Partito dall’Albania la 108esima edizione del Giro d’Italia 2025 per concludersi il 1° giugno a Roma. Ventuno tappe per 3.413 km da Durazzo, in Albania, fino ad arrivare a Roma per il gran finale. Due le tappe a cronometro, sei le tappe per velocisti, otto di media montagna e cinque di alta montagna. Circa trentotto, invece, i chilometri di sterrato, trenta di strade bianche nel finale della tappa di Siena e otto sul Colle delle Finestre che per la terza volta nella sua storia sarà anche La ‘Cima Coppi’ con i suoi 2.178 metri (penultima tappa). La Montagna Pantani sarà il Passo del Mortirolo, mentre la ‘Tappa Bartali’ sarà la Gubbio-Siena con arrivo in Piazza del Campo.
Non sono mancate però le prime polemiche e proteste, soprattutto per la scelta di partire dall’Albania, ritenuta strumentale e neocolonialista. Ciò nell’imminenza delle elezioni politiche. Una protesta si è svolta davanti al CPR di Gjader per denunciare la strumentalizzazione della corsa rosa.
“Siamo qui, fuori dal Centro per il rimpatrio di Gjader in Albania per dire no ai Cpr ma anche denunciare la strumentalizzazione del Giro d’Italia, partito ieri da Durazzo: una manifestazione sportiva che suona come uno scambio di favori tra la premier Meloni e l’omologo Edi Rama, sulla pelle delle persone”.
Con l’agenzia Dire parla Damiano Borin, attivista dell’associazione Ya Basta di Bologna, che è parte del Network Aigainst Migrant Detention di cui fanno parte varie realtà europee tra cui Asgi, Melting Pot Eruopa, Stop Cpr Roma, Actionaid e Mediterranea Saving Humans. Ieri, per la prima volta nella sua storia, il Giro d’Italia è partito da una località esterna al territorio nazionale. Prima tappa di 164 km fino a Tirana. Una manifestazione che cade anche a pochi giorni dalle elezioni legislative che si svolgono domani in Albania.

“E’ propaganda politica dell’Italia neocoloniale che non avvantaggia in alcun modo i cittaidini albanesi” lamenta Borin, che ha inscenato una protesta con altri sette attivisti – in rappresentanza di Italia e Albania – fuori dal cancello d’ingresso del Cpr di Gjader, nel nord dell’Albania, costruito con fondi italiani insieme all’hotspot di Shengjin ed entrati in funzione a ottobre scorso. Ieri, l’arrivo di un altro gruppo di migranti, che nelle intenzioni del Protocollo siglato dai governi di Roma e Tirana, dovrebbero essere rimpatriati verso i Paesi di origine.
Rispetto alle volte precedenti, “stavolta è buio completo sul numero e la nazionalità degli uomini portati qui”, denuncia Borin, che continua: “Abbiamo chiesto di poter entrare ma non ci hanno dato l’autorizzazione, così come accade sempre per gli attivisti, a differenza di parlamentari ed europarlamentari”. Una delegazione di politici insieme al Tavolo Asilo ha compiuto una nuova missione di monitoraggio a metà aprile, concludendo che ilCpr di Gjader “viola i diritti fondamentali delle persone migranti e pone gravi interrogativi sul piano della legalità costituzionale ed europea”.
Borin avverte ancora: “Sappiamo per esperienza che i Cpr sono dei lagher”, luoghi dove “finiscono in larga maggioranza persone che non hanno commesso crimini ma a cui semplicemente è scaduto il permesso di soggiorno, perché magari, pur avendo un contratto di lavoro, non hanno la casa e quindi la residenza”. Persone “ben integrate da anni che per un niente si trovano rinchiuse e a rischio ripatrio”. Nei Cpr, prosegue l’attivista, “le persone sono esposte ad abusi fisici e mentali, in contesti di degrado, dove vengono somministrati psicofarmaci e spesso rischiano la vita. Dei cittadini sono morti nei Cpr: l’ultimo caso e di inizio maggio”.
Il riferimento è a Abel Okubor, cittadino nigeriano di 37 anni che, nella notte tra il primo e il 2 maggio,ha perso al vita nel Cpr di Brindisi, forse a causa di un infarto. Secondo Borin altra “preoccupante novità”, oltre alle ombre su numero e nazionalità degli ospiti trasferiti ieri, riguarda la costruzione di una prigione vera e proprio all’interno del perimetro del Cpr d Gjader “dove i migranti che eserciteranno resistenza passiva potrebbero essere rinchiusi per via de Dl Sicurezza”, approvato ad aprile. L’attivista di Ya Basta continua: “Come in passato siamo riusciti, in Italia, a far chiudere dei Cpr o a bloccarne l’apertura, ad esempio a Bologna e Ferrara, ora col supporto della società civile albanese lavoriamo anche per far chiudere questo Cpr costruito fuori dai confini nazionali”. Numerosi gli scambi tra giornalisti e associazioni locali da quando, a ottobre, una prima delegazione di 200 persone è partita per Shengjin dall’Italia. “Ci accomuna il rifiuto della logica di esternalizzare le frontiere”. Inoltre, riferisce l’attivista, “i cittadini albanesi hanno alle spalle una loro storia di migrazione: in tanti ricordano la fuga da dittatura e povertà e sanno che da quel viaggio verso l’Italia o altri paesi europei derivano tante storie di riscatto, quindi in molti percepiscono questo trattamento ‘inverso’ dei migranti come qualcosa di negativo, non lo accettano”.
