Non è incoraggiante il primo bilancio delle presenze turistiche in Italia a luglio, che sembra mostrare dati preliminari decisamente peggiori rispetto all’inizio della bella stagione. Secondo quanto dichiarato dal presidente del Sindacato Italiano Balneari aderente a Fipe/Confcommercio Antonio Capacchione, sono stati presenti “presenti più stranieri che italiani”. Partiamo però da alcuni aspetti delle vacanze degli italiani per poi analizzare l’andamento della stagione turistica al mare. La narrazione più sconcertante è quella del TG1 (lottizzato dalla Destra) che parla addirittura di un’estate record.
IL TG1 PARLA DI BOOM DEL TURISMO ITALIANO
“Ancora una volta la Rai, attraverso il TG1, sceglie di dipingere un Paese che non c’è. Nel servizio sul turismo, la narrazione è quella di un’estate da record, con agosto destinato a ‘fare il pieno’ e un settore in salute. La realtà, invece, racconta altro. Sempre più italiani rinunciano alle vacanze che sono diventate sempre più difficili da fare. Il potere d’acquisto è crollato: per molti, anche un ombrellone in spiaggia è diventato un lusso. Secondo il sindacato balneari, gli ombrelloni occupati sono il 15% in meno rispetto allo scorso anno. Gli albergatori si aspettano un calo di presenze, mentre Altroconsumo segnala che dal 2020 i prezzi delle strutture ricettive sono aumentati del 34%”. Così i componenti del Partito democratico nella commissione di Vigilanza Rai.
“I salari, invece, scendono: -7,5% rispetto al 2021 (dati Ocse). Lo ha ammesso persino il presidente di Federalberghi, ricordando che ‘il turismo è legato alle buste paga’- proseguono gli esponenti dem- E intanto i lavoratori del settore continuano a vivere nella precarietà, come dimostra lo sciopero dei bagnini a Rimini per stipendi troppo bassi. La crisi è reale e riguarda centinaia di migliaia di famiglie, ma il servizio pubblico televisivo continua a edulcorare la situazione, prestando così la propria linea editoriale alla volontà del governo di mettere la mordacchia al dissenso e impedire un dibattito pubblico libero e pluralista. Chiediamo una Rai realmente indipendente, che racconti il Paese per com’è e non per come il Governo vuole farlo apparire. Salari, inflazione, precarietà e diritto alle vacanze non sono dettagli: sono la fotografia di un’Italia in difficoltà e meritano di stare al centro dell’informazione pubblica”.
Per le vacanze gli italiani pronti a impegnare gioielli, abiti da sposa e tv
Secondo uno studio realizzato da Susini Group, il 65% degli italiani finanzia le ferie tramite banche e banchi dei pegni, il restante 35% chiede aiuto
Vacanze a quale prezzo? Spiagge affollate e mete esotiche sembrano essere diventate un bene irrinunciabile per gli italiani, tanto da spingerli a impegnare beni di valore, dai gioielli di famiglia agli abiti da sposa, passando per smart TV e borse griffate. Se un tempo si rinunciava al viaggio per mancanza di soldi, oggi si preferisce sacrificare un ricordo o un oggetto prezioso pur di non restare a casa.
Il trend è in crescita: +25% rispetto all’anno scorso. È quanto emerge da una ricerca condotta da Susini Group StP, studio fiorentino specializzato in consulenza del lavoro, secondo cui 1 italiano su 4 ha ammesso di aver impegnato un bene personale per racimolare la somma necessaria a finanziare le ferie.
Secondo il report, il 65% delle richieste passa attraverso canali formali, come istituti di credito o banchi dei pegni. In questi ultimi, i beni più comunemente impiegati sono i gioielli in oro (41%), seguiti da diamanti e pietre preziose (17%), e orologi di lusso (12%). Ma c’è spazio anche per monete antiche, borse griffate, elettronica di consumo e persino opere d’arte o antiquariato. L’altra faccia del fenomeno è rappresentata dai prestiti tra privati, che coinvolgono il 35% degli intervistati. Qui entrano in gioco i rapporti personali e la fiducia. Le richieste di liquidità passano attraverso amici, parenti o conoscenti, dando vita a una sorta di “mercatino del prestito informale”, spesso senza garanzie scritte.
Nel circuito informale, a finire nelle mani dei prestatori sono soprattutto oggetti carichi di valore simbolico: abiti da sposa e accessori cerimoniali (28%), gioielli di famiglia e anelli matrimoniali (22%), quadri e mobili d’antiquariato (14%). Seguono seconda auto o scooter, strumenti musicali, quote societarie e altri oggetti personali dal valore variabile.
La tendenza non è marginale: rispetto agli anni precedenti, il fenomeno è in crescita del 25%. Il desiderio di non rinunciare alla pausa estiva, anche in tempi di incertezza economica, spinge molti a cercare liquidità ovunque possibile, perfino sacrificando – seppur temporaneamente – ricordi e beni preziosi.
