giovedì 16 Ottobre 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

NO KINGS / Sabato proteste nelle città Usa contro il potere assoluto di Trump

NEW YORK. —Quattro mesi fa erano più di cinque milioni, sparsi tra metropoli e piccole città, con cartelli, cori e una rabbia composta. A giugno, la prima giornata “No Kings” ha rappresentato uno dei più grandi atti di mobilitazione civile in un solo giorno nella storia americana e la più imponente da quando Donald Trump è tornato alla Casa Bianca per un secondo mandato. Ora, sabato 18 ottobre, il movimento torna nelle strade con la stessa energia e una nuova urgenza, in un’America ancora bloccata da uno shutdown federale che ha congelato servizi e salari.

La nuova giornata di protesta, organizzata da Indivisible insieme a una vasta rete di sindacati, associazioni civili e attivisti locali, si annuncia ancora più vasta. Sono previste manifestazioni in oltre 2.500 località, dal National Mall di Washington alle piazze dei sobborghi del Midwest, dalle università californiane alle comunità rurali del Sud. Lo slogan non è cambiato, anzi si è rafforzato: l’America non ha re.

Il bersaglio dichiarato è l’espansione del potere presidenziale sotto l’amministrazione Trump, percepita come autoritaria, punitiva, concentrata sulla fedeltà personale e priva di trasparenza. Dalle truppe federali inviate nelle città a guida democratica alle minacce contro giornalisti e conduttori televisivi, fino all’attuale paralisi del governo che ha lasciato centinaia di migliaia di dipendenti pubblici senza stipendio, la lista delle accuse si è allungata, come pure la determinazione dei promotori.

Il movimento prende il nome da un principio semplice quanto radicale: l’America si è fondata sul rifiuto della monarchia, sulla rivendicazione popolare di autonomia e rappresentanza. L’esecutivo di Indivisible, Ezra Levin, lo ha detto senza giri di parole: si manifesterà con balli, canti, cartelli ironici, ma il messaggio è serissimo. Nessun presidente è al di sopra della legge, nessun potere può trasformarsi in dominio.

Alcuni esponenti repubblicani hanno cercato di legare la protesta allo stallo del Congresso. Lo speaker della Camera, Mike Johnson, ha accusato i democratici di ritardare volutamente il voto per la riapertura del governo in attesa della manifestazione, temendo reazioni dalla propria base. Ma i promotori respingono l’accusa al mittente. La protesta, dicono, non è parte della trattativa politica. È una chiamata morale e civile.

L’invito a partecipare è stato raccolto da attori, musicisti, insegnanti, ex funzionari pubblici e famiglie comuni. Robert De Niro, in un video diffuso sui social, ha evocato il rifiuto del dominio di Re Giorgio III e la lunga lotta americana per la democrazia. Ha ricordato le guerre combattute in nome della libertà, poi ha aggiunto con tono tagliente: “Ora abbiamo un aspirante re, Re Donald I. Che si fotta.”

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