domenica 15 Giugno 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

CIVIL WAR?

di Nicola Perrone *

— Da troppi giorni il presidente Trump era diventato il bersaglio perfetto. Tutti a dargli addosso per il caos dei dazi, per le borse andate giù, per i sondaggi che lo danno in caduta libera di consensi. Era necessario uscire dall’angolo, togliersi dal mirino. E cosa c’è di meglio che prendersela con gli immigrati?

D’altra parte è il terreno preferito da Trump e compagnia, sanno che il 56 per cento degli americani, quelli che votano col cuore a destra col portafoglio blindato e il mitra a portata di mano, li vogliono cacciare subito, spedirli in galera e non fa niente se in mezzo capitano anche quelli che sono in regola con le leggi.

Al palazzinaro che si è installato alla Casa Bianca non c’è voluto che un minuto per scatenare la guerra contro l’odiata California retta dal Governatore democratico Gavin Newsom, un possibile candidato vincente alle prossime elezioni presidenziali del 2028, quello che potrebbe davvero costringerlo in tribunale a rispondere di tutti i reati di cui è stato accusato e mandarlo in galera. Meglio azzopparlo subito. Così ha spedito 4 mila militari della Guardia Nazionale e pure un rinforzo di 700 marines, l’esercito insomma, per reprimere le proteste di quanti stanno scendendo in piazza contro i raid anti immigrati dei cani da guardia sguinzagliati da Trump e compagnia.

Per la prima volta dopo 60 anni un Presidente ha mandato l’esercito senza aver sentito il Governatore dello Stato, anzi, con questi contrario. Il Governatore Newsom ha detto chiaramente che la decisione presa è degna di un dittatore e che proprio mandando l’esercito che si incentivano gli scontri e le violenze in piazza. La tensione è alle stelle, la protesta rischia di arrivare anche in altre città americane, addirittura fino a Washington. E qui Trump è riscattato: se ci saranno manifestazioni a Washington la risposta sarà dura. Non è un momento facile, si rischia per davvero che alla fine qualcuno resti per terra, morto. Va ricordato che in America lo si è visto molte volte in passato, quando gli scontri si allargano, nelle città si trasformano in vere guerre con morti, feriti e distruzioni.

Un clima che non farebbe altro che incentivare l’uso della forza, che tanto piace a Trump, con il conseguente restringimento delle minime garanzie personali. Trump ha bisogno di nemici, più ne ha più può giustificare la sua politica incentrata sul caos. In quel momento, nel caos, nessuno potrebbe dare la colpa a lui per le sue scelte folli che già stanno danneggiando gli americani. La colpa sarebbe dei Democratici, che vogliono difendere gli immigrati criminali e che per questo scatenano la violenza nelle piazze. Si rischia davvero una nuova guerra civile, e non perché anche i Democratici vogliono menar le mani.

Nel film Civil war uscito lo scorso anno, con la California e il Texas in guerra contro un Presidente dittatore barricato a Washington, quello che colpiva di più l’immaginario era vedere i civili che si mettevano a sparare contro altri civili: “Ma sapete chi sono? E voi per chi combattete?” chiedono alcuni giornalisti. E questi rispondono: “Non combattiamo per nessuno, nessuno ci dà ordini. Lì c’è qualcuno che ci spara e ci vuole uccidere e noi gli spariamo e lo uccidiamo”. Una guerra scatenata tra civili, senza nemmeno sapere per cosa si combatte. Solo violenza in risposta alla violenza, solo chi vince avrà ragione. La logica che ha mosso Trump in tutto l’arco della sua vita.

* direttore Agenzia Dire – www.dire.it

 

 

 

 

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