Dopo la Cina anche la Russia sosterrà gli ayatollah iraniani. “Crediamo che l’Iran abbia il diritto di utilizzare l’energia nucleare per scopi pacifici e siamo pronti a fornire il sostegno necessario”. Così Putin, in un’intervista a Sky news Arabia, ha spiegato quella che è la posizione russa sul conflitto in corso tra Iran e Israele. Riferendosi poi alla pista negoziale sul programma nucleare iraniano, il presidente ha aggiunto che ci sono punti su cui un accordo potrebbe essere raggiunto.
Putin ha sottolineato che “l’Iran ha dichiarato ripetutamente di non cercare di sviluppare armi nucleari. E l’Aiea non ha prove o segnali che indichino lo sviluppo di armi nucleari”. Il presidente russo ha ricordato inoltre, che “l’Iran ha adottato una fatwa che proibisce il possesso di armi nucleari”.
E mentre Putin parla ancora di una situazione in Medio Oriente “a millimetri da una catastrofe” se l’America dovesse intervenire, la Cina, sulla stessa lunghezza d’onda, si dice contraria al proseguimento del conflitto. E questo mentre dalla Casa Bianca arriva un ennesimo passo indietro di Trump che vuole aspettare ancora due settimane prima di prendere la decisione di attaccare Teheran.
In realtà l’indecisione del presidente americano sta dividendo il mondo dei suoi sostenitori, il mondo MAGA, non completamente a favore di un intervento militare diretto in Iran. La spaccatura è evidente e potrebbe avere contraccolòpi negativi sulla presidenza, anche in vista delle elezioni di mid term. La sensazione avvertita da parecchi osservatori internazionali di lungo corso, che preferiscono per ora non venire allo scoperto, è che Putin, Xi e lo stesso Netanyahu stiano giocando con l’inaffidabile presidente degli Stati Uniti come i gatti con i topi.
L’ITALIA. “L’Italia non pensa di entrare in guerra con l’Iran, non penso che ci saranno mai soldati italiani o aerei italiani che potranno bombardare l’Iran, questo mi pare evidente e chiaro, non solo perché è costituzionalmente impossibile, ma non c’è neanche la volontà”. Lo ha affermato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a Retequattro. E le basi aeree italiane? “Le basi aeree americane in Italia sono disciplinate da un accordo del 1950-52-54 molto antico, prevede che loro possano utilizzarle soltanto spiegando per cosa vogliono utilizzarle dopo l’autorizzazione del governo italiano. Non è stata mai chiesta e non è stata ancora chiesta questa autorizzazione” ha replicato il ministro.
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LA CINA. Attraverso il portavoce del ministro degli Esteri Guo Jiakun, ha ribadito la sua “piena contrarietà” a un possibile attacco degli Stati Uniti all’Iran. “Tutte le parti, soprattutto Israele, smettano subito di combattere”. Dichiarazioni che fanno seguito a quelle di sabato scorso del ministro degli Esteri Wang Yi, che ha definito “inaccettabili” e “una violazione del diritto internazionale” gli attacchi israeliani.
Lo stesso ha offerto il supporto cinese per “salvaguardare la sovranità nazionale dell’Iran, difendere i suoi diritti e interessi legittimi e garantire la sicurezza del suo popolo”. Le posizioni espresse dai due membri del governo sono state certificate dal Presidente Xi Jinping, che si è espresso a margine di un summit svolto in Kazakhistan.
ONDATA DI CONDANNE A MORTE IN IRAN. Iran International riporta le dichiarazioni di Amnesty alla luce dell’ondata di condanne a morte durante l’escalation delle ostilità con Israele. Dal 13 giugno, le autorità iraniane hanno arrestato decine di persone per presunta collaborazione con Israele, giustiziato un uomo e chiesto pubblicamente processi accelerati e pena capitale. Amnesty ha affermato che molti detenuti sono a rischio di tortura, confessioni estorte e processi iniqui. “Le autorità stanno usando la pena di morte come arma per instillare la paura e affermare il controllo”, ha dichiarato Hussein Baoumi, vicedirettore di Amnesty per il Medio Oriente e il Nord Africa.
