mercoledì 15 Ottobre 2025

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Chat di Giovani Repubblicani Usa con frasi inneggianti a Hitler e alle camere a gas: bufera sul partito di Trump

Bufera sul Partito Repubblicano di Donald Trump: esponenti di spicco dell’organizzazione giovanile repubblicana, diffondevano su Telegram migliaia di messaggi razzisti e sessisti che inneggiavano a Hitler e con riferimenti alle camere a gas. Una volta pubblicati sulla testata Politico si è scatenata la reazione del partito.

Alla chat su Telegram finita sui giornali partecipavano una dozzina di persone, tutti esponenti dei Giovani repubblicani. Tra le decine di migliaia di messaggi, riferite al periodo tra gennaio e agosto di quest’anno, c’erano epiteti razzisti, attacchi sessisti, riferimenti a Hitler e alle camere a gas per chi votava contro i componenti della chat.

Nella chat si trovavano i leader dei gruppi di Giovani repubblicani di New York, Kansas, Arizona e Vermont. Il gruppo era unito dall’intenzione di arrivare alla guida dell’organizzazione nazionale, portando una linea di estrema destra e favorevole al presidente Trump, che comunque non è mai stato coinvolto nelle attività del gruppo – anche se la sua retorica violenta è accusata di aver facilitato la diffusione di un linguaggio simile all’interno del suo partito.

Diversi componenti ricoprono già (o, in alcuni casi, ricoprivano) dei ruoli all’interno del partito e uno di loro, Samuel Douglass, è un membro del Senato del Vermont, nonché leader dei Giovani repubblicani del suo Stato. C’è anche Michael Bartels ,che ha un ruolo nell’amministrazione Trump, nell’agenzia dedicata alle piccole imprese.

Un ruolo di spicco lo aveva Peter Giunta, all’epoca leader dei Giovani repubblicani di New York e in corsa per la presidenza nazionale dell’organizzazione (un’elezione poi persa con un distacco di sei punti). Giunta era anche il capo dello staff per un deputato newyorchese, Mike Reilly, che non ha commentato. In uno degli scambi nella chat, uno dei presenti (Alex Dwyer, capo dei Giovani del Kansas) aveva detto a Giunta che la delegazione del Michigan avrebbe votato per il candidato “più di destra”. “Ottimo, io amo Hitler”, aveva risposto il newyorchese.

Sempre parlando dell’elezione a leader nazionale dei Giovani, Giunta aveva scritto: “Tutti quelli che votano No vanno nelle camere a gas”. “Possiamo sistemare le docce? Le camere a gas non stanno bene con l’estetica di Hitler”, aveva risposto un altro membro dei Giovani di New York, Joe Maligno. “Sono pronta a vedere persone bruciare”, aveva replicato Annie Kaykaty, altra collega newyorchese.

Non erano presenti soltanto riferimenti al nazismo, ma moltissimi termini razzisti. Parole come “fr*cio”, “ritar**to” e “ne**o” apparivano 251 volte nella parte di chat a disposizione di Politico. William Hendrix, il vicepresidente dei Giovani del Kansas, aveva detto che era attirato dai Giovani del Missouri nonostante le differenze politiche perché “al Missouri non piacciono i fr*ci”. Hendrix aveva un incarico dal assistente delle comunicazioni per il Procuratore generale del Kansas, ma un portavoce ha fatto sapere che non è più impiegato lì. Sono moltissimi gli esempi di messaggi razzisti. Uno dei presenti aveva raccontato di un amico che era uscito con una “donna indiana molto obesa”, e un altro aveva risposto che non era indiana: “È solo che non faceva spesso il bagno”. Si trattava di Samuel Douglass, il senatore nello Stato del Vermont. La moglie di Douglass, anche lei presente nella chat, in un altro scambio gli aveva detto che non poteva “aspettarsi che l’ebrea fosse onesta”, parlando di una collaboratrice.

E poi ancora Giunta, che diceva: “Se il tuo aereo è pilotato da una lei, e lei ha la pelle dieci sfumature più scura di qualcuno che viene dalla Sicilia, falla finita lì. Urla la parola ‘no no'”. Lo stesso Giunta rispondeva così a chi parlava di una partita di basket dell’Nba: “Andrei allo zoo se volessi vedere scimmie che giocano a palla”.

Quando la chat è stata pubblicata, Peter Giunta ha detto che si trattava di una “cospirazione”, un “attacco contro la mia immagine” portato avanti da un membro di un’altra organizzazione newyorchese di repubblicani, accusato di aver inviato i messaggi a Politico. Poi si è scusato: “Mi scuso con coloro che sono offesi dal linguaggio insensibile e imperdonabile trovato nei più di 28mila messaggi di un gruppo privato che ho creato”. E ha concluso: “Me ne prendo la completa responsabilità, ma non ho avuto modo di verificare che siano accurati, e sono profondamente preoccupati che i messaggi in questione potrebbero essere stati manipolati”.

Diversi Repubblicani di spicco a New York, tra cui la deputata Elise Stefanik e il senatore Rob Ortt (per cui uno dei presenti nella chat lavorava) hanno denunciato i messaggi, definendolo “indifendibile”. La Casa Bianca, contattata per un commento, si è invece preoccupata soprattutto di sottolineare che Trump non aveva niente a che fare con questi giovani, nonostante fossero suoi sostenitori.

“Solo un giornalista attivista e di sinistra proverebbe disperatamente a collegare il presidente Trump a una storia che riguarda una chat a caso con cui non ha alcuna affiliazione”, ha commentato la portavoce Liz Huston. Houston ha invece attaccato “le pericolose calunnie che vengono dai politici Democratici, che hanno fantasticato di uccidere i loro avversari e hanno chiamato i Repubblicani fascisti e nazisti. Nessuno è stato soggetto a una retorica violenta più del presidente Trump e i suoi sostenitori”.

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