Dopo l’uccisione dei nove dei dieci figli della pediatra palestinese, l’esercito israeliano non si ferma e ha bombardato gli sfollati che dormivano in una scuola: almeno 33 i morti. Nel raid hanno preso fuoco anche molte tende di civili che erano accampati e che che sono bruciati vivi. La giustificazione di Israele: in quel posto si nascondevano i terroristi di Hamas. Intanto è la Spagna l’unica nazione che esorta l’Occidente, soprattutto l’Europa, a fare qualcosa contro lo sterminio di un popolo: sanzionare Israele interrompendo qualsiasi trattato commerciale e di scambio.
L’opinione pubblica mondiale comincia, comunque, a manifestare sofferenza e indignazione per la crudeltà di Netanyahu nel voler fare di Gaza un deserto di macerie e spopolarla. Anche tra gli ebrei viene a galla una profonda lacerazione delle coscienze. In Israele si intensificano le prese di posizione contro l’atteggiamento del governo in mano a una Destra religiosa che non fa mistero di voler annientare la Palestina.
Inoltre, non è più sostenibile la giustificazione della lotta ad Hamas. Fin dall’inizio dell’occupazione della Striscia, l’esercito di Israele ha colpito e ucciso con precisione quasi chirurgica i capi dell’organizzazione terroristica, segno che la distruzione di Gaza attraverso massicci bombardamenti sottintende un altro fine, mira cioè a raggiungere un altro obiettivo politico e militare: la piena occupazione del territorio per trasformarla in una colonia. Tutto ciò in piena sintonia con l’amico Trump, ma con i perduranti sospetti che, sotto sotto, con cinica determinazione il primo ministro israeliano voglia evitare il ricorso alle elezioni anticipate (in periodo di guerra in Israele non si vota) e soprattutto gli esiti dell’inchiesta per corruzione che grava sul suo capo. (pda)
Intanto, la Fondazione umanitaria di Gaza (GHF) ente privato per la distribuzione degli aiuti approvato da Usa e Israele, ha annunciato l’intenzione di iniziare a distribuire i viveri. “I nostri camion sono carichi e pronti per partire. A partire da oggi, lunedì 26 maggio, GHF inizierà la consegna diretta degli aiuti a Gaza, raggiungendo oltre un milione di palestinesi entro la fine della settimana. Abbiamo in programma di avanzare rapidamente per servire l’intera popolazione nelle prossime settimane”.
La fondazione, con una nota, ha espresso anche il suo rammarico per le dimissioni improvvise del direttore esecutivo Jake Wood. Dal canto suo Wood ha affermato che “il programma di aiuti non può essere attuato nel rispetto dei principi umanitari di umanità, neutralità, equità e indipendenza, principi a cui non rinuncerò”. Il ceo ha anche invitato Israele “ad ampliare significativamente la distribuzione di aiuti a Gaza con tutti i mezzi possibili”.
LA SPAGNA