domenica 19 Ottobre 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

FRANCIA IN CRISI / Arnault, re mondiale del lusso, si rifiuta di pagare una tassa del 2% sui grandi patrimoni

Il quinto uomo più ricco al mondo, Bernard Arnault, si è espresso con forza contro la nuova proposta di tassazione del 2% per gli ultra-ricchi francesi. La legge, avanzata dall’economista Gabriel Zucman, è al centro di forti polemiche nel governo francese che già versa in cattive acque. La misura andrebbe a colpire esclusivamente gli UHNWI (Ultra High Net Worth Individuals), ovvero chi possiede un patrimonio superiore ai 100 milioni di euro.

Sebbene la proposta non sia ancora stata approvata, come riportato da Business Insider, il Partito Socialista sta esercitando forti pressioni sul neo-eletto Primo Ministro Sébastien Lecornu affinché la tassa venga inclusa nel Bilancio del prossimo anno.

Secondo i sondaggi, l’86% degli elettori sostiene l’iniziativa di Zucman. La nuova imposta, che interesserebbe poco più di mille famiglie, genererebbe infatti circa 20 miliardi di euro, una cifra sufficiente a coprire quasi la metà del debito pubblico francese. Arnault, invece, sostiene che una simile misura soffocherebbe l’economia del Paese, come ha dichiarato in un’intervista al Sunday Times: “Non si tratta di un dibattito tecnico o economico, ma piuttosto di un desiderio chiaramente espresso di distruggere l’economia francese”. Per l’uomo più ricco di Francia si tratterebbe di una manovra ideologica della sinistra radicale e non di un reale tentativo di risanamento dei conti pubblici. Arnault ha definito Zucman un «attivista di estrema sinistra che mette al servizio della sua ideologia (che mira a distruggere l’economia liberale, l’unica che funziona per il bene di tutti) una competenza pseudo-accademica ampiamente contestata». Con un patrimonio stimato in 178 miliardi di dollari e un impero del lusso alle spalle, viene da chiedersi se davvero un 2% di tassazione possa mettere in crisi la famiglia Arnault.

Zucman ha replicato tramite il suo profilo su X, sottolineando di non aver mai avuto affiliazioni politiche e ricordando come le sue competenze economiche siano leggermente più solide di quelle del miliardario, essendo stato insignito della Clark Medal, uno dei riconoscimenti più prestigiosi della disciplina. L’economista ha inoltre definito pericolose le accuse di Arnault: «Questa retorica che esce dalla bocca di uno degli uomini più ricchi del mondo, in un contesto in cui la libertà accademica è messa in discussione in un numero crescente di paesi, è inquietante». In fondo, la proposta non farebbe altro che equiparare il regime fiscale dei miliardari a quello dei comuni cittadini, proporzionando le tasse alla ricchezza. Arnault sostiene però che una misura del genere diventerebbe un deterrente per le imprese francesi, che potrebbero trasferirsi in paradisi fiscali. Zucman ha ribattuto che lo spostamento di intere multinazionali sarebbe impraticabile, come dimostra proprio il caso di LVMH.

Forse a preoccupare Arnault non è tanto la nuova tassazione in sé per sé, ma quanto come un -2% andrebbe ad aggravare ancora di più le sue finanze, che nell’ultimo anno ha dimostrato di non essere invincibile alla crisi del lusso. Infatti, secondo i report di fine anno del 2024, anche LVMH è andata in rosso, dopo aver perso anche la posizione tra i cinque titoli azionari più forti in Europa. A giugno era stato riportato come in un solo anno, la fortuna di Arnault fosse scesa a 149 miliardi di dollari, un tracollo che ha iniziato a far girare rumor di come il gruppo del lusso francese volesse scindere la divisione abbigliamento e beauty da quella di vini-alcolici, così da avere LV da una parte e MH da un’altra. Ad ora nessuna di queste speculazioni si è rivelata veritiera, ma quello su cui si può essere sicuri è che il più grande conglomerato del lusso al mondo continua a vivere di incertezze. Che la nuova tassa sia la goccia che farà traboccare il vaso?

FONTI: Business Insider, Le Parisien, Sunday Times, https://www.nssmag.com/it

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