mercoledì 17 Dicembre 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

LA NUOVA SCHIAVITU’

di Piero Di Antonio

Mi si nota di più nel circoli degli intellettuali e delle scienze sociali con forti inclinazioni politiche se dico sciocchezze ammantandole di citazioni ad alto contenuto tecnologico, oppure se ho la pazienza e l’accortezza di ascoltare le vere esperienze di vita, i filosofi, umanisti ed economisti indipendenti, studiosi di storia, insegnanti e, perché no?,  lavoratori e studenti? L’interrogativo è risolto da tempo.

In  tutti questi anni di profonde trasformazioni, in gran parte galleggianti lungo la superficie del nuovo mondo, abbiamo lasciato passare il meglio e il peggio, trascurando di dare e contrapporrre giudizi morali e di merito. Avrebbero consentito di salvaguardare un bene supremo che, come i pesciolini che non conoscevano l’acqua perché vi nuotavano da sempre, non sapevamo di avere: la libertà.

Che cosa notiamo oggi scrutando l’orizzonte? L’avvicinarsi della schiavitù, questa volta racchiusa nel nuovo comando globale che, non appena arrivato sulle sponde della vecchia Europa, non ci ha chiesto il consenso: lo ha sostituito.

In colpevole ritardo rispetto alle origini del fenomeno, la trasmissione Report ci ha presentato la verità da Oltre Atlantico: la  nuova schiavitù. Perché l’uomo, come affermava senza ambiguità il filosofo Spinoza, diventa schiavo quando rinuncia alla propria potenza per inseguire il potere, sia esercitandolo, sia subendolo. Il nuovo comando comincia  far capolino e a imporsi quando la libertà stessa viene percepita come problema e non come grande conquista o risorsa immensa. Quel momento è molto vicino e riguarda tutti, non solo l’America di Trump e dei nuovi padroni del mondo.

Che cosa ci ha ribadito la trasmissione di Sigfrido Ranucci? Che Trump – scritto nero su bianco nel documento sulla strategia di sicurezza – progetta di indebolire l’Unione Europea, sostenuto dai multimiliardari della Silicon Valley in prima fila alla cerimonia di insediamento del presidente appena eletto. E qui occorre fare i nomi, perché vale sempre la suprema regola dell’informazione: un nome, la storia, il problema.

Un ruolo chiave nella strategia americana è quello di Peter Thiel, fondatore di Palantir, e del suo ideologo Curtis Yarvin, figura molto controversa della tecnodestra statunitense. L’obiettivo? Frantumare l’Europa, separandola in tanti Stati nazionali e sovranisti in modo tale che ogni singolo Stato manifesti sudditanza agli interessi dei nuovi padroni. Ecco perché i colossi della Silicon Valley vedono con il fumo negli occhi i regolamenti europei sul monopolio e sulla protezione dei dati. I miliardari pretendono il laisser faire laissez passer, ossia nessuna ingerenza e nessun contrasto ai progetti di dominio.

Da mesi Elon Musk ha cominciato a sostenere con argomentazioni puerili e senza costrutto i partiti del Vecchio Continente più critici con Bruxelles. In particolare ha costruito in Italia un rapporto con la presidente del consiglio Giorgia Meloni. E Peter Thiel, ex socio di Musk e fondatore di Palantir Technologies, misteriosa e discussa società del settore della difesa, rischia di far apparire il Grande Fratello di Orwell una fiaba per bambini. L’ideologo di riferimento della cosiddetta tecnodestra (o tecno-fascismo) è Curtis Yarvin, ingegnere informatico che ostenta “una filosofia tutta certezze e dubbi inesistenti”. Yarvin non fa mistero delle sue posizioni estreme su razzismo e democrazia che hanno fatto presa sul clan di fanatici estremisti che si è insediato alla Casa Bianca.

L’idea di fondo di questo potere reale è che la democrazia non funziona più. Non è in difficoltà: è finita. Yarvin è l’uomo che questa idea l’ha resa dicibile, strutturata, presentabile, è lui il profeta dell’Illuminismo nero. Sostiene che l’esperimento democratico degli ultimi due secoli sia stato un fallimento storico. Elezioni, parlamenti, separazione dei poteri? Zavorre. La soluzione? Archiviare la democrazia a vantaggio di una monarchia tecnocratica, guidata da pochi competenti (sic) e liberata dall’ossessione dell’uguaglianza. Lo Stato deve funzionare come una start-up. I cittadini come utenti. Chi non produce valore? Da isolare, neutralizzare, rendere irrilevante. Sembra una provocazione. Non lo è.

“L’Illuminismo nero – come ha evidenziato Angelo Argento nella bella analisi pubblicata su LINKIESTA.IT- non è anti-sistema: è ultra-sistemico. Sostituisce l’élite politica con quella tecnologica. Come lo fa è evidente: elimina il controllo democratico e lo chiama competenza; abolisce il conflitto e lo chiama razionalità. È una visione perfettamente compatibile con un’Europa che accetta disuguaglianze strutturali come dati tecnici e non come problemi politici. Perfettamente compatibile con un’Italia in cui la parola democrazia sopravvive, ma la sua sostanza si consuma. Pensieri e convinzioni che intercettano una deriva già in atto. Le sue idee attecchiscono perché parlano a società stanche, disilluse, impoverite simbolicamente. A cittadini che non si sentono più tali. A democrazie ridotte a procedure senza anima. Quando la politica non aumenta la potenza di vivere, qualcuno propone il comando come soluzione.

E noi italiani? e noi europei? Il problema ci riguarda perché afflitti “da istituzioni lente, decisioni paralizzate, classi dirigenti autoreferenziali, e da una distanza crescente tra cittadini e potere. Le nostre democrazie appaiono inefficaci, incapaci di incidere sulla vita reale. In Europa questa percezione è amplificata da un dato strutturale: la politica decide sempre meno, mentre la governance tecnica decide sempre di più. Commissioni, autorità indipendenti, vincoli finanziari, procedure sovranazionali. Tutto necessario, forse. Ma tutto lontano. Il salto di Yarvin è brutale: se la democrazia non funziona, va eliminata. Non riformata, non rigenerata: eliminata. Al suo posto: comando, efficienza, gerarchia. L’uguaglianza come errore morale. Il conflitto come rumore di fondo. È la vecchia tentazione autoritaria, aggiornata al linguaggio dei geek che altro non sono coloro che mostrano interesse e una passione molto forte solo per i computer, i congegni e i ritrovati tecnologici”.

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