Lo stadio più bello e funzionale del mondo, San Siro, verrà abbattuto nel giro di qualche anno, sei secondo il cronoprogramma, per far posto a un nuovo impianto nell’area circostante dei parcheggi. Incurante della storia e del fascino esercitato da uno stadio capolavoro dell’ingegneria italiana – assistere e vivere una partita o un concerto al Meazza non ha eguali al mondo, lo ha confermato l’Uefa – il Consiglio comunale di Milano, al termine di quasi 12 ore di discussione ininterrotta, ha approvato a notte fonda la delibera sulla vendita dello stadio a Inter e Milan. Una decisione che ha il sapore di un enorme favore a immobiliaristi, banche e fondi d’investimento ormai padroni di Milano, senza contare il consumo di nuovo suolo in città, l’inquinamento e i disagi per i residenti.
Il documento è stato approvato con 24 sì, 20 no e nessun astenuto. Due consiglieri non hanno partecipato al voto. Il sì si è avuto grazie all’appoggio di Forza italia che, sebbene non decisiva nell’abbassamento del quorum, ha avuto un ruolo politico rilevante nell’orientare il voto in aula.
Con la delibera il Comune vende il Meazza e le aree circostanti ai club per un valore di 197 milioni di euro, per permettergli di realizzare un nuovo impianto, mentre San Siro verrà abbattuto. Ricordiamo che a Londra, uno stadio mitico, Wembley, è stato ristrutturato non molti anni fa e oggi continua a ospitare eventi di grande richiamo, non solo sportivi. A Milano, la città che ha tirato su grattaciali abusivi dai cortili, la parola ristrutturazione sembra una bestemmia. Meglio abbattere i simboli del talento italiano per far posto alla brutta architettura e ai non luoghi.
È l’alba di una nuova era, perché adesso le luci si spengono su San Siro. Anche se è notte fonda, quando un consiglio attorniato da nuvole, dopo oltre 11 ore, con 24 voti a favore e 20 contrari, approva la delibera sulla vendita di San Siro e dell’area limotrofa a Inter e Milan. Significativa, ma a conti fatti non determinante l’uscita dall’aula di 3 consiglieri di Forza Italia, in linea con la posizione presa dal partito. A sorpresa proprio a consiglio già iniziato, attraverso un comunicato, pur prendendo le distanze da molti aspetti anche della delibera stessa, sosteneva di voler supportare la possibilità di riqualificare un’area strategica e di garantire a Milano strutture moderne. Un assist di fatto. Una conferma di quanto San Siro abbia diviso maggioranza, ma anche opposizione, tanto quanto i milioni di tifosi combattuti tra emozioni e pensieri contrastanti.
Sette gli emendamenti passati, tra i quali: la lista di imprese non a rischio di infiltrazioni mafiose cui destinare l’incarico, le opere a vantaggio della sostenibilità, considerate le conseguenze negative sull’ambiente. Fino all’emendamento tagliola, che alle 2.30 ha interrotto le discussioni scatenando tensioni e toni accesi. Il consiglio ha approvato, infatti, a larga maggioranza, un sub-emendamento tagliola che ha fatto decadere tutti i restanti emendamenti. Ne sono stati discussi 25 su 239. A proporlo è stato il Pd.
Per la vicesegretaria della Lega e consigliera comunale Silvia Sardone “è una vergogna, siete servi del sindaco”, ha detto rivolgendosi ai consiglieri del centrosinistra, provocando la reazione nervosa di alcuni di loro. Per il capogruppo di Fratelli d’Italia, Riccardo Truppo, “questo è il momento più basso di questa amministrazione”. Critico anche Alessandro Giungi, ‘dissidente’ del Partito democratico, che ha stigmatizzato la mossa come un segno di “mancato rispetto istituzionale reciproco”. “Siete riusciti a mettermi in imbarazzo”, ha aggiunto Giungi, annunciando il voto contrario alla tagliola.
Ora l’attenzione è sui prossimi passi. Intanto il rogito entro il 10 novembre, data in cui scatterà il vincolo sul secondo anello. Le incognite saranno ancora molte, i ricorsi anche. Ma il sì è arrivato. Nascerà un nuovo impianto entro il 2031, poi di San Siro, progressivamente demolito, resterà solo una piccola porzione, anche se la luce sulla sua storia non si spegnerà mai.
LE PROTESTE DEI RESIDENTI
Campanacci e trombe da stadio contro la vendita di San Siro. Cosi i comitati di cittadini e residenti hanno protestato per la cessione del Meazza a Milan e Inter. Mentre in consiglio comunale maggioranza e opposizione si confrontavano sulla vendita dello storico impianto, all’esterno di Palazzo Marino un nutrito gruppo di manifestanti ha contestato la decisione dell’amministrazione comunale, bollando l’operazione come una vera e propria “svendita”.
I TEMPI
E’ interessante capire le prossime tappe. La vendita dello stadio Meazza ai due club dovrà essere perfezionata entro il 10 novembre per non far scattare il vincolo della Sovrintendenza.
Una volta che tutto sarà ufficiale, inizierà l’iter per la scelta del progetto con l’obiettivo di avere un nuovo impianto nel 2031. Entro il 10 novembre dovrà esserci il rogito. Quindi, da oggi fino a quel giorno (ne devono passare 41) servirà il via libera delle banche. Perché bisogna fare tutto entro il 10 novembre? Dopo quella data scatterà il vincolo sul secondo anello deciso dalla Soprintendenza per la Città Metropolitana di Milano. Se quel giorno il Meazza sarà di proprietà pubblica, non potrà più essere abbattuto.
Nella prossima stagione, 2026-2027, Milan e Inter continueranno a giocare a San Siro, che ospiterà anche la cerimonia di inaugurazione dei Giochi invernali il 6 febbraio 2026. Intanto, «Manica» e «Foster+Partners» (i due studi di architettura scelti dai club) elaboreranno il progetto del nuovo stadio. Il nuovo impianto avrà 71.500 posti. Il progetto andrà poi approvato. Dovrà farlo una conferenza di servizi e saranno coinvolti Comune, Regione, Agenzia regionale per la protezione ambientale e altri enti. Ma chi è contrario a tutto questo e vuole proteggere San Siro avrà già fatto dei ricorsi prima. Quindi, il duello passerà in Tribunale.