A Copenaghen hanno infatti trionfato i due partiti della sinistra ecologista, ovvero l’Alleanza Rosso-Verde è arrivata prima con il 22 per cento, seguita dalla Sinistra Verde al 18 per cento, che in base a un accordo di coalizione esprimerà la nuova sindaca Sisse Marie Welling. I Socialdemocratici si sono fermati sotto il 13 per cento, la candidata a sindaco Pernille Rosenkrantz-Theil, ex ministro vicinissima alla premier Frederiksen, ha riconosciuto la sconfitta: il partito resterà così fuori dalla prossima amministrazione cittadina.
Un risultato accolto con parole durissime da Politiken, il principale quotidiano danese, che ha parlato di “catastrofe” per il partito della prima ministra Mette Frederiksen.
Numeri che in realtà non sorprendono. Da tempo i Socialdemocratici sono sempre più debole nell’elettorato urbano, roccaforte del partito e storicamente più vicino alle istanze progressiste: al contrario soprattutto sotto la guida della premer Frederiksen i Socialdemocratici si stanno spostando sempre più a destra, in particolare nelle politiche riguardanti la sicurezza e l’immigrazione, diventando addirittura un modello per alcune delle destre più radicali in Europa.
Un colpo duro in realtà per il centrosinistra più “centrista”, segno delle evidenti difficoltà per le ricette meno radicali da proporre all’elettorato di fronte all’emergere di destre sempre più estreme: alle difficoltà di Frederiksen e dei Socialdemocratici in Danimarca si sommano quelle di un altro “campione” dei cosiddetti “riformisti” italiani, il premier britannico Keir Starmer, leader laburista il cui gradimento nell’elettorato è a livelli da record negativo.
