Il Decreto sicurezza è legge. Al Senato forte scontro, al limite della rissa, con le opposizioni che denunciano una “svolta autoritaria”. Seduta tesa prima del voto, che passa con 109 sì e 69 no. Berrino (FdI): “Le donne che fanno figli per poter rubare non sono degne di farlo, i bambini sono più sicuri in carcere che a casa”. Pd e M5s contro il senatore ferrarese Alberto Balboni (FdI), che aveva parlato di “teoria Salis” e di un’opposizione che vuol favorire la criminalità organizzata.
Il decreto Sicurezza è stato convertito al Senato, dopo l’approvazione alla Camera del 29 maggio e la decisione del governo di porre la questione di fiducia, confermata con 109 voti favorevoli, 69 contrari e un’astensione. “Con l’approvazione definitiva del decreto, il Governo compie un passo decisivo per rafforzare la tutela dei cittadini, delle fasce più vulnerabili e dei nostri uomini e donne in divisa”: lo scrive, in un post su X, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
“Un provvedimento strategico, fortemente voluto da questo governo, che introduce nuovi ed efficaci strumenti per rafforzare il contrasto a criminalità e terrorismo, garantire una maggiore protezione dei cittadini, in particolare dei più fragili, e valorizzare il lavoro quotidiano delle nostre Forze dell’ordine” scrive il titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, su X.

E’ stata una seduta movimentata, dopo che i senatori dell’opposizione, per protesta, si sono seduti a terra davanti ai banchi del governo, urlando “Vergogna, vergogna” e chiedendo di convocare la conferenza dei capigruppo. I senatori del centrosinistra erano a gambe incrociate, alcuni con cartelli dov’era scritto “Denunciateci tutti” o “Vergogna”: riferimento alla punibilità – prevista nel provvedimento -, in alcuni casi (come le rivolte in carcere), di atteggiamenti di resistenza passiva o al reato di blocco stradale.
Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha evidenziato che non avrebbe interrotto la seduta perché ci sono precedenti, ma poi l’ha sospesa, parlando con uno dei capigruppo di opposizione. La conferenza ha registrato le critiche al testo delle opposizioni, che hanno parlato in coro di “svolta autoritaria” con il decreto.
“Le donne che fanno figli per poter rubare, non sono degne di farlo”: queste le parole, pronunciate durante la discussione generale sul dl dal senatore di Fratelli d’Italia Gianni Berrino, che hanno riacceso lo scontro a Palazzo Madama tra maggioranza e opposizione. In particolare, viene fortemente criticato il passaggio dell’intervento del senatore in cui ha sostenuto che “un bambino sta più sicuro in carcere che a casa, con genitori che li concepiscono per andare a delinquere…”.
“Le parole pronunciate dal senatore Berrino sono semplicemente inaccettabili. Affermare che le donne che fanno figli per poter rubare non sono degne di farli non è solo una grave caduta di stile: è l’espressione brutale di una visione disumana, che calpesta i diritti, la dignità e la complessità delle vite reali di tante donne, bambine e bambini coinvolti” dichiara Michela Di Biase, capogruppo del Partito democratico nella Commissione bicamerale Infanzia e adolescenza.
I 14 NUOVI REATI INTRODOTTI DAL DECRETO (da wired.it)
Durante la votazione finale, tra le proteste dell’opposizione – con senatori seduti a terra davanti ai banchi del governo – la maggioranza ha blindato il testo ricorrendo nuovamente alla fiducia, impedendo l’esame di oltre 900 emendamenti.
Il decreto, voluto dalla Lega di Salvini e da Fratelli d’Italia, introduce quattordici nuovi reati e diverse aggravanti, rafforzando l’approccio italiano alla sicurezza pubblica nel segno di una linea più dura su ordine pubblico e immigrazione. Il provvedimento ha scatenato dure critiche dalle opposizioni italiane e da organizzazioni come Antigone, Human Rights Watch e un gruppo di esperti Onu per i diritti umani, secondo cui la nuova legge rappresenta “il più grave attacco alla libertà di protesta degli ultimi decenni” e rischia di colpire in modo sproporzionato minoranze razziali, migranti e rifugiati, sollevando timori per possibili discriminazioni e violazioni dei diritti fondamentali.
