Una sentenza storica della Corte europea dei diritti dell’uomo ha certificato quello che in Ucraina si denuncia dal 2014: la Russia ha commesso violazioni “flagranti, su vasta scala e senza precedenti” dei diritti umani.
Dall’inizio dell’occupazione del Donbass fino al ritiro da Strasburgo nel 2022, Mosca si è resa responsabile, secondo i giudici, di torture, stupri, esecuzioni sommarie e deportazioni. Il tutto come parte di una strategia di guerra deliberata per terrorizzare, disumanizzare e piegare la popolazione ucraina.
Nel dossier riportato oggi dal quotidiano inglese The Guardian si legge di civili torturati con la corrente elettrica ai genitali, prigionieri mutilati, donne violentate per “umiliare simbolicamente” i loro uomini, bambini ucraini strappati alle famiglie e trasferiti in Russia. A rendere il quadro ancora più drammatico, la sistematicità: stupri, abusi e repressione non come effetti collaterali del conflitto, ma come strumenti strutturali di dominazione.
La sentenza copre il periodo che va dall’11 maggio 2014 al 16 settembre 2022, ovvero dall’inizio del conflitto nel Donbass alla definitiva uscita della Russia dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Secondo la Corte, si tratta del caso più grave mai affrontato: “Nessun altro Stato ha mai mostrato un tale disprezzo per l’ordinamento giuridico internazionale dopo la Seconda guerra mondiale”.
L’elenco delle violazioni fa rabbrividire: attacchi indiscriminati, esecuzioni extragiudiziali, torture sessuali su uomini e donne, detenzioni arbitrarie, soppressione della lingua ucraina, repressione religiosa (eccetto per le chiese filorusse), violenze contro giornalisti, repressione di proteste pacifiche e razzie di beni privati.
La Corte ha definito “particolarmente abominevole” l’uso della violenza sessuale come arma di guerra. Donne violentate in modo brutale per spezzare la resistenza delle comunità, uomini abusati per annientarne l’identità. Per “dominare un territorio distruggendo la dignità dei suoi abitanti”, scrivono i giudici. Anche l’abbattimento del volo MH17, costato la vita a 298 civili, è stato attribuito alla responsabilità diretta della Federazione Russa.
La Russia, che non ha partecipato al processo, ha già dichiarato che non intende riconoscere la sentenza né risarcire le vittime. Ma il peso politico resta enorme: ben 26 Stati europei si sono schierati come terze parti contro Mosca, in un fronte giudiziario che conferma l’isolamento internazionale del Cremlino.
Il governo ucraino parla di “sentenza storica e innegabile vittoria”. In attesa che le sentenze dei tribunali internazionali comincino ad avere un peso non solo formale.