giovedì 18 Dicembre 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

UN COLPO ALLA BREXIT/ Il Regno Unito ritorna nel programma Erasmus

(Piero Di Antonio) — Chi sarà a svelare all’opinione pubblica europea le menzogne su cui navigano da qualche anno certe impresentabili destre di governo? La risposta è semplice, quasi elementare perché li abbiamo di fronte, saranno i giovani. Additati come superficiali e sopraffatti dalle tecnologie neutre e costellate di pericoli, le nuove generazioni stanno compiendo un’evoluzione che porta sollievo nel futuro della nostra bistrattata Europa e, per estensione, del mondo intero.

I movimenti spontanei venuti allo scoperto in queste settimane – con tanto di repressione poliziesca e legislativa, e delle annesse e odiose reprimende da parte della stampa schierata – sono stati solo l’epifenomeno di un cambiamento profondo in atto nelle società declinanti che mette a rischio la prosecuzione di un andazzo allarmante, quello di un potere che si traveste e appare padre saggio e caritatevole, ma che alla fin fine vuole soltanto procastinare la troppo lunga stagione dei privilegi, del potere e delle ricchezze figlie dei monopoli, ottenuti a buon mercato, senza sforzi e senza rischi. Il voto popolare non ha voluto autorizzare il potere a mascherare le vere intenzioni.

Un esercito di studenti, escludendo coloro che fanno da supporto nelle università alle fallimentari riforme della destra accademica e di governo, sta abbandonando la zona confortevole del disimpegno, cominciando a guardarsi attorno e scoprendo che dietro tante parole e proclami si nascondono interessi inconfessabili con un unico scopo: distruggere saperi e conoscenze per inginocchiarsi al conformismo da buon samaritano che invece di un mantello sa solo donare retorica e parole. Non costano granché, ma entrano dritte nelle menti di cittadini sempre più sudditi e sempre meno cittadini.

Queste osservazioni nascono dalle confortanti notizie che da qualche ora circolano sui giornali e in Rete: la grande manifestazione popolare contro Viktor Orban che ha evidenziato una rabbia inedita nella società ungherese, il calo di Donald Trump nei sondaggi e le sue recenti sconfitte elettorali, e, last but non least, il ritorno del Regno Unito nel programma Erasmus. Duri colpi per i sovranisti che si sono alimentati nel corso degli ultimi anni con le menzogne della Destra inglese impersonata da Nigel Farage, dei Maga e della Destra ungherese filo-nazifascista, feroce avversaria dell’Europa pur godendone degli enormi benefici.

Oggi si comincia a dare ragione a Samuel Johnson, lo storico conservatore inglese che già alla fine del Millesettecento definì il nazionalismo (badate bene, non il patriottismo) il “rifugio dei farabutti”, oppure al nostro Umberto Eco che si spinse più in là scrivendo nel Cimitero di Praga che “chi non ha principi morali si avvolge di solito in una bandiera e i bastardi si richiamano sempre alla purezza della loro razza. L’identità nazionale è l’ultima risorsa dei diseredati”.

Ben arrivato, dunque, in queste ore l’accordo ufficiale fra il governo britannico del laburista Keir Starmer e l’Unione Euopea per la riadesione del Regno Unito all’Erasmus, il programma di scambio di studenti abbandonato dopo la Brexit, cinque anni fa. Lo certifica un comunicato congiunto di Londra e di Bruxelles, sullo sfondo di un miglioramento delle “relazioni post-divorzio”.

L’intesa, già anticipata dai media, apre per l’esattezza le porte all’ingresso del Regno nello schema Erasmus Plus, che coinvolge Paesi dell’Ue e Paesi esterni partner. Un programma di scambi che l’anno scorso ha permesso a circa un milione e mezzo di giovani di partecipare a corsi di studio in atenei esteri in giro per il Vecchio Continente. “L’adesione all’Erasmus Plus rappresenta una vittoria importante per i nostri giovani ed elimina gli ostacoli frapposti all’allargamento dei loro orizzonti, affinché ciascuno, quale che sia la sua estrazione, abbia la possibilità di studiare e formarsi all’estero“, ha dichiarato a margine dell’annuncio Nick Thomas-Symonds, ministro dei rapporti con l’Ue incaricato da Starmer di tessere la tela di quel “reset” dei rapporti con Bruxelles evocato fin dal ritorno al potere del Labour nel 2024.

