Quasi un terzo dei bambini che hanno partecipato al programma “Bimbi in forma” voluto dalla Regione Emilia-Romagna contro l’obesità infantile ha mostrato una riduzione significativa dell’indice di massa corporea. Uno su sei è passato a una classe di peso inferiore.
È quanto emerge da una ricerca condotta dall’Università di Bologna (Alma Mater) e pubblicata sulla rivista Nutrients, che ha analizzato i primi risultati dell’iniziativa. A essere coinvolti oltre 2.500 giovani tra i due e i 17 anni in tutta la Regione. Avviato nel 2017, il programma è stato ideato per migliorare lo stile di vita di bambini e adolescenti in sovrappeso o con obesità, mettendo la famiglia al centro del percorso e offrendo consigli nutrizionali, indicazioni per l’attività fisica e supporto psicosociale.
Seguendo le raccomandazioni dell’Oms, la Regione ha scelto di puntare su un approccio di comunità per sviluppare interventi multidisciplinari capaci di contrastare le cause ambientali e comportamentali dell’obesità: dalla promozione di una dieta bilanciata alla riduzione della sedentarietà, fino al sostegno psicologico alle famiglie.
“I risultati che emergono da questa prima valutazione condotta dagli studiosi dell’Università di Bologna- commenta Massimo Fabi, assessore alle Politiche per la salute- confermano che la strada intrapresa è quella giusta. Combattere l’obesità infantile non significa soltanto intervenire su un singolo parametro clinico, ma significa occuparsi della salute a tutto tondo dei nostri figli: significa educarli a uno stile di vita sano, accompagnarli nella crescita, offrire alle famiglie strumenti concreti per affrontare un problema sottovalutato che spesso colpisce chi ha meno strumenti per affrontarlo. Famiglie che hanno un ruolo centrale in questo percorso”. La ricerca, aggiunge l’assessore, “ci offre inoltre importanti indicazioni per il proseguo. Prevenire oggi significa ridurre domani il peso delle malattie croniche e costruire una società più sana e consapevole”.
Questa prima valutazione dell’impatto del programma è “nel complesso positiva: i dati mostrano in particolare l’importanza di concentrarsi sui bambini e bambine di età superiore a 8 anni e con obesità”, spiega Lamberto Manzoli, professore al dipartimento di Scienze Mediche e Chirurgiche dell’Università di Bologna, che ha coordinato l’indagine.
“Si tratta di indicazioni che potranno ora essere utili per modulare meglio il programma, rendendolo ancora più efficace e meno costoso. Interventi di questo tipo, pensati con un approccio di comunità, possono essere efficaci non solo per la salute fisica dei partecipanti, ma anche per la loro salute mentale e per il benessere generale delle loro famiglie. Sappiamo infatti che l’eccesso di peso, con le problematiche di salute che comporta- conclude Manzoli- colpisce in modo sproporzionato chi proviene da contesti socioeconomici più difficili: di conseguenza i miglioramenti nello stile di vita di una singola persona possono avere un impatto significativo sulla vita dell’intero gruppo familiare“.
In Emilia-Romagna i numeri in età infantile parlano di un 18,6% in sovrappeso e 7% di obesità, inferiore al dato nazionale; ma restano percentuali preoccupanti, spiegano Regione e ateneo, anche perché chi soffre di obesità in età pediatrica ha maggiori probabilità di mantenere l’eccesso di peso in età adulta, aumentando il rischio di malattie croniche.