del prezzo dei carburanti: la benzina è scesa di quasi il 10% rispetto al 2024. In media, il viaggio incide per circa 190 euro. Diverso il discorso per le località raggiungibili in aereo: il volo andata e ritorno per la Sardegna può arrivare a costare oltre 600 euro a coppia, rendendo mete come Stintino e Villasimius molto meno accessibili. Va anche detto che questi prezzi non includono bagagli da stiva né i trasferimenti da/per gli aeroporti, che possono aggiungere ulteriori costi (qui abbiamo analizzato quanto costa, cosa include e a chi conviene Ryanair Prime).

Analizzando l’evoluzione dei costi negli ultimi cinque anni, emerge un quadro chiaro: il turismo è tornato centrale nelle abitudini degli italiani, ma anche molto più costoso. Dopo il crollo del 2020, dovuto alla pandemia, i prezzi hanno ripreso a crescere rapidamente: +25% già nel 2022, +21% nel 2024, fino ad arrivare a un +34% complessivo rispetto al 2020. Quest’anno si registra un assestamento solo parziale. I prezzi degli alloggi aumentano ancora, ma in modo più contenuto (+4%). Le città d’arte segnano un’inversione di tendenza, con un calo medio del 10%, mentre il mare resta stabile e la montagna continua a rincarare (+16%). La dinamica è simile per le strutture: i prezzi degli hotel crescono del 3%, mentre i b&b calano in media del 20%, tornando ai livelli del 2022.

Questi numeri raccontano anche un cambio nelle abitudini: sempre più italiani optano per vacanze più brevi, ma con una maggiore attenzione alla qualità e al comfort. Le città d’arte si confermano le mete più vantaggiose per una vacanza in agosto: Napoli è la più economica del campione (724 euro), seguita da Firenze e Roma. Anche Cervia, tra le località balneari, si distingue per l’ottimo prezzo, con una spesa che si ferma poco sopra i 700 euro.

Al contrario, i costi più alti si registrano in Sardegna e in montagna: Villasimius e Stintino superano ampiamente i 1700 euro a settimana, seguite da Ortisei e Champoluc. In questi casi, chi vuole contenere la spesa dovrebbe valutare soluzioni alternative, come soggiorni in b&b, viaggi fuori alta stagione o mete meno battute.

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IL CONSIGLIO di Eliana Guarnoni – Analista
In media, per trascorrere la prima settimana di agosto in una località turistica italiana, si spendono quest’anno oltre mille euro. Ma con qualche accorgimento è possibile contenere la spesa. Il primo consiglio è quello di puntare sulle città d’arte, nettamente più convenienti rispetto alle mete di mare e montagna. Napoli, Firenze e Roma sono più accessibili da un punto di vista economico, con prezzi ben al di sotto della media del nostro campione. Un altro aspetto strategico riguarda la scelta dell’alloggio: tra hotel e b&b, questi ultimi rappresentano la soluzione migliore per chi vuole risparmiare. Mentre negli ultimi cinque anni i prezzi degli hotel sono sempre aumentati, quelli dei b&b quest’anno sono calati sensibilmente, tornando addirittura sotto i livelli del 2022. Una tendenza che conviene sfruttare, soprattutto nelle località dove il divario di prezzo tra le due tipologie è più marcato. Prenotare con anticipo, confrontare le offerte tra portali online e siti ufficiali, valutare il mezzo più conveniente per spostarsi e, dove possibile, ridurre la durata del soggiorno sono altri strumenti efficaci per ridurre i costi. In un’estate segnata da rincari generalizzati, la scelta consapevole resta il modo migliore per godersi la vacanza senza brutte sorprese per il portafoglio.

 

IL MONOPOLIO DELLE SPIAGGE

Proprio quello degli stabilimenti è uno dei casi più discussi, e non è possibile ignorare la connessione fra l’aumento dei prezzi e il modo in cui le strutture vengono gestite. Ovvero, in una situazione di totale assenza di concorrenza. Le concessioni balneari sono state ulteriormente prorogate al 2027, nonostante da più parti (a cominciare dalle istituzioni europee) arrivino richieste di dar vita a un sistema competitivo, che apra le porte a nuovi gestori attraverso gare pubbliche e trasparenti, che portino a servizi di qualità, prezzi più accessibili e, alla fine, diano ulteriore impulso all’industria del turismo, una delle più importanti del nostro Paese. Altroconsumo ha riunito queste istanze in una petizione che ha raccolto l’adesione di migliaia di persone e che chiede, in sostanza, che non si tutelino soltanto gli interessi conservativi di alcune minoranze a scapito di quelli della collettività.

Altroconsumo è andato in 213 stabilimenti balneari sulle coste italiane per scoprire i prezzi della stagione 2025. Un’indagine monca: nelle valutazioni, gli esperti (sic) di Altroconsumo dimenticano di inserire una qualsiasi località dell’Abruzzo, regione che esiste e che ha fatto passi da gigante. Molti si chiedono il perché di una tale distrazione, alla faccia dell’informazione esauriente. Il motivo è semplice: gli esperti pensano e sono convinti che tutti gli italiani vadano in vacanza  a Capri, in Sardegna, a Palinuro… località fin troppo di moda, pompate a dismisura dai media e da certe lobby, tralasciando le spiagge pulite e affollatissime dell’Abruzzo, una regione che ha il vantaggio di aver saputo creare un’industria turistica – soprattutto per le famiglie (e per i prezzi) – di prim’ordine sfruttando anche l’innegabile fascino e attrazione di un entoterra suggestivo che ogni anno stupisce chi ne viene a contatto per la prima volta. In Abruzzo, si dice, si piange quando si arriva e si piange quando si riparte. L’Altroconsumo, come qualsiasi snob, non è neanche arrivato in quelle lande.