L’obiettivo dichiarato resta quello di ristabilire legami più stretti, pur restando esclusa – almeno per ora – la prospettiva di una revoca della Brexit o anche solo di una riadesione di Londra al mercato unico o all’unione doganale.

L’uscita dall’Erasmus fu imposta 5 anni fa dalla compagine Tory di Boris Johnson, alla luce dei costi eccessivi e squilibrati lamentati a carico del Regno: nell’ultimo anno di partecipazione britannica al programma, il Paese aveva inviato a studiare in giro per l’Europa meno di 10.000 giovani universitari, accogliendone invece più di 55.000 dal Continente nei suoi atenei. In sua sostituzione era stato creato uno schema autonomo di scambi internazionali (denominato “Programma Turing”, in onore del famoso matematico inglese): mai davvero decollato.km

Perché questa retromarcia, una specie di “contrordine camerati”? Perché la storia spesso viene messa in disparte e non è più maestra di vita: la  caduta del Muro di Berlino non fu provocata dall’enorme schieramento di soldati e armamenti del Patto di Varsavia e della Nato. Quegli eserciti e quelle dure restrizioni alla libertà di movimento e di espressione imposte dalla gerontocrazia non servirono a nulla, se non a consolidare un potere immobile e, appunto, vecchio. Decisivo fu il sottile dilagare delle idee che il cosiddetto Occidente rappresentava nell’immaginario dei giovani e delle comunità dell’Est europeo. Fu la televisione a compiere la vera rivoluzione e a far cadere quell’odioso regime che pensava di fermare il sogno e l’aspirazione alla libertà con la repressione. Nel potere subentrò l’illusione di emulare il bambino olandese che volle fermare il flusso dell’acqua della diga infilando il dito nel buco affinché fosse aiutato poi da altri uomini a sigillare la perdita. Nessuno aiutò però quel regime a riparare danni e sofferenze. L’acqua tracimò e travolse tutto, abbattendo in una notte quel Muro che si pensava potesse proteggere la società dai pericoli che la libertà comportava.

Oggi, il Regno Unito, passata la sbornia della Brexit voluta e imposta dai cittadini delle sperdute e tristi periferie inglesi, ha preso coscienza che il flusso del pensiero, specie quello giovanile, non si può arrestare infilando il dito nella coscienza popolare per impedire lo scorrere in tutte le valli d’Europa dell’acqua della conoscenza, degli scambi e delle relazioni.

Ormai le esperienze dei nostri giovani, degli studenti appena usciti dalla zona famigliare confortevole, ci insegnano che non si può tornare indietro, alle carrozze, alle tradotte, agli interminabili controlli alle frontiere sigillate e ai lunghi viaggi di un tempo in Cinquecento verso le città d’Europa. Riflettiamo: oggi, se si vuole assistere a uno spettacolo, a un film, a una conferenza, a una mostra o a un evento in una zona dall’altra parte della città, bisogna mettere in conto i tempi esagerati degli spostamenti, spesso imprigionati nel traffico. In poco tempo, invece, si può raggiungere in aereo a basso costo Parigi, Barcellona, Londra, Berlino… Che facciamo allora? Introduciano i visti e i controlli alle frontiere per impedire contaminazioni e scambi tra le generazioni affluenti, abituate a parlare inglese più che i dialetti?

Non vi sembra un paradosso, non viene il sospetto di essere fuori dal tempo, di remare controcorrente?  Stando così le cose, non si sbaglia nel pensare che sia arrivato il momento della consapevolezza di possedere la libertà e la forza  di esclamare a gran voce un liberatorio “nazionalisti e sovranisti di tutto il mondo, una risata vi seppellirà”.

 

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