L’ANDAMENTO DELLA STAGIONE ESTIVA
“In termini di presenze e di consumi in spiaggia il mese di luglio è stato peggiore di giugno” aggiunge Capacchione, spiegando che il dato scaturisce da un primo bilancio della stagione balneare effettuata sulla base della percezione dei loro Associati. “Se da una parte a giugno abbiamo registrato un aumento complessivo di presenze e consumi pari a circa il 20%, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno – è la riflessione – al contrario a luglio la riduzione complessiva, sempre in termini di presenze e consumi, è stata di circa il 15% (con punte del 25% in Calabria ed Emilia-Romagna)”. Viceversa, si è registrato un “segno positivo anche questo mese in Sardegna e Puglia”
Sui nostri litorali si è riscontrato pun numero maggiore di turisti stranieri a fronte di una diminuzione degli italiani, a conferma dell’attrattività del nostro Paese nel mercato internazionale delle vacanze. Come per gli anni precedenti le presenze in spiaggia si sono concentrate, principalmente, nei fine settimana a riprova di una difficoltà economica delle famiglie italiane-
“Per le presenze straniere che, quindi, hanno un peso specifico maggiore rispetto a quelle italiane, si è registrato meno tedeschi e più turisti provenienti dai Paesi Scandinavi e dell’Est Europa. In definitiva i primi 2 mesi dell’estate 2025 hanno offerto una fotografia della sofferenza della domanda turistica interna e di alcuni Paesi europei che, tradizionalmente, caratterizzavano la stagione delle vacanze in Italia.
Nonostante i risultati in controluce snocciolati dal Sindacato Italiano Balneari, rimane l’ottimismo secondo l’indagine di Tecné, realizzata per Federalberghi, di pochi giorni fa che sottolinea come nell’estate 2025 saranno in viaggio 36,1 milioni di italiani, con un giro di affari pari a 41,3 miliardi di euro e una crescita dell’1,7% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un terzo dei vacanzieri (33,6%) farà più di un periodo di vacanza oltre quello principale: di questi il 41,3% farà almeno un altro periodo di svago; il 31,4% ne farà due e il 17,5% farà tre periodi di vacanza tra giugno e settembre, confermando la tendenza, già in atto da tempo, a dividere in più segmenti le ferie estive. Inoltre, nella stagione più “alta”, il tempo delle ferie si estende da giugno a settembre, con un aumento delle partenze nei mesi cosiddetti “periferici” e una conseguente destagionalizzazione naturale della domanda turistica. In definitiva, la “vacanza tipo” si accorcia, da 10,3 a 10 giorni in media,ma si moltiplica in termini di frequenza. Ciò definisce una tipologia di turista che cambia stile di vita e ridisegna a propria misura gli spazi del tempo libero, frammentandolo secondo una strategia tutta personale e incentrata su una maggior attenzione al proprio benessere
Quali sono le mete preferite? Le destinazioni di maggior presa saranno comunque quelle di mare, sebbene lo studio evidenzi un peso maggiore nella scelta delle destinazioni naturalistiche e meno affollate, a dimostrazione della sensibilità sempre crescente degli italiani verso bellezze naturali, ambiente e tranquillità. In tutto ciò, l’Italia si conferma comunque la regina delle destinazioni preferite, con un 88% delle preferenze. Tra le regioni più gettonate nello Stivale vi saranno: Toscana, Emilia-Romagna, Sicilia, Puglia, Lombardia, Campania e Sardegna. Il 76,9% opterà per il mare, il 16% prediligerà montagna, laghi e località termali mentre il restante 4,2% sceglierà località d’arte e cultura
La vacanza principale costerà nel suo complesso (includendo viaggio, vitto, alloggio e divertimenti) 888 euro a persona (circa 89 euro al giorno). Le ulteriori vacanze sono più contenute dal punto di vista della durata: in media 4,4 giorni per un costo complessivo di 518 euro (circa 117 euro al giorno). Il volume di affari sarà di 41,3 miliardi. Giugno contribuirà per circa 11 miliardi, luglio per 12,4 miliardi, agosto per 15,9 miliardi e settembre per 2 miliardi.
ALTRI DATI
«Paghiamo la crisi del potere d’acquisto del ceto medio» allarga le braccia Maurizio Rustignoli, presidente Fiba (federazione dei balneari)-Confesercenti, dal suo punto di osservazione della Riviera romagnola. Vero, ma allora perché inmontagna l’estate sta regalando immagini di lunghe code per le escursioni più popolari? Andare in vacanza sulle Dolomiti è più economico di una settimana a Sabaudia o a Milano Marittima.
Perché si va meno al mare? C’è la crisi del modello “lettino più ombrellone”. Racconta Walter De Cassan, presidente di Federalberghi Belluno, che significa Dolomiti: «Da noi sta andando molto bene, ci sono molti turisti. Tanti italiani, ma anche tanti stranieri, perfino da Cina, Corea del Sud, Giappone, Thailandia, Canada. Mentre le spiagge sono deserte.
A luglio, secondo il Sindacato italiano balneari, c’è stato in Italia un calo delle presenze del 15 per cento, con punte del 25 in Romagna e Calabria. Non va meglio in Toscana e nel Lazio. In parallelo, uno studio di Assoturismo-Confesercenti dice che “il turismo estivo in montagna continua a crescere, in totale controtendenza rispetto al mare. Da noi prevale una vacanza dinamica – si legge nello studio pubblicato dal Messaggero – che ti consente ogni giorno di camminare, vedere paesaggi bellissimi e differenti». L’overtourism rischia di travolgere anche le località montane? In alcune zone i flussi sono difficili da gestire. Basta spostarsi dalle Dolomiti per trovare aree altrettanto belle, ma poco frequentate, come Roccaraso, in Abruzzo.
Sulla Riviera romagnola, soprattutto a Rimini, si paga la fine del flusso dei russi. Non si era mai visto un calo di presenze durante la settimana in queste dimensioni. E molti operatori turistici sostengono che “puntare su un turista che trascorre ore sotto l’ombrellone non funziona più”.