L’informazione deve essere informazione, la pubblicità deve essere pubblicità. Un assunto semplice, che negli ultimi anni viene continuamente violato nei mezzi d’informazione: la pubblicità si mescola con l’informazione (in gergo giornalistico le “marchette”) perché ritiene di diventare così più efficace e gli editori si piegano a questi voleri per non perdere.
L’assemblea del Corriere della Sera, un anno e mezzo dopo quella de la Repubblica, ha approvato all’unanimità un decalogo per impegnare i giornalisti a garantire che tutto ciò che viene pubblicato su Corriere e suoi annessi non sarà inquinato dalla pubblicità. Il decalogo è rivolto ai lettori e non è concordato con la proprietà, quindi il Cdr dovrà vigilare quotidianamente per la sua applicazione. Lo farà il nuovo organismo sindacale poiché l’attuale si è dimesso dopo il voto per fine mandato.
Nel decalogo si parla di messaggi pubblicitari che devono essere chiaramente individuabili e distinti dai testi giornalistici. Si afferma che saranno respinte le pressioni del marketing aziendale. Che i giornalisti non accetteranno regali legati alla pubblicazione di articoli.
Il documento si intitola “Informazione, Pubblicità e Marketing– Carta dei doveri dei giornalisti del Corriere della Sera” e inizia con “Care lettrici e cari lettori”. Si ricorda che negli ultimi anni i mezzi per comunicare si sono moltiplicati: alla carta si sono affiancati in misura crescente il giornalismo online, i podcast, le newsletter, i webinar, gli eventi e “nello stesso tempo anche pubblicità e marketing hanno sperimentato nuove strade. I giornalisti del Corriere della Sera sono aperti a ogni cambiamento ed evoluzione purché il faro sia sempre l’informazione autorevole e trasparente.”
Il documento dunque vuole essere “un punto fermo per ribadire il diritto dei cittadini a un’informazione completa sempre distinta dal messaggio pubblicitario” Ed ecco il decalogo.
I giornalisti del Corriere della Sera:
1) Si riconoscono pienamente in quanto disposto dall’articolo 44 del Contratto nazionale di lavoro e vigileranno sul suo rispetto: “Allo scopo di tutelare il diritto del pubblico a ricevere una corretta informazione, distinta e distinguibile dal messaggio pubblicitario, e non lesiva degli interessi dei singoli, i messaggi pubblicitari devono essere chiaramente individuabili come tali quindi distinti, anche attraverso apposita indicazione dai testi giornalistici”.
2) Prendono atto dell’affermarsi di forme di informazione sponsorizzata, veicolata tramite articoli, podcast, eventi, webinar. I giornalisti non saranno disponibili ad apporre la propria firma su questi progetti e faranno da garanti di fronte al lettore rispetto alla qualità e all’indipendenza dell’informazione.
3) Non lasciano condizionare la propria attività alle pressioni provenienti da esponenti del marketing aziendale e della pubblicità (che in alcun modo possono relazionarsi direttamente con i redattori): dalla richiesta di visionare gli articoli prima della pubblicazione alle interviste imposte.
4) Si impegnano a rifuggire le collaborazioni dirette con sponsor o aziende investitrici, eliminando qualsiasi possibilità di conflitto di interesse.
5) Nel rispetto della deontologia professionale si astengono dal postare sui social – anche sui profili personali – commenti o immagini riconducibili a prodotti o aziende collegate e collegabili a sponsorizzazioni.
6) A tutela della professione e delle competenze interne rivendicano la gestione editoriale dei contenuti giornalistici pubblicati sul giornale, così come la supervisione degli account social a cui è legata l’immagine della testata. Articoli, lanci web via social, podcast e video articoli non possono in alcuna misura essere ideati, realizzati e modificati da figure professionali diverse da quelle giornalistiche.
7) Vigilano affinché non vengano inseriti all’interno degli articoli online link pubblicitari che rimandano a portali di acquisto di prodotti. In caso invece di “branded content” il link può sussistere, ma la sponsorizzazione deve essere evidenziata in testa al contenuto, secondo la già citata logica della massima trasparenza.
8) Si impegnano a non accettare regali esplicitamente o indirettamente legati alla pubblicazione di contenuti sui canali della testata.
9) Valutano, come strumento ultimo di tutela della propria immagine professionale e correttezza deontologica, la possibilità di ritirare la firma su articoli per cui non siano rispettati i criteri qui elencati. Oltre a segnalare immediatamente al Comitato di redazione o ai fiduciari ogni tentativo di pressione da chicchessia che possa mettere in discussione i principi qui elencati.
10) Si impegnano, attraverso gli organismi sindacali, a segnalare all’Ordine dei Giornalisti tutte le violazioni deontologiche eventualmente riscontrate sul giornale e sulle piattaforme riconducibili al Corriere della Sera.
Conclusione: l’informazione deve essere informazione, la pubblicità deve essere pubblicità: “Il nostro ruolo in qualità di giornalisti del Corriere della sera è e resta il racconto di ciò che accade nel mondo attraverso differenti punti di vista ma sempre con onestà intellettuale. Questo atteggiamento di assoluto rispetto delle regole deontologiche e di trasparenza nei confronti dei lettori dovrà riguardare l’offerta del Corriere della Sera in tutte le sue molteplici forme (carta, web, video, podcast, newsletter), compresa l’organizzazione di eventi.
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