Il numero di meduse nelle nostre acque è sempre più alto. Ecco quali sono le specie più urticanti da cui è meglio stare lontano. Ce le indica Marta Musso su WIRED (leggi l’articolo completo).
Con il riscaldamento globale, il numero di meduse che abitano i nostri mari sono in continuo aumento. Ma quali quelle più pericolose? Dipende dai loro tentacoli che sono dotati di cellule urticanti, chiamate cnidoblasti, e che differiscono per tossicità in base alla specie. Se si toccano, infatti, rilasciano un liquido tossico (nematocisti) che può essere innocuo per noi, oppure causare punture e reazioni anche molto dolorose. Sebbene nel mar Mediterraneo non ci siano meduse particolarmente pericolose per noi, ecco quali sono quelle a cui è bene prestare più attenzione.
La Caravella portoghese
Chiamata Physalia physalis, non è in realtà una medusa, ma un sifonoforo, ossia una colonia di meduse posizionate sotto uno speciale ombrello a forma di vela grazie al quale si muovono. E’ una specie da cui tenersi alla larga, dato che può essere molto urticante, e fino ad oggi un solo caso di puntura è risultato mortale in Sardegna. “In presenza di questa medusa si dovrebbe sempre uscire dall’acqua”, spiegano dall’Istituto superiore di sanità (Iss). “Il contatto con P. physalis di solito causa dolore intenso e una irritazione cutanea, con rossore e piaghe nell’area della pelle venuta a contatto con i tentacoli dei polipi”.
Pelagia nocticula
Carybdea marsupialis
Unica specie di cubomedusa presente nei nostri mari, ha un ombrello con la caratteristica forma a scatola. Sebbene sia meno pericolosa delle cugine che non vivono nelle nostre acque e che possono essere letali, provoca comunque dolorose punture che colpiscono migliaia di bagnanti ogni stagione estiva.
Oltre a queste tre meduse più pericolose, non va scordata la Drymonema dalmatinum, che ha un ombrello che può raggiungere anche 1 metro di diametro.
Se si tocca una medusa, è per prima cosa necessario rimanere calmi, eliminare i residui di medusa, sciacquare con acqua di mare, applicare impacchi freddi o un gel astringenti al cloruro di alluminio, coprire la parte colpita e non esporla al Sole. Non bisogna, invece, grattarsi strofinarsi o toccare le nematocisti, e non “sciacquare con acqua dolce, causerebbe il rilascio di altro liquido urticante”, concludono dall’Iss. “Non usare ammoniaca o urina, alcol o aceto perché non hanno alcuna azione sul liquido urticante e potrebbero ulteriormente irritare la parte colpita”.