giovedì 6 Novembre 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

SCUOLA / Il contratto per insegnanti e personale Ata. Dal 2026 l’assicurazione sanitaria. La Cgil non lo firma

Firmato il contratto governo-sindacati (la Cgil non ha firmato) per il biennio 2022-2024 per gli insegnanti e personale Amministrativo della scuola italiana. Con i contratti 2019-2021 e 2022-2024 gli aumenti medi saranno, rispettivamente, di 123 e 150 euro per i docenti, 89 e 110 euro per il personale ATA. Con il 2025-2027, quando sarà firmato anche questo contratto, si arriverà, compresi gli arretrati, a un totale di 416 euro lordi mensili in più per gli insegnanti e 303 euro in più per il personale ATA”.

La firma del contratto di lavoro determina anche arretrati di 1.948 euro per i docenti e 1.427 per il personale ATA, che insieme agli arretrati del prossimo contratto arriveranno a circa 2.500 euro per i docenti e di oltre 1.830 per gli amministrativi. A questo si aggiungono altre misure economiche: nella legge di bilancio sono stati stanziati, infatti, 170 milioni di euro, per la detassazione del salario accessorio, pari a 140 euro quale ulteriore “una tantum” per il personale scolastico. Inoltre, il taglio del cuneo fiscale consentirà un incremento stipendiale fino a 850 euro all’anno per la maggior parte dei docenti. Aumenta anche il bonus mensile per le lavoratrici madri, portato a 60 euro al mese.

Il ministro Valditara ha poi annunciato che “da gennaio 2026 partirà, un’assicurazione sanitaria che ho fortemente voluto, con rimborsi fino a 3.000 euro l’anno, che si aggiunge alla copertura assicurativa contro gli infortuni sul lavoro, che invece prima del nostro intervento gravava sui lavoratori. Nonostante i 40 miliardi di euro di oneri per il Superbonus legato alle ristrutturazioni edilizie, che pesano sul bilancio dello Stato, siamo riusciti a investire sulla scuola”. Per Giorgia Meloni “il governo ha mantenuto gli impegni”.

La Cgil non ha firmato il contratto. Il sindacato di Landini ritiene che gli aumenti salariali siano insufficienti rispetto all’inflazione, che vi sia una riduzione effettiva dei salari a causa delle indennità già ricevute e che quindi siano necessarie destiunare maggiori risorse finanziarie alla scuola pubblica italiana.

 

 

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