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PREGI E DIFETTI DEL GIRO di Roberto Bartolucci (da Puntero)
Tappa 1: 9 maggio, Durazzo-Tirana da 164 km e un finale con due salite ravvicinate anche con pendenze in doppia.
Tappa 2: 10 maggio, a Tirana la prima delle due crono del Giro con una distanza di 13,7 km.
Tappa 3: 11 maggio, frazione di Valona da 160 km con l’ascesa di Qafa e Llogarasë, primo punto sopra i 1000 metri.
Tappa 4: 13 maggio, dopo un giorno di riposo spostamento in Puglia per il tratto Alberobello-Lecce da 187 km.
Tappa 5: 14 maggio, si risale la penisola con altre due tappe da volata, la prima tra Ceglie Messapica e Matera (144 km).
Tappa 6: 15 maggio, si arriva alle pendici del Vesuvio con il tratto Potenza-Napoli, il più lungo del Giro (226km).
Tappa 7: 16 maggio, primo arrivo in salita a Tagliacozzo (Abruzzo), partendo da Castel di Sangro per un totale di 168km.
Tappa 8: 17 maggio, frazione Giulianova-Castelraimondo (197 km) con un dislivello da 3800 metriTappa 9: 18 maggio, spazio alla Gubbio-Siena, la tappa Bartali, con cinque settori di strade bianche nel finale prima dell’arrivo in Piazza del Campo.
Tappa 10: 20 maggio si riparte dalla Toscana dopo il giorno di riposo con la seconda e ultima crono Lucca-Pisa (28,6 km).
Tappa 11: 21 maggio, salita di San Pellegrino in Alpe all’interno della tappa Viareggio-Castelnovo ne’ Monti (185 km).
Tappa 12: 22 maggio, tappa in volata quella tra Modena e Viadana (172 km).
Tappa 13: 23 maggio, 180 i km da percorrere tra Rovigo e Vicenza con chiusura sul Monte Berico.
Tappa 14: 24 maggio, circuito transfrontaliero da 186 km Treviso-Nova Gorica/Gorizia.
Tappa 15: 25 maggio, la settimana si conclude ad Asiago con una tappa molto impegnativa da 3.900 metri di dislivello anche se senza arrivo in salita (214km totali).
Tappa 16: 27 maggio, dopo l’ultimo giorno di riposo si arriva in Trentino. Piazzola sul Brenta-San Valentino (199 km) con cinque salite, compreso l’arrivo sul Monte Baldo.
Tappa 17: 28 maggio, nella tappa da 154 km San Michele all’Adige-Bormio è compresa la Montagna Pantani.
Tappa 18: 29 maggio, l’arrivo a Cesano Maderno dopo 144 km partendo da Morbegno precede due tappe per gli uomini di classifica.
Tappa 19: 30 maggio, Biella-Champoluc sono 166 km per il dislivello più alto (4.950m).
Tappa 20: 31 maggio, da Verrès a Sestrière, è lunga 203 km e ripropone l’accoppiata finale Colle delle Finestre (8 km di sterrato e Cima Coppi 2025) e Sestrière.
Tappa 21: 1 giugno: 141 km per il gran finale a Roma.
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E POI c’è Puntero.it. Viva Puntero! Labastigliaweb.it accoglie con piacere uno spazio dove gli appassionati di sport potranno sentirsi a casa, come ha scritto nel suo editoriale di esordio il direttore Vincenzo Corrado, giornalista e scrittore. La redazione è composta da persone “che hanno passato più di una notte in bianco – scrive – a causa di quel rigore sbagliato da un centravanti che nel giro di poche settimane si è trasformato da sogno di calciomercato in un tormento”.
Un modo fresco, documentato, leggero, da veri sportivi, di scrivere e commentare quanto avviene ogni giorno sui campi di calcio e negli spogliatoi, nei palazzetti, sulle strade del giro d’Italia e della Grande Boucle. Una grande occasione per sbizzarrirsi sarà anche l’Olimpiade di Parigi del prossimo anno.
Il panorama del racconto sportivo ha cambiato pelle più volte negli ultimi due decenni ed è facile ipotizzare che continuerà a farlo nei prossimi anni. Ieri la tv e la radio, oggi i social e i podcast: il mondo corre sempre più veloce e sarebbe sciocco pensare di rallentarlo. Nel 2023 – esattamente come ai tempi di Gianni Brera che coniò il termine puntero per riassumere in tre sillabe il concetto dell’attaccante in grado di pungere la difesa avversaria – Puntero aspira a essere un numero nove. Il calcio avrà ovviamente un ruolo importante ma potrà sempre contare su altre discipline, dal tennis al basket passando per l’atletica.