A leggere giornali e agenzie di stampa internazionali, le parole dialogo, summit e vertice di pace cominciano ad affiorare nei resoconti sulla guerra e nelle dichiarazioni dei vari gruppi dirigenti dell’Ucraina e della Russia. Ciò che sembrava impossibile, se si dava credito soltanto ai commenti bellicisti di gran parte dell’informazione occidentale, sembra praticabile, almeno nella prima fase, quella più difficile, vale a dire l’avvio di un dialogo tra nemici.
La speranza che si vada incontro a una trattativa – ponendo momentaneamente in secondo piano il dibattito sulle armi da inviare a Kiev e le drammatiche notizie dei bombardamenti russi sulle città ucraine – ci viene consegnata da due dichiarazioni rilanciate entrambe dalle agenzie di stampa russe, Interfax e Novosti.
La prima è di Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale di Zelensky, per il quale è necessario un vertice di pace da tenere il prima possibile, l’ideale sarebbe a luglio, che dovrebbe vedere la partecipazione dei leader del Sud Globale. “Siamo molti vicini a raggiungere questo obbiettivo – ha aggiunto – e ci aspettiamo un gran numero di partecipanti. La base del summit dovrebbe essere il nostro piano di pace, ma siamo pronti ad ascoltare i Paesi che rispettano la nostra sovranità e integrità territoriale. Pronti anche ad accogliere altre proposte”.
La seconda è l’inattesa dichiarazione dal grande significato diplomatico che arriva in Occidente attraverso la nota della Novosti che rilancia “la valutazione positiva” da parte del ministero degli Esteri dell’iniziativa di Papa Francesco per una missione di pace per l’Ucraina.
E’ utile ricordare e collegare alla valutazione odierna del governo russo, ciò che Francesco disse nella conferenza stampa del 30 aprile scorso sull’aereo che lo riportava a Roma da Budapest. “È in corso una missione di pace per l’Ucraina da parte della Santa Sede” questo l’annuncio.
“In questi incontri non abbiamo parlato certo di Cappuccetto Rosso – spiegò Francesco rispondendo sui colloqui avuti con il premier Viktor Orban e il metropolita ortodosso Hilarion di Ungheria, e su una loro possibile intermediazione con Mosca – Abbiamo parlato della guerra. A tutti interessa la strada della pace e io sono disposto a fare tutto quello che si deve fare. Adesso è in corso una missione della Santa Sede che non è pubblica. Quando sarà pubblica lo dirò”.
Dando oggi credito alla nota che arriva da Mosca, è lecito domandarsi se la missione “sotterranea” del Papa non cominci forse a dare i suoi primi frutti.