Il Consiglio Supremo di Sicurezza Nazionale dell’Iran ha affermato che le azioni percepite come sostegno a Israele – tra cui la condivisione di informazioni, la promozione del dissenso o persino il miglioramento dell’immagine di Israele – potrebbero essere accusate di “corruzione sulla terra” o “inimicizia contro Dio”, entrambi reati capitali secondo la legge iraniana. Nel frattempo Amnesty ha espresso preoccupazione per almeno otto persone già nel braccio della morte per accuse simili, tra cui l’accademico svedese-iranianoAhmadreza Djalali. Il gruppo per i diritti umani ha anche criticato un disegno di legge recentemente approvato dal parlamento iraniano che renderebbe lo spionaggio automaticamente punibile con la morte.
IL RUOLO DELLA CINA di nemico degli Stati Uniti sullo scenario globale – scrive da New York Giuliano Lodato – è ormai evidente. Pechino si è anche ritagliata il ruolo di Paese amico-dei-nemici di Washington nonché di aspirante leader degli “sconfitti della globalizzazione”, alias degli Stati del Sud del mondo. In questa semplificazione il solco è chiaro: inimicizia con Israele e simpatia per la causa palestinese/sciita. Ma è importante capire fino a che punto Pechino nutra interessi nella guerra israelo-iraniana. E, a parte quelli di natura ideale e antiamericana, non sembrano essere molti.
Negli ultimi anni Iran e Cina hanno aumentato la loro cooperazione strategica. Ad esempio, nel 2017 la Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione e la Marina della Repubblica Islamica dell’Iran hanno svolto un’esercitazione militare congiunta nella parte orientale dello Stretto di Hormuz e nel Mare di Oman; la prima era stata nel 2014 in un’altra zona del Golfo Perisco. Esercitazioni che si sono ripetute negli anni a seguire e sono culminate nella stipulazione di un accordo di cooperazione economico-militare nel 2021.
La Cina acquista il 90% – a prezzo calmierato e in moneta cinese – del petrolio iraniano, sottoposto a sanzioni occidentali. Va però considerato che Teheran è solo il sesto fornitore per Pechino. L’interesse cinese si concretizza piuttosto nella necessità che lo Stretto di Hormuz, dal quale passa la metà – questo sì – del proprio approvvigionamento rimanga sicuro, cosa molto difficile se le ostilità dovessero subire un’ulteriore escalation. In tal caso, è probabile che l’Iran dia luogo alle minacce di chiusura dello Stretto che causerebbe un aumento dei prezzi dell’energia molto dannoso per l’economia.
L’AMERICA. Donald Trump ha annunciato che prenderà una decisione “entro due settimane” sulla possibilità che gli Stati Uniti partecipino all’attacco israeliano contro l’Iran. Lo ha fatto sapere la portavoce della Casa Bianca. “Sulla base del fatto che esiste una concreta probabilità che un negoziato, che potrebbe anche non materializzarsi, con l’Iran avvenga nel prossimo futuro, prenderò la mia decisione sul fatto di partecipare o meno”. Secondo ABC News, il presidente avrebbe già approvato i piani per l’attacco. Le due settimane sarebbero l’ultima concessione per riaprire il negoziato prima di lanciare l’offensiva.
LA GUERRA SUL TERRENO. L’esercito israeliano ha lanciato una nuova ondata di attacchi contro obiettivi strategici iraniani, tra cui un complesso nucleare. Il ministro della Difesa Israel Katz ha promesso un’intensificazione dell’offensiva, giustificandola come una risposta alla recente pioggia di missili iraniani che ha colpito anche un ospedale nel Sud di Israele.
LA DESTRA SPACCATA. Sul fronte interno americano, l’ipotesi di un intervento americano ha messo a nudo le profonde divisioni dentro il partito repubblicano e nel mondo MAGA. Trump ha costruito la sua leadership sulla promessa di riportare i soldati a casa e di smantellare le “stupide guerre senza fine”, ma oggi si trova stretto tra due fuochi: da un lato, l’ala isolazionista, con figure come Steve Bannon e Tucker Carlson che lo mettono in guardia contro un coinvolgimento disastroso; dall’altro, i falchi dell’establishment e alcuni grandi finanziatori che lo spingono ad agire con fermezza contro l’Iran.
Fonti: agenzie internazionali, Abc news, Cnn, Sky news Arabia, Nyt, The Voice of New York