lunedì 2 Giugno 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

CHAMPIONS LEAGUE / Incubo Inter. Paris Saint Germain: l’Art de Triomphe

L’uno e lo zero. Il primo trionfo in Champions League del Psg e l’incubo dell’Inter, surclassata come raramente capita di assistere sui campi di calcio. Ha perso tutto in questo finale di stagione: Coppa Italia, scudetto e Champions. Una disfatta tecnica e agonistica, che ridimensiona di colpo quella che, varie volte, è stata definita, in un’enfasi di sopravvalutazione, la squadra italiana in assoljuto più forte. E’ stata, invece, la notte della squadra di Luis Enrique, che ha condotto il club nella storia. Nerazzurri dominati e travolti 5-0. Mai successo una sconfitta così ampia nelle finali di Champions.

‘Triplete’ da consegnare agli annali invece per la squadra ‘qatariota’ (quattro in realtà i trofei di questa stagione considerando anche la Supercoppa di Francia), ma anche per il suo tecnico, un vincente, uomo coraggioso dalla grande sportività e carica umana. Luis Enrique ha dedicato la vittoria alla figlia Xana. “Lei è con me” ha detto. Il tecnico del Psg ha affrontato un lutto doloroso perdendo la figlia di soli nove anni nel 2019.

Un gentleman capace di riuscire una seconda volta in questa impresa dopo averla centrata con il Barcellona 2014/15. Pep Guardiola non è più solo in questo Olimpo. Il Psg senza le stelle di prima è stato più splendente, con una anima italiana rappresentata da Donnarumma ma anche da tutti quei calciatori che sono passati per la Serie A come Kvaratskhelia, Hakimi, Marquinos e Fabian Ruiz. L’Inter invece è sparita. Maglie gialle fosforescenti, ma nerazzurri invisibili in campo, sovrastati dalla tecnica, dalla strategia e dalla preparazione atletica dei parigini. Altro che voglia di rivincita dopo la sconfitta nella finale con il Manchester City del 2023.

Milano stasera è ammutolita, con i tifosi sull’orlo di una crisi di nervi, qualcuno addirittura con le lacrime che scivolavano, inarrestabili, sul volto. Notte di festa, con molti incidenti e violenze dei tifosi, però, sotto la Torre Eiffel illuminata, sugli Champs-Elysees, fino all’Arco di Trionfo. Qualcuno nella ville Lumiere ha scritto dopo la partita: Paris Saint Germain: chel’Art de Triomphe. Un trionfo rovinato dagli incidenti che hanno provocato un’ondata di arresti, un centinaio.

A Milano già si parla, invece, di Caporetto nerazzurra con la prospettiva di assistere per tutta l’estate a interminabili processi sui media e soprattutto nei tanti luoghi dove gli immancabili allenatori del giorno dopo costruiscono, a parole, squadre molto fantasiose e imbattibili. Vincerebbero tutto, solo se si desse ascolto a chi sa come si gioca e soprattutto come si vince.

Ci aspettano mesi alla ricerca dei perché di una sconfitta così bruciante, la pagina più nera nella pur gloriosa storia dell’Inter. Il perché di una tale disfatta, e finiamola qui, è estremamente semplice: il Paris Saint Germain ha dimostrato di essere più forte, più squadfra, più viva e vitale, con giocatori di classe superiore e con un allenatore che solo una città come Roma è riuscita a mandare via in pochi mesi, negandogli la possibilità di dimostrare la sua bravura e la sua preparazione.

Il resto, va da sè, è filosofia: chi vince esulta e festeggia, chi perde spiega, come non si stanca mai di ripetere Julio Velasco.  Il dopo partita, cediamo un po’ alla cronaca spicciola, è stato anche il momento in  cui Simone Inzaghi ha lasciato intendere che non sarà sulla panchina dell’Inter ai prossimi mondiali di club. Non dovrebbe resistere alle sirene milionarie che lo vogliono sulla panchina di un club dell’Arabia Saudita, anche se Marotta ha già in mewnte come rivoluzionare il club. Vedremo.

L’unica cosa che resta da fare, stasera, dinanzi allo spettacolo offerto dai francesi all’Allianz Arena di Monaco è applaudire chi ha meritato sla Coppa, senza ombre, senza Var e senza discussioni su fuorigioco di millimetri e falli da rigore. Apprezziamo una volta tanto, gettando il nostro cuore oltre il tifo, la lezione di grande calcio che i parigini hanno dato all’Europa. Quindi, niente recriminazioni o giustificazioni, ma solo applausi al calcio che li merita. (pda)

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