Tra le misure più significative del decreto sicurezza figura innanzitutto il reato di occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui, punito con fino a sette anni di reclusione. La norma prevede aggravanti specifiche se l’occupazione avviene contro persone anziane o inferme, oppure su edifici pubblici, consentendo di procedere d’ufficio. Ciò che rende particolarmente innovativa questa disposizione è la possibilità per la polizia giudiziaria di disporre il rilascio immediato dell’immobile anche senza mandato del giudice in caso di occupazioni illegittime, il che rappresenta una significativa deroga alle procedure ordinarie. Sul fronte del contrasto al terrorismo, il decreto introduce il reato di detenzione di materiale con finalità di terrorismo, punito con reclusione da 2 a 6 anni, e la diffusione online di istruzioni per atti violenti o sabotaggi.
Strettamente collegata alla repressione delle forme di protesta è poi la criminalizzazione dell‘impedimento alla libera circolazione su strada o ferrovia, che trasforma in reato penale quello che prima era solo un illecito amministrativo. Chi blocca la strada con il proprio corpo rischia fino a un mese di reclusione o multa fino a trecento euro, mentre se il blocco è organizzato da più persone riunite la pena sale da sei mesi a due anni. La misura colpirà direttamente le forme di protesta nonviolenta adottate dai movimenti ambientalisti e da altri gruppi di attivisti, nonostante fossero state depenalizzate nel 1999 proprio in virtù del loro rilievo costituzionale, legato alla libertà di manifestazione del pensiero. Sempre in tema di proteste, viene introdotta un’aggravante per il danneggiamento di beni commesso con violenza o minaccia verso persone, che può portare la pena fino a 5 anni di carcere e 15mila euro di multa; e vengono introdotte pene più severe per il deturpamento e imbrattamento di beni pubblici come graffiti e scritte, che vanno dai 6 mesi a un 1 e mezzo di reclusione. In fine, si inaspriscono le sanzioni per resistenza e violenza a pubblico ufficiale quando commesse per impedire la costruzione di opere pubbliche o infrastrutture strategiche, con possibili condanne fino a 20 anni in caso di conseguenze gravi.
Parallelamente all’introduzione di nuovi reati, il decreto rafforza significativamente le tutele per le forze dell’ordine, introducendo misure che modificano il rapporto tra agenti e procedimenti giudiziari. Poliziotti, vigili del fuoco e militari indagati per fatti legati al servizio non saranno più sospesi automaticamente. Lo Stato coprirà le loro spese legali fino a diecimila euro per ogni fase del processo, senza possibilità di rivalsa in caso di archiviazione, proscioglimento o non luogo a procedere, salvo gravi negligenze. Di fatto, il provvedimento sposta l’onere della prova sulla magistratura, che dovrà dimostrare l’eventuale irregolarità del comportamento dell’agente prima di negare tutele o sospensioni.
Sul piano operativo e tecnologico, il decreto prevede un investimento statale di oltre 20 milioni di euro in 3 anni per dotare le forze di polizia di bodycam e sistemi di videosorveglianza da utilizzare nei servizi di ordine pubblico, nel controllo del territorio e nella vigilanza di siti sensibili. Inoltre, gli agenti potranno portare armi private senza licenza anche fuori servizio. Inoltre, viene esteso il potere di arresto in flagranza differita — cioè non immediato — nei casi di lesioni gravi o gravissime a un pubblico ufficiale durante manifestazioni in luoghi pubblici o aperti al pubblico.
A rafforzare ulteriormente l’impianto securitario, il provvedimento inasprisce le pene per diversi reati contro il patrimonio e la persona, introducendo aggravanti specifiche per i reati commessi nelle stazioni ferroviarie, metropolitane o sui mezzi di trasporto. Nasce inoltre un nuovo reato di truffa aggravata nei confronti degli anziani, punito con pene da 2