giovedì 9 Ottobre 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

LA CRISI FRANCESE / Dopo appena 27 giorni si dimette il primo ministro Lecornu, adesso nel mirino c’è Macron

Il primo ministro francese Sébastien Lecornu ha presentato le dimissioni nelle mani del presidente Macron, che le ha immediatamente accettate. La notizia, confermata dall’Eliseo, segna l’epilogo lampo di un esecutivo rimasto in carica appena 27 giorni, tra i più brevi nella storia della Quinta Repubblica. La crisi si è consumata in un clima di crescente tensione politica. Lecornu avrebbe deciso di lasciare dopo il venir meno dell’appoggio di parte della maggioranza, in particolare dei centristi e di alcuni alleati della destra moderata. Determinante anche il malcontento interno per la composizione del governo, giudicata troppo vicina alle scelte dei precedenti gabinetti Macron nonostante le promesse di rinnovamento.

LA CARNEFICINA DEI PRIMI MINISTRI DI FRANCIA

Sébastien Lecornu, nominato da Macron il 9 settembre, è diventato il primo ministro con il mandato più breve a Matignon nella storia della Quinta Repubblica francese. L’incarico è durato 27 giorni. Lecornu, che si è dimesso meno di ventiquattro ore dopo aver annunciato la composizione del suo governo, infrange così il record stabilito l’anno scorso da Michel Barnier,  in carica per 99 giorni e caduto dopo le mozioni di sfiducia presentate dall’opposizione.

Segue Bernard Cazeneuve, ultimo primo ministro di François Hollande e rimasto in carica per 155 giorni dopo aver lasciato l’incarico in seguito all’elezione di Macron. Gabriel Attal è rimasto a Mantignon 240 giorni, Francois Bayrou per 270 giorni. 323 giorni è stata la durata del mandato di Edith Cresson, prima donna a ricoprire la carica di capo di governo della Francia, mentre Maurice Couve de Murville ha soggiornato a Matignon per 345 giorni. Georges Pompidou resta il primo ministro ad aver ricoperto la carica per più tempo, più di 6 anni, ovvero un totale di 2.279 giorni, dal 14 aprile 1962 al 10 luglio 1968, sotto la presidenza di Charles de Gaulle. Nella classifica dei premier più duraturi, seguono François Fillon (1820 giorni) e Lionel Jospin (1799 giorni).

LE REAZIONI: NEL MIRINO C’E’ ORA MACRON

In Francia si moltiplicano reazioni contrastanti e critiche al discorso del primo ministro uscente Sebastien Lecornu, che da Matignon ha spiegato i motivi delle sue dimissioni.

Secondo diversi analisti politici, che citano esponenti sia della maggioranza che dell’opposizione, nel suo discorso Lecornu ha soltanto attaccato diverse forze politiche, denunciando in particolare le “rivendicazioni” e “l’ego” dei loro leader in vista delle presidenziali del 2027, addossando quindi a questi le sole responsabilità delle sue dimissioni.

Di conseguenza, tutte le attenzioni e rivendicazioni sono ora rivolte in direzione del presidente Emmanuel Macron, di cui sono in tanti a chiedere in primis un discorso alla nazione, auspicando poi lo scioglimento del Parlamento, come sollecitato dal partito di estrema destra di Le Pen e Bardella, attualmente riuniti al quartier generale del Raggruppamento nazionale (Rn).

Altre forze politiche, sia di maggioranza che all’opposizione, chiedono invece le dimissioni del titolare dell’Eliseo, considerato come il primo responsabile della crisi politica senza precedenti nella V Repubblica e fonte di destabilizzazione del Paese. Tra queste voci c’è quella del sindaco di Cannes, David Lisnard, di Lr, che ha scritto su X che “gli interessi della Francia richiedono che Emmanuel Macron programmi le sue dimissioni, per preservare le istituzioni e risolvere una situazione inevitabile dopo l’assurdo scioglimento”. “È il principale responsabile di questa situazione. La Quinta Repubblica e il futuro del nostro Paese sono in gioco”, ha aggiunto Lisnard.

