L’ex pugile oggi youtuber Simone Cicalone, è stato aggredito a Roma, mercoledì 12 novembre, sulla banchina della metro A. Sarebbe stato colpito alle spalle: lo ha spiegato lui stesso, mostrando il volto tumefatto su Instagram. L’ex pugile oggi è seguitissimo sui social per la condivisione di video e immagini dei borseggiatori presenti a bordo dei mezzi pubblici della città: probabile, quindi, che sia stato picchiato per questo motivo. Ha definito infami i suoi aggressori.
Sulla vicenda, Vincenzo Corrado, giornalista del Domani che scrive anche su Virgilio Notizie, ha pubblicato un post su Fb in cui ha spiegato che dei delinquenti non dovrebbero occuparsene gli youtuber, ma le forze dell’ordine. Per questo motivo, ha ricevuto insulti e minacce di morte. Ha scritto un post sul proprio account Facebook, in cui ha sottolineato come “questo signore va fermato perché è pericoloso. Per lui e per gli altri”. Parole buttate giù dopo un video in cui Cicalone, nonostante l’aggressione, assicurava che sarebbe tornato in strada per le sue ronde.
Secondo Corrado, i delinquenti “vanno fermati da chi di dovere“, ossia dalle forze dell’ordine, mentre personaggi come l’ex pugile non vanno esaltati. Il post è diventato virale e in poche ore Corrado è stato ricoperto da insulti e di minacce di morte, lui come i suoi famigliari, in pubblico ma soprattutto in privato.
Il giornalista lo ha raccontato sul Domani: “La mia tesi, a rileggerla ora, era banalotta, niente di particolarmente originale: ho scritto che dei delinquenti devono occuparsene le forze dell’ordine, non gli youtuber. E che è pericoloso, prima di tutto per Cicalone, insistere con il suo metodo, che prevede la messa alla berlina di ladruncoli e ladruncole. Apriti cielo. Quel che è successo nelle ore successive è stato sconvolgente”.
Corrado ha ricevuto infatti “centinaia di messaggi pubblici e privati, ho smesso di contarli superata quota 1.200 in circa 24 ore e mentre scrivo ne stanno arrivando ancora ovunque: su Facebook, su Messenger, su Instagram e persino su WhatsApp”.
Prima li ha letti “con pazienza, quasi con curiosità antropologica”, ma “dopo poche ore ho capito che non aveva alcun senso proseguire”. Insulti di vario tipo, da “servo del potere” a “comunistello” o perfino “ebreo“. E poi minacce: “Ti devono menare anche a te”, devi essere “pestato malamente”. Queste quelle pubbliche, perché in privato Corrado racconta di aver ricevuto “auguri di violenza verso miei famigliari, battute sessuali esplicite, insulti sul mio fisico, inviti al silenzio o alla scomparsa (‘devi stare muto’)”.
Quindi, la critica a Facebook: “Si tratta di un gioco al massacro che, non lo nascondo, mi ha turbato. E mi rendo conto che al momento le mie emozioni sono scontate quanto lo è il contenuto del post da cui è nato tutto: ho paura, non tanto dell’eventualità che anche soltanto uno dei leoni da tastiera passi dalle parole ai fatti (ma chissà), quanto dell’esplosione di violenza a cui sono stato esposto all’improvviso. In tutto questo, Facebook non ha alzato un dito. Sulla mia pagina sono ancora presenti centinaia di messaggi razzisti e intimidatori, le minacce di morte. È tutto ancora lì, come fosse la cosa più normale del mondo”.
FONTI: Virgilio.it, Facebook, Il Domani, agenzie di stampa
