In Romania primo duro colpo ai sovranisti e alla Destra in Europa. Il sindaco di Bucarest, l’europeista Nicusor Dan (nella foto) ha ribaltato il trend del primo turno trionfando su George Simion, leader di Aur ed esponente di primo piano dell’ultradestra europea. La vittoria di Dan è parsa chiara già dagli exit poll, che tuttavia Simion aveva contestato. “Sono io il presidente”, aveva dichiarato il candidato dell’ultradestra, facendo temere una notte segnata dal caos. Gli spogli, però, sono stati rapidi e hanno certificato la vittoria di Dan, che ha ottenuto 54,3% delle preferenze, contro il 45,6% di Simion.
Le elezioni romene sono stato al centro dell’attualità dell’intera UE per mesi. Fin dall’annullamento, lo scorso dicembre, del primo turno delle presidenziali da parte della Corte costituzionale. Allora, ad essere in vantaggio, era stato il filo-russo Calin Georgescu ma l’Alta corte aveva deciso di annullare la tornata elettorale accusando ingerenze da parte di Mosca e non permettendo al candidato sovranista neanche di presentarsi. Ingerenze che il governo di Bucarest è tornato a denunciare nel corso del ballottaggio, rilevando “una campagna virale di fake news su telegram e altre piattaforme di social media”, progettata “per influenzare il processo elettorale”. Eppure la chiamata alle armi giunta da Bruxelles e da diverse capitali europee affinché Bucarest non escisse dall’alveo dell’Ue alla fine ha funzionato. Il risultato del ballottaggio arriva un po’ a sorpresa. Al primo turno Simion aveva ottenuto oltre il 40% staccando tutti gli altri candidati e aumentando i timori, a Bruxelles, di un ulteriore Paese membro governato dai sovranisti. Secondo era arrivato Dan (con il 20,9%): candidato civico, liberale, esperto di finanze, il sindaco di Bucarest in due settimane è riuscito evidentemente a catalizzare il sostegno degli europeisti romeni di ogni colore.
PORTOGALLO: AVANZA LA DESTRA DI CHEGA, FLOP DEI SOCIALISTI
In Portogallo – a spoglio concluso, senza i voti all’estero – la coalizione di centrodestra Alleanza Democratica si conferma vincitrice ma non ha la maggioranza. Con il 32,7% dei voti elegge 89 dei 230 deputati dell’Assemblea della repubblica, il Parlamento monocamerale di Lisbona. Seguono, distanziati di strettissima misura e con lo stesso numero di deputati (58), il Partito socialista al 23,4% e la formazione di Destra Chega al 22,6% (nella foto, il leader di Chega, Andrè Ventura). Un risultato storico per il partito dell’estrema destra portoghese, che continua a crescere: aveva eletto 50 deputati un anno fa e resta aperto il secondo posto perché il conteggio si completerà solo nei prossimi giorni con i collegi all’estero.
Per la prima volta il Partito socialista potrebbe diventare il terzo partito del Portogallo, superato addirittura da un partito di estrema destra nato da pochi mesi. Il segretario Pedro Nuno Santos ha presentato le sue dimissioni. Nel discorso di questa notte, il leader socialista ha riconosciuto la sconfitta e “i tempi duri e difficili per la sinistra e per il Partito socialista”. Dopo aver detto che non dovrebbero appoggiare il nuovo governo, perché “Montenegro non è idoneo a governare neanche dopo queste elezioni e ha presentato un programma che va contro i principi e i valori del PS”, il segretario ha dichiarato che chiederà elezioni interne al partito e che lui non sarà candidato alla segreteria. “L’estrema destra è cresciuta ed è diventata più aggressiva e menzognera. Bisognerà combatterla”, ha affermato. Il primo ministro, Luìs Montenegro, ha promesso anche stavolta, come un anno fa, che non avrebbe governato con l’estrema destra, ma la coalizione vincente non ha la maggioranza assoluta e non la otterrebbe neanche attraverso un’alleanza con i liberali.
POLONIA: TESTA A TESTA TRA EUROPEISTI E SOVRANISTI
In Polonia, il voto presidenziale di ieri mostra un Paese diviso in due. Al primo turno delle presidenziali si sfidavano il filo-europeo Rafal Trzaskowski (a sinistra nella foto), sindaco di Varsavia e vicino al premier Donald Tusk, e Karol Nawrocki (a destra) del Pis, il partito dell’ex premier Mateusz Morawiecki. Gli exit poll danno in testa il candidato europeista ma con un margine esiguo: Trzaskowski si ferma attorno al 31%, Nawrocki al 29%. I due, come era previsto, tornerano ad affrontarsi fra due settimane al ballottaggio in una nuova puntata della sfida tra il fronte filo-Ue e l’ultradestra sovranista. Il voto del ballottaggio sarà decisivo per il futuro dell’attuale governo filo-europeo del primo ministro Tusk, ma non solo. In ballo ci sono per esempio la legge sull’aborto e i diritti delle minoranze sessuali, in un momento tumultuoso per l’Europa e in particolare per il fronte orientale dell’Unione Europea, a causa della guerra in Ucraina, dell’ascesa dei partiti di estrema destra e dei rapporti tesi con Washington.