Il vicepresidente dei Repubblicani, Francois-Xavier Bellamy, ha invece affermato che il suo partito non aveva nulla “da temere da uno scioglimento”, escludendo qualsiasi responsabilità per Lr qualora Macron dovesse indire elezioni legislative anticipate. “Lr non avrebbe potuto offrire un ultimo urrà” al partito di Macron, ha aggiunto, ricordando che il suo partito aveva ottenuto diversi successi negli ultimi mesi durante le elezioni legislative parziali. Xavier Bertrand presidente della regione Hauts-de-France del Partito Repubblicano (Lr) ha esortato il presidente della Repubblica a “parlare”, sottolineando che “è urgente che (Emmanuel Macron) torni a presiedere il nostro Paese”. Bruno Retailleau, invece, non ha rilasciato alcune dichiarazione ma si rivolgerà alla nazione in un atteso intervento sull’emittente Tf1.

In un post su X, l’ex primo ministro Bernard Cazeneuve, il cui nome è circolato più volte come candidato alla carica di premier sotto Macron, ritiene che “a causa dell’irresponsabilità ai massimi livelli, di combinazioni mediocri e di ambizioni solitarie, il nostro Paese sta crollando, le nostre istituzioni stanno vacillando”. “Dobbiamo collettivamente al popolo francese una soluzione degna di lui”, aggiunge, chiedendo “un balzo in avanti”.

Il leader della France Insoumise Jean-Luc Melenchon propone “una riunione questo pomeriggio” ai partiti di sinistra, fondatori della Nuova Unione Popolare Ecologica e Sociale (Nupes) nel 2022, poi del Nuovo Fronte Popolare nel 2024, per “considerare tutte le possibili opzioni che questa situazione apre”. “Si sta delineando una situazione politica senza precedenti storici. Abbiamo il dovere di rispondere dando nuovamente voce al popolo”, ha scritto Melenchon, in vista di un possibile scioglimento dell’Assemblea Nazionale.

Clementine Autain (Nuovo Fronte Popolare) ritiene che la nomina di una figura di sinistra a Matignon rappresenti “la fine di questa carneficina”. “Con le dimissioni di Sebastien Lecornu, il partito di Macron è in agonia. Sta facendo sprofondare il Paese in una crisi di regime”, ha reagito Autain, deputata del Nuovo Fronte Popolare in Seine-Saint-Denis su X. “Invito la sinistra e gli ecologisti ad affermare congiuntamente la nostra volontà di governare. E a prepararci insieme a tutte le eventualita’ di elezioni anticipate”, ha aggiunto, ritenendo che la nomina di un primo ministro di sinistra sia “la via d’uscita da questa carneficina”.

“Lo scioglimento è un’altra opzione per il presidente Macron, le cui richieste di dimissioni non possono che aumentare”, ha aggiunto la parlamentare. “Mentre vinciamo battaglie di idee, come la legge Duplomb o la tassa Zucman, mentre si organizza la mobilitazione sociale e sindacale, la sinistra politica deve adeguarsi al ritmo accelerato degli eventi”, ha concluso.

La segretaria nazionale degli Ecologisti, Marine Tondelier, ha annunciato su X che il suo partito aveva convocato un “consiglio politico d’urgenza” e che avrebbe comunicato i risultati “al termine”. “Fin dal giorno della sua nomina, all’inizio di settembre, vi ho detto che l’equazione di Lecornu era insolubile. Perchè le stesse cause – un macronista a Matignon nonostante la sconfitta alle elezioni – portano inevitabilmente alle stesse conseguenze”, ha dichiarato. “La grande sorpresa è che abbiamo un governo che si dimette prima ancora del discorso di politica generale del primo ministro”, aveva dichiarato in precedenza Tondelier su France Info, deplorando una situazione “tragica”.

FONTI: RaiNews, Agenzia Dire – www.dire.it, Agence France-Presse, Eliseo

 

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