venerdì 21 Novembre 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

CINQUE BRAVI RAGAZZI

Che cosa saranno costretti a dire ora i sostenitori della sicurezza nelle nostre città che urlano da qualsiasi pulpito, spesso televisivo, contro gli immigrati “ladri, spacciatori, violenti contro gli inermi cittadini italiani”? Ben poco, visto ciò che con sempre maggiore frequenza e ferocia sta avvenendo nell’inspiegabile apparenza nei quartieri delle nostre città, non solo periferici.

A Milano, città votata al business e all’assillante rincorsa al benessere materiale comunque lo si ottenga, è successo che cinque italianissimi giovani, due 18enni e tre minorenni, abbiano aggredito per 50 euro un giovane studente della Bocconi, sferrato coltellate provocandogli un’invalidità con tutta probabilità permanente. Non facevano parte delle gang di maranza che una certa propaganda di destra – a Ferrara se ne è fatto portavoce addirittura il sindaco Alan Fabbri – sostiene essere in gran parte composte da magrebini. Erano figli di famiglie perbene, di certo non disagiate.

Questo gruppetto di amici, alcuni compagni di scuola, provengono da quartieri cosiddetti ‘bene’ di Monza. Sono soliti girare con vestiti griffati, cellulari ultimo modello e, soprattutto, con i coltelli in tasca, facili da tirar fuori alla bisogna, per colpire le vittime designate del loro delirio adolescenziale.

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Le famiglie? “Normali”, alcune perfino benestanti, i genitori sono impiegati, commercianti, un bancario… niente a che vedere con i ‘maranza’, insomma. Eppure sono questi i ‘profili’ dei cinque criminali che la notte dello scorso 12 ottobre hanno prima preso di mira, poi derubato di 50 euro e aggredito con brutalità uno studente universitario di 22 anni, lasciato poi in fin di vita in una pozza di sangue, sotto i portici. All’arrivo dei soccorritori, il ragazzo aveva un polmone collassato e una lesione spinale. In ospedale, i medici hanno detto che, se avesse tardato di poco, sarebbe morto di sicuro.

 

Quei cinque ragazzi – tre di 17 anni e due appena maggiorenni- sono stati tutti identificati, alla fine di un mese di indagini per cui ci si è avvalsi dei video delle telecamere di sorveglianza, di testimonianze di chi a quell’aggressione ha assistito, e delle intercettazioni dei membri del gruppo criminale dopo l’aggressione.

Quello che scandalizza è proprio il tenore dei discorsi che i cinque si sono scambiati nel commissariato Garibaldi-Venezia, pochi minuti prima di rendere il verbale di interrogatorio. Frasi choc riportate nell’ordinanza dei gip.

Io sono quello fottuto”, ha detto Alessandro Chiani, uno dei due diciottenni, quello ripreso dalle telecamere mentre colpiva due volte con il coltello il 22 enne. Gli agenti che hanno intercettato gli scambi dei giovani hanno registrato che l’altro maggiorenne, Ahmed Atia, che avrebbe avuto il ruolo di ‘palo’ durante il pestaggio, si mostrava tranquillo, come se non avesse avuto responsabilità. “È in fin di vita, così almeno non parla”, un’altra battuta riportata nelle trascrizioni depositate dal pm Andrea Zanoncelli. “Magari quel co…e è ancora in coma” e ancora “Ma speriamo bro’, almeno non parla. Te hai capito, io gli stacco tutti i cavi”, sono le esternazioni fatte poco prima di venire interrogati, riportate dai Gip nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere dei 2 maggiorenni. E poi “Non so se si vede il video dove lo scanniamo”, dice uno degli arrestati. “Voglio vedere se ho picchiato forte”, segue a ruota un altro, con soddisfazione. Uno dei cinque avrebbe perfino espresso la “propria volontà di pubblicare il verbale di perquisizione subita” sui social network per vantarsi. Quello che i giudici evidenziano infatti nell’ordinanza è una “sorta di compiacimento per la propria azione violenta”.

Il senso di impunità e l’arroganza hanno spinto uno del gruppo a commentare, quasi vantandosi, un post sui social dell’eurodeputata e consigliere comunale di Milano Silvia Sardone. “Uno dei responsabili di questa aggressione – scrive la stessa Sardone – ha commentato un mio video su Tik Tok in cui segnalavo, durante un intervento in consiglio comunale, la gravissima situazione di insicurezza a Milano e i 6 accoltellamenti di fine ottobre in città. Questo delinquente scriveva infatti: ‘Il 7 non l’hanno scoperto ancora’ alludendo all’accoltellamento (il settimo) a cui aveva partecipato. Per fortuna gli inquirenti li hanno individuati ma questi risvolti colpiscono, sia per l’arroganza sia per l’incapacità di comprendere la gravità di quanto accaduto”.

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