venerdì 5 Dicembre 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

GAZA / Trump annuncia l’accordo per il cessate il fuoco in Palestina. Ma Israele non vuole la scarcerazione di Barghouti

Donald Trump: “Accordo raggiunto per la Palestina”. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: “In vigore il cessate il fuoco dopo l’ok del governo”. L’intesa è stata raggiunta a Sharm el Sheik. La prima fase dell’accordo per porre fine alla guerra a Gaza prevede il rilascio da parte di Hamas di 20 ostaggi vivi. Meloni: «Notizia straordinaria, grazie Trump e mediatori. Italia pronta a contribuire alla stabilizzazione di Gaza». Tajani: «Pronti per la ricostruzione e una forza di pace a Gaza». Sabato gli ostaggi in mano ad Hamas saranno liberati. 1950 prigionieri palestinesi saranno liberati in cambio di 20 ostaggi ancora in vita. Sabato Trump volerà a Tel Aviv e parlerà alla Knesset, il parlamento d’Israele. La notizia dell’accordo ha scatenato la gioia dei palestinesi di Gaza e degli israeliani che stanno festeggiando nelle strade.

Israele ha posto un veto sull’intesa: non vuole libero il palestinese più popolare, Barghouti. I miliziani vogliono la sua scarceraziuone dopo 23 anni di prigionia, ma l’estrema destra istraeliana tema la sua leadership. Spunta così l’ipotesi di un esilio all’estero. Israele si ritirerà da Gaza, ma non da Rafah. Trump. Hamas chiede garanzie. Israele arresta 150 volontari di cui 10 italiani a 140 miglia dalla costa di Gaza.

Trump ieri aveva annunciato che l’accordo di pace in Palestina era molto vicino. Nello stesso momento,  Hamas e Israele si erano scambiate le liste dei prigionieri. Significativo che la moglie del politico palestinese Marwan Barguti (nella foto, da Internet), in carcere da oltre 23 anni in Israele, abbia lasciato Ramallah per raggiungere Il Cairo. A riferirlo è stata una fonte palestinese a Ynet, sito di informazioni israeliano. L’arrivo in Egitto della donna è stato visto come uno spiraglio al tavolo del negoziato per lo scambio dei prigionieri-ostaggi.

LA VIGILIA

“Siamo molto vicini a raggiungere un accordo che porterà pace in Medio Oriente”, sono le ultime parole di Trump, rilasciate in un incontro con i cronisti alla Casa Bianca, che danno il polso del suo ottimismo sui negoziati in corso in Egitto sul destino di Gaza e, nelle sue intenzioni, non solo. Trump, rispondendo ai cronisti, promette che gli Stati uniti offriranno garanzie di sicurezza perché siano rispettati i termini del piano su cui si sta discutendo ora a Sharm el-Sheikh, a due anni dall’inizio della guerra.

 

La delegazione americana, rappresentata dall’inviato speciale Steve Witkoff e dal genero-consigliere di Trump, Jared Kushner, è arrivata in queste ore in Egitto per partecipare, insieme ai rappresentanti dei Paesi Arabi partner, ai colloqui indiretti tra Israele e Hamas, volti a raggiungere un accordo di cessate il fuoco a Gaza, riportano media egiziani e americani.

“Oggi sono state scambiate le liste dei prigionieri (israeliani e palestinesi), il rilascio da entrambe le parti sarà secondo i criteri e i numeri concordati e, grazie agli sforzi dei mediatori, prevale uno spirito di ottimismo”: è il commento di Hamas, riportato dall’emittente emiratina “Sky news Arabia”. Mentre Al Jazeera attribuisce le dichiarazioni a Taher al-Nunu, membro della delegazione di Hamas a Sharm el-Sheikh.

