I socialdemocratici si spostano sempre più al centro e dopo più di un secolo perdono le elezioni. Nelle elezioni regionali e comunali in Danimarca duro colpo per il partito socialdemocratico, guidato dalla premier Mette Fredriksen, a meno di un anno dalle elezioni parlamentari che si dovranno tenere entro ottobre 2026.
E’ stato il sorprendente risultato del voto anticipato in Danimarca. Il progressivo e costante spostamento a destra dei socialdemocratici danesi ha favorito le formazioni di sinistra socialista, non radicale. A Copenaghen hanno infatti trionfato i due partiti della sinistra ecologista, ovvero l’Alleanza Rosso-Verde, arrivata prima con il 22 per cento, seguita dalla Sinistra Verde al 18 per cento, che in base a un accordo di coalizione esprimerà la nuova sindaca, Sisse Marie Welling.
Si avverte un vento nuovo, un risveglio delle formazioni progressiste. E’ il momento in cui i partiti progressisti si stanno riprendendo dagli shock subiti in varie parti del mondo grazie alle affermazioni di Mamdani a New York, dei governatori dem della Virginia e del New Jersey, alla vittoria della sinistra in altre realtà come l’Irlanda che ha visto l’affermazione della Connolly, indipendente, l’ulteriore avanzata dei laburisti norvegesi, e la recente sconfitta dell’ultradestra olandese.
I Socialdemocratici nella capitale danese si sono fermati al di sotto del 13% e la candidata a sindaco Pernille Rosenkrantz-Theil, ex ministro vicinissima alla premier Frederiksen, ha riconosciuto la sconfitta: il partito resterà così fuori dalla prossima amministrazione. Un evento storico e in negativo per la socialdemocrazia danese. Un risultato accolto con parole durissime da Politiken, il principale quotidiano danese, che ha parlato di “catastrofe” per il partito della prima ministra Mette Frederiksen (sopra nella foto).
Numeri che in realtà non sorprendono. Da tempo i Socialdemocratici sono sempre più deboli nella roccaforte del partito e storicamente più vicino alle istanze progressiste: al contrario soprattutto sotto la guida della premer Frederiksen i Socialdemocratici si stanno spostandosempre più a destra per ciò che riguarda la sicurezza e l’immigrazione, diventando addirittura un modello per alcune delle destre più radicali in Europa.
La premier danese Mette Frederiksen avrebbe preferito un regalo di compleanno diverso. Invece, quello che le è toccato scartare oggi (19 novembre) è il risultato delle amministrative, che ieri sera hanno sancito una brusca battuta d’arresto per il suo Partito socialdemocratico (SD). Soprattutto a Copenaghen, dove è stato detronizzato per la prima volta in 122 anni.

Non accadeva dal 1903 che la capitale danese non fosse sotto il controllo del centro-sinistra, e da quando è stata introdotta, nel 1938, la carica di sindaco è sempre stata appannaggio dei socialdemocratici. Ora, invece, il timone è nelle mani di Sisse Marie Welling (foto), volto di punta del Partito popolare socialista (Socialistisk Folkeparti, SF) che ha raccolto il 17,9 per cento dei consensi, quasi 7 punti percentuali in più rispetto all’ultima tornata elettorale del 2021.
Unanime la valutazione degli osservatori: sul risultato deludente dell’SD pesano le posizioni intransigenti sull’immigrazione assunte dal capo dell’esecutivo, allineatasi alla Destra di Giorgia Meloni e alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. E così Copenaghen va alla sinistra per la prima volta in oltre un secolo.
Un colpo duro in realtà per il centrosinistra più “centrista”, segno delle evidenti difficoltà per le ricette meno radicali da proporre all’elettorato di fronte all’emergere di destre sempre più estreme: alle difficoltà di Frederiksen e dei Socialdemocratici, in Danimarca si sommano quelle di un altro “campione” dei cosiddetti “riformisti” italiani, il premier britannico Keir Starmer, leader laburista il cui gradimento nell’elettorato è a livelli da record negativo.
