Molti hanno una relazione stabile ma uno su tre dichiara di aver tradito o di tradire. La maggior parte usa fantasie erotiche nella coppia e non disdegna l’assunzione di sostanze per abbandonare un po’ di inibizione. È un quadro articolato quello offerto dall’ultima indagine condotta dalla Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica (FISS) su sessualità e relazioni. Fluidità, barriere emotive e nuove tecnologie sono alcuni dei temi affrontati nel questionario online che accompagna la XI edizione della Settimana del Benessere Sessuale (SBS), promossa dalla FISS in programma dal 6 al 12 ottobre 2025 su tutto il territorio nazionale.
Oltre il 99% del campione (composto da oltre 700 persone) dichiara di sperimentare attrazione sessuale. Alla domanda se l’attrazione fisica coincida sempre con quella romantica, due su tre (73,7%) risponde che le due cose sono separate. Scorrendo ancora gli item, si rileva che l’attrazione fisica e romantica nelle relazioni eterosessuali prevalga, tuttavia non è trascurabile osservare come l’attrazione dichiarata di tipo bisessuale o verso le persone transgender rappresenti il 32% di natura fisica e il 17% romantica, a testimonianza del fatto che i rispondenti farebbero sesso anche con persone transgender e gender variant, ma non è detto che avrebbero con loro una relazione duratura. Inoltre è significativo che il 22% delle persone si dichiari pansessuale, ossia si senta attratto dalla persona, indipendentemente dai fattori di sesso biologico o genere.
L’81% ha una relazione stabile. Il 18,8% dichiara di utilizzare le app di incontri sia per un bisogno erotico sia per trovare una relazione e il 12% ha conosciuto l’attuale partner tramite le applicazioni. Le persone che hanno una relazione di coppia a distanza sono il 7%, di queste, principalmente si affidano al sexting o alle video chiamate con internet per praticare l’autoerotismo in coppia. Per eccitarsi, il 62,9% si affida a delle fantasie erotiche, fra le quali a prevalere sono quelle a carattere feticistico. In particolare nel 54% dei casi sono di dominio e sottomissione che, in accordo con i dati in letteratura, non necessariamente si configurano quali disturbi sessuali.
Il 25% fa uso di sostanze di abuso: nel 70% dei casi le assume in coppia e, in particolare, per aumentare l’eccitazione e disinibirsi (83%). Il 56% delle persone non pratica sempre sesso sicuro e dunque si espone al rischio di infezioni sessualmente trasmissibili. Si rileva che, in caso di malattia contratta, il 98% lo direbbe al partner ma è interessante osservare che il 2% delle persone non lo farebbe per paura della reazione ma anche di essere lasciato o discriminato.
Il 42% del campione si dichiara soddisfatto dalla relazione. Più del 32% ha avuto o ha attualmente più partner contemporaneamente, dunque uno su tre dichiara di aver tradito o di tradire. Il 38% ha avuto disfunzioni sessuali. Nel 90% dei casi la disfunzione riguardava la funzione erotica, ovvero la ricerca del piacere indipendentemente dalla procreazione che interessa gli elementi del piacere (eccitamento, desiderio e orgasmo) ed è significativo che il 41% sia legato solo al desiderio.
Chi ha avuto disfunzioni non ne ha parlato con nessuno nel 31% dei casi. Di questi, oltre il 90% non ne ha parlato per la paura del giudizio, per l’imbarazzo, perché pensava fosse inutile o non sapeva a chi rivolgersi. Il 98% sa che si può rivolgere a figure come ad esempio sessuologi, ginecologi e andrologi. Sanno dunque che esistono degli specialisti ma non li contattano, probabilmente per carenza di informazioni o imbarazzo.
“I dati che emergono da questa indagine restituiscono un’immagine complessa e articolata della sessualità, con una ricerca di equilibrio tra erotismo e intimità da una parte, ma anche una difficoltà nella comunicazione e nella prevenzione. Si evidenzia una necessità di autenticità, rispetto e libertà, ma anche un disagio legato al giudizio, al desiderio e alla soddisfazione. È necessario rafforzare e diffondere nelle diverse fasi di vita l’educazione affettiva e sessuale, per promuovere la salute sessuale riducendo lo stigma e favorendo una cultura del dialogo e della cura, all’interno e fuori dalla coppia”, conferma la dottoressa Roberta Rossi, psicosessuologa, past president della Fiss.
“Pensare alle coppie e lavorare per creare una consultazione relativa ai problemi che ci vengono raccontati – sostiene Roberta Giommi, psicologa, psicoterapeuta, sessuologa clinica, coordinatore dell’Istituto Internazionale di sessuologia e dell’Istituto Ricerca e Formazione e vicepresidente della FISS – Le coppie cercano parole e indicazioni che gli permettano di raggiungere in situazioni diverse la consapevolezza e il benessere. Questo è il nostro obiettivo vogliamo farci trovare pronti e offrire risorse che possano darci le risposte utili nelle esperienze che si presentano nel percorso di vita delle coppie”.
FONTI: RaiNews, FISS