“I mediatori stanno compiendo grandi sforzi per rimuovere qualsiasi ostacolo all’attuazione del cessate il fuoco e tra tutti prevale uno spirito di ottimismo- prosegue la comunicazione del gruppo islamista- La delegazione del movimento ha dimostrato la positività e la responsabilità necessarie per raggiungere i progressi richiesti e portare a termine l’accordo”. Infine, Hamas spiega che al momento “i negoziati si sono concentrati sui meccanismi per attuare la fine della guerra, il ritiro di Israele dalla Striscia di Gaza e uno scambio di prigionieri”, ha poi specificato il gruppo islamista.

“La prima fase dell’accordo basato sul piano di Trump per Gaza potrebbe essere finalizzata entro venerdì prossimo”, a dirlo una “fonte egiziana ben informata” al quotidiano Al-Sharq Al-Awsat. La fonte ha poi aggiunto che i tempi potrebbero essere quelli di venerdì “a patto che permanga l’atmosfera positiva che caratterizza attualmente i negoziati in corso a Sharm el-Sheikh”. E ha anche avvertito che “eventuali ostacoli potrebbero prolungare i negoziati di alcuni giorni”. Ha poi confermato che l’agenda è stata concordata riguardo allo scambio di prigionieri e ostaggi: ancora si sta invece discutendo “alla revisione delle mappe per il ritiro delle forze israeliane da Gaza City, Khan Yunis e Deir al-Balah, con l’intenzione di estenderlo ad altre aree”, ha aggiunto.

In definitiva, secondo la fonte, è probabile che un accordo preliminare venga annunciato giovedì o venerdì da Trump, ma in caso di ostacoli, la decisione potrebbe slittare al massimo a domenica”.

A non semplificare le cose è il non stop delle operazioni militari israeliane: “Hamas sta discutendo le necessità logistiche per adempiere alla consegna degli ostaggi, come la rimozione dei blocchi, il ritiro delle forze e la cessazione dei sorvoli, oltre alla possibilità di ottenere prigionieri da altre fazioni, ha chiarito la fonte. Diversi i tempi attesi per sciogliere i nodi più complessi: “Le fasi successive dell’accordo, relative a questioni più complesse come le armi di Hamas- ha puntualizzato – richiederanno ulteriori sforzi e pressioni da parte degli Stati Uniti per raggiungere compromessi o soluzioni intermedie”.

“Mentre la guerra di Israele contro Gaza continua  e i colloqui per il cessate il fuoco in Egitto entrano nel terzo giorno, le forze israeliane prendono di mira anche i palestinesi della Cisgiordania”: a riferirlo è l’emittente Al Jazeera che cita a sua volta l’agenzia palestinese Wafa news agency. Ancora: centinaia di coloni, sotto la protezione delle forze israeliane, hanno anche preso d’assalto il complesso della moschea di Al-Aqsa nella Gerusalemme Est occupata. Infine: le forze di occupazioneInfine, preoccupanti statistiche sono sgtate diffuse  israeliane hanno preso d’assalto la città di Gerico e chiuso gli ingressi al campo di Aqabat Jaber, aprendo la strada ai coloni per assaltare il sito archeologico.

Preoccupanti notizie sono state diffuse dall’ufficio stampa del governo di Gaza, su quello che viene definito “il costo civile della rinnovata offensiva militare israeliana nell’enclave”: “L’esercito israeliano uccide due membri del personale medico e un giornalista ogni tre giorni”, è il primo dato diffuso dal proprio canale Telegram. “Oltre 200 palestinesi vengono feriti ogni giorno e, in media, 13 palestinesi subiscono l’amputazione degli arti a causa di ferite riportate direttamente o indirettamente nei combattimenti”, prosegue l’amministrazione palestinese di Gaza. “L’esercito israeliano attacca inoltre, in media, una struttura sanitaria al giorno”, si legge infine nella nota.

FONTI: Casa Bianca, governo Israele, Agenzia Dire – www.dire.it, agenzie internazionali, Al Jazeera

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