giovedì 26 Giugno 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

RIARMO AL 5% / La Meloni firma. No della Spagna, l’ira di Trump: “Pagherà il doppio dei dazi” / Video: parla Sanchez

“È un salto quantico nella difesa comune”, dice Mark Rutte, cercando di superare con entusiasmo aggiornato l’imbarazzante messaggio privato mandato a Trump, prima che il Presidente americano lo buttasse in pasto ai suoi social. “Abbiamo assunto grandi impegni, ambiziosi ma necessari, per far fronte a grandi minacce”, aggiunge il segretario generale della Nato. Un “summit fantastico, un grande successo”, ribatte Trump. E’ la cronaca spicciola di un’investitura ormai universale: il vertice Nato che poteva essere quello della disgregazione innescata da Trump s’è trasformato in una proclamazioneHa vinto Trump: il riassetto della Nato è a sua immagine e somiglianza.

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All’Aia Trump ha incassato il sì dei leader europei ad aumentare la quota del loro prodotto interno lordo destinata alle spese militari dal 2% al 5%, ma in un decennio. E con un certo margine di manovra. Per Giorgia Meloni il 5% è un impegno “necessario e sostenibile” per l’Italia. La premier ha assicurato che “neanche un euro” verrà tolto “dalle altre priorità del governo”, ma non ha spiegato dove verranno reperite le ingenti risorse da investire in difesa. Secondo i calcoli degli esperti, la firma del riarmo fino al 5%  del Pil comporterà per il nostro Paese una spesa annuale di 5-7 miliardi per dieci anni.

Nella dichiarazione rilasciata dopo il vertice Nato, intanto,  si legge che gli “alleati” – e non “tutti gli alleati” – si impegnano a rispettare la soglia del 5%. La formulazione è il risultato di un compromesso raggiunto tra Mark Rutte il Primo Ministro spagnolo Pedro Sánchez. Una piccola scappatoia lessicale.

Trump se l’è segnata perché non tutto è filato liscio. La Spagna ha detto no.  Oggi “vincono la Nato e la Spagna“, così come “la sicurezza e il welfare“ ha detto il premier spagnolo, Pedro Sánchez, al termine del vertice dell’Aja, sostenendo che il suo Paese è stato “assolutamente rigoroso” nello stabilire al 2,1% del Pil le spese militari da impegnare. “Non l’ho detto io, ma le Forze Armate”, ha aggiunto, dicendo anche che la Spagna vuole “rispettare gli impegni con la Nato” ed è “un Paese affidabile“.

IL DISCORSO DI SANCHEZ

E’ “terribile quello che hanno fatto”, ha detto, irritato, il presidente americano. “La Spagna è l’unico Paese che non paga. Non so quale sia il problema. Penso che sia un peccato. Stiamo negoziando con la Spagna un accordo commerciale. Gli faremo pagare il doppio. Dico sul serio. Mi piace la Spagna. Ho così tanti amici spagnoli… persone fantastiche. Ma è l’unico Paese, tra tutti, che si rifiuta di… vogliono un po’ di libertà vigilata, ma dovranno restituircela in termini commerciali. È ingiusto”.

In dettaglio, nel testo si legge della decisione di destinare “almeno il 3,5% del Pil l’anno” alle spese militari e un ulteriore 1,5% alla sicurezza in senso più ampio, ad esempio alla protezione delle infrastrutture critiche e alla difesa delle reti.

Rutte aveva spinto (eufemismo) per una dimostrazione di unità sul 5% richiesto (altro eufemismo) da Trump all’inizio di quest’anno per cercare di ridurre la dipendenza di Europa e Canada dagli Stati Uniti. Il Segretario ha riaffermato che l’aumento della spesa militare è ormai un’esigenza imminente e ha attribuito a Trump il merito di aver forzato il dibattito.

Un canovaccio condiviso. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha sottolineato che la decisione di aumentare la spesa per la difesa è stata presa perché i membri dell’Alleanza ne erano “convinti”: “Voglio dire esplicitamente che non stiamo facendo un favore a nessuno – ha detto – siamo prendendo queste decisioni sulla base delle nostre intuizioni, della nostra convinzione che la Nato nel suo complesso, e questo vale soprattutto per la parte europea della Nato, debba fare di più nei prossimi anni”.

“Il mondo sta cambiando e cambia anche la difesa”, dice Giorgia Meloni. “Si va verso un mondo in cui un satellite puo’ essere piu’ strategico di un carro armato. Abbiamo firmato lo stesso accordo che ha firmato la Spagna. Il vertice conferma il pieno sostegno all’Ucraina ed è quello che fa la differenza”.

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L’Ucraina era il vero elefante nella stanza. Trump chiedeva da tempo di aumentare la spesa militare senza più pronunciare la ragione stessa, l’innesco, della richiesta: la Russia. La dichiarazione finale ribadisce i “duraturi impegni sovrani della Nato a fornire supporto all’Ucraina, la cui sicurezza contribuisce alla nostra”. Non menzionando peraltro la prospettiva dell’adesione dell’Ucraina all’Alleanza.

Trump sperava di usare il vertice come un glorioso giro di campo, per aver contribuito a mediare il cessate il fuoco tra Israele e Iran. Ma il nuovo rapporto dell’intelligence statunitense che smentiva l’”annientamento totale” del programma nucleare iraniano gli ha po’ rovinato la festa. E Trump ha dovuto rilanciare paragonando il bombardamento in Iran a Hiroshima. Ieri Trump si era mostrato timido quando gli era stato chiesto se fosse impegnato a rispettare l’Articolo 5, la parte del trattato Nato che stabilisce che un attacco a un alleato è considerato un attacco a tutti: “Dipende dalla definizione” dell’Articolo 5, ha risposto lui. Oggi, alla stessa domanda, ha risposto con altro spirito: “Siamo con loro fino in fondo”.

Rutte, un po’ spazientito, ha esortato giornalisti e politici a “smettere di preoccuparsi: gli Stati Uniti sono totalmente impegnati nella Nato”: Gli Stati Uniti sono totalmente impegnati nell’Articolo 5. Quante volte devono ripeterlo?”. Ciò dopo aver chiamato “daddy” il presidente degli Stati Uniti…

Trump e il Presidente ucraino Zelensky si sono poi incontrati a margine del vertice, ha dichiarato la Casa Bianca, ma non c’è stato alcun accesso ai media. Trump ha lasciato il vertice internazionale così soddisfatto che ad un certo punto ha preso a fare i complimenti anche agli alberi olandesi: “In effetti, ne voglio portare alcuni con me”.

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