Durissimo comunicato del comitato di redazione del Sole 24 ORE, il più importante giornale economico italiano, con cui vengono annunciati sei giorni di sciopero. Motivo: l’intervista alla premier Giorgia Meloni realizzata da un collaboratrice del giornale, Maria Latella, anziché da redattori che da anni seguono le vicende politiche italiane. Il direttore Fabio Tamburini, nonostante lo sciopero proclamato dalla quasi totalità della redazione, ha confezionato il giornale con 5 redattori e poi autorizzato, di concerto con Confindustria, l’uscita in edicola. Non è la prima volta che Il Sole 24 ORE è alle prese con una situazione simile. La situazione ora sta precipitando poiché l’assemblea dei redattori ha proclamato altri sei giorni di sciopero, accompagnando la decisione con gravi motivazioni seguite dalle scuse ai lettori.
“L’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti – si legge nel comunicato – è tornata a riunirsi per affidare al Cdr un pacchetto di sei giorni di sciopero e un più ampio piano di agitazione che sarà declinato a partire da questa settimana.
Tutto questo per protestare contro la grave condotta anti-sindacale della direzione che ha inteso far uscire comunque il numero di sabato 18 ottobre, nonostante lo sciopero proclamato all’unanimità il giorno precedente. Un fatto senza precedenti nei 160 anni di storia del Sole 24 Ore, oggi più volte e incongruamente celebrati.
Un numero che conteneva l’intervista fiume alla premier Giorgia Meloni scritta ancora una volta dalla collaboratrice esterna Maria Latella, circostanza che si verifica per la seconda volta in due anni, a danno delle professionalità interne della redazione, ancora una volta mortificate.
In un contesto che vede la premier sottrarsi spesso alle domande dei giornalisti, fino ad arrivare addirittura a vantarsene con i grandi del mondo pochi giorni dopo il vertice di Anchorage, ribadiamo il sempre più concreto rischio di approdare a una deriva nella quale gli interlocutori istituzionali si sceglieranno gli intervistatori e l’opinione pubblica potrà contare su un’informazione accuratamente selezionata e compiacente. Una deriva nei confronti della quale non possiamo restare a guardare”.
Il Cdr ha poi pubblicato le scuse ai lettori. Ecco quanto scritto:

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COMMENTO di PdA. Viviamo in un mondo costruito a uso e consumo di poteri che hanno gettato, non da oggi, la maschera dietro la quale hanno nascosto la vera concezione di un diritto riservato invece a tutti: la libertà di stampa. Poteri decisi a imporre un solo modo di concepire la società, l’economia, la politica: il loro. Sistema fatto di parole garbate – che non devono urtare o danneggiare i padroni del vapore – di notizie occultate a tutto vantaggio di chi vuole nascondere ciò che di giusto viene rivendicato dalla società. La guerra ne è stata la cartina al tornasole così come lo sono state le sconvolgenti tragedie di Gaza (l’eccidio commesso da Hamas, il genocidio perpetrato da Israele).
La stampa italiana non da oggi è sotto attacco grazie all’azione di alcuni direttori di influenti giornali, piazzati nei posti di comando da imprenditori che tutto hanno a cuore meno la libertà di informare. L’avvento di Trump ha liberato del tutto ciò che sonnecchiava nei recessi delle nostre società cosiddette avanzate: i mostri dell’autoritarismo e, ammettiamolo, della volgarità di linguaggio e di comportamento. E il nostro Paese non ne è estraneo. Più che informazione onesta e credibile siamo di fronte a tentativi, a volte raffinati a volte palesi, di manipolazione. L’informazione economica in queste settimane ne è l’esempio più lampante con un epilogo clamoroso.
La vicenda del Sole 24Ore, non di certo un club di agitatori comunisti, è diventata lo spartiacque tra l’onesta e obiettiva ricerca dei fatti, come dovrebbe sempre essere anche a costo di errori mai in malafede, e la notizia addomesticata. La premier che si sceglie da chi essere intervistata (Vespa in Tv, Maria Latella sulla carta stampata) è ormai un fenomeno da ascrivere all’involuzione che si registra nei luoghi dove l’informazione nasce.
Non disturbare il potere, in qualsiasi maniera si manifesti. E’ il nuovo comandamento che una stampa di regime sta imponendo ovunque, forte del potere, dei capitali, delle collusioni con la politica e di clamorosi conflitti di interesse mai sanati.
L’architettura dell’informazione nell’era melonian-trampiana è ben nota a tutti. Esistono per fortuna sacche di resistenza e di dignitosa salvaguardia della libertà di stampa aggrappata a un articolo della nostra Costituzione, il 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.
Siamo davvero sicuri che quel che oggi sta avvenendo rispecchi questa grande e insostituibile libertà che ci è stata data ottant’anni fa?