Anche quest’anno aumenti medi del 5%. Rispetto a 4 anni fa la postazione in spiaggia si paga ben il 17% in più. Alassio risulta la località più cara (si paga per accedere in spiaggia). A Rimini invece prezzi più contenuti. La voce “spiaggia” sarà una delle più care nel conto (già salato) delle vacanze 2025. Così come lo è stata nel 2024.  E anche nell’anno precedente. Ma a ben guardare, la cifra che gli italiani sborsano ogni anno per sdraiarsi a prendere il sole non è mai stata bassa. Tornando indietro agli ultimi 4 anni, la tariffa media (che considera le prime quattro file nelle località valutate nelle nostre inchieste) per un ombrellone e due lettini è passata dai 182 euro del 2021 ai 212 euro di quest’anno: un incremento del 17% in pochi anni, l’ennesimo rincaro per le tasche dei consumatori.  I dati delle nostre inchieste parlano chiaro: dal 2021 ogni estate ci ritroviamo a pagare sempre di più per un fazzoletto di sabbia dove rilassarci.

L’inchiesta di Altroconsumo sui costi degli stabilimenti balneari registra un aumento medio rispetto alla stagione 2024 ben oltre l’inflazione (intorno al 2%). In alcune località si va anche oltre.  Gli stabilimenti di Alghero sono quelli che hanno letteralmente avuto un’impennata dei prezzi (+9%). Lo stesso vale per Senigallia (+9%), seguita da Palinuro e Gallipoli (entrambe +7%) e da Anzio e Taormina (tutte e due +5%). Vanno bene solo Alassio e Rimini che non hanno variato i costi. Per fornirvi questi dati Altronconsumo  ha visitatoi 213 stabilimenti distribuiti in dieci località marittime. Da Nord a Sud: Alassio, Lignano, Viareggio, Rimini, Senigallia, Anzio, Palinuro, Gallipoli, Alghero, Taormina e Giardini Naxos. In ciascuna località verificato, in modo anonimo, il costo di un ombrellone con due sdraio (o lettini) nella settimana dal 3 al 9 agosto.  I preventivi sono molto diversi, non solo per via delle località (alcune sono più rinomate di altre), ma variano anche in base al numero della fila in spiaggia.

Alassio è risultata la località più cara: facendo una media delle prime quattro file, per stare in spiaggia nella settimana che abbiamo scelto si devono sborsare 340 euro (è il costo medio, la prima fila arriva a 354 euro), contro i 150 di Rimini (la prima fila qui costa 166 euro). La città romagnola emerge fra tutte per i prezzi smart (che non ha neanche aumentato rispetto all’estate scorsa): un’ottima pubblicità per attirare chi è indeciso e non sa dove andare a trascorrere le vacanze. Insieme a lei, Lignano (154 euro prezzo medio, 164 la prima fila), Senigallia (158 euro prezzo medio, 169 la prima fila) e Anzio (176 euro prezzo medio, 182 la prima fila). All’estremità opposta della nostra classifica – fra le mete più care – dopo la perla della Liguria si piazzano Gallipoli (295 euro prezzo medio,  316 euro la prima fila), Alghero (240 euro prezzo medio, 251 la prima fila) e, per la costa toscana, Viareggio (217 euro prezzo medio e per tutte le file).

LE PICCOLE SPESE

Pagato ombrellone e sdraio possiamo chiudere il portafoglio? No, non proprio. Oltre alla cifra “ufficiale”, sono tante infatti le micro-spese che fanno aumentare il costo finale della settimana in spiaggia. A dirlo sono gli ACmakers , la community che da tempo collabora con le inchieste e i test comparativi: hanno messo in luce una serie di piccole altre spese che si affrontano anche in un stabilimento balneare già profumatamente pagato.

Un esempio? La doccia. Non tutti i bagni la mettono a disposizione gratuitamente. E se quella calda, quasi sempre a pagamento (in un caso su due), l’abbiamo abbastanza digerita, quella fredda non ci va proprio giù. A Lignano Pineta, molti stabilimenti sono suddivisi in settori dai nomi esclusivi come Vip ed Elite, ma poi non sono dotati nemmeno di una doccia gratuita e per farla bisogna infilare ogni volta una monetina da 20 centesimi. Quanto può costare a una famiglia con due o tre figli – a fine settimana – togliersi il sale di dosso? Ma non solo. Gli ACmakers hanno riferito di aver pagato molto spesso la cabina (522 persone) e i giochi da spiaggia come ping-pong e calcetto (255 persone). In alcuni bagni si paga addirittura l’uso dei servizi igienici oppure l’utilizzo del frigorifero per necessità specifiche, come mettere delle medicine o il biberon. Insomma, si paga per cose che dovrebbero rientrare nel tanto pubblicizzato “senso dell’ospitalità” di cui molte città di mare si fanno vanto.

Un’altra tendenza è far pagare l’ingresso aggiuntivo a una terza persona: l’ombrellone con i due lettini è per due persone e chi si aggrega paga. Con buona pace delle famiglie numerose. In alcune località liguri, l’ingresso a pagamento è diventato una prassi: oltre a sborsare magari 40 euro per un ombrellone e due lettini, devi calcolare l’ingresso dei restanti componenti della famiglia: costa circa 10 euro dai 16 anni in su e 5 circa per i bambini. Totale: 55 euro al giorno circa. Una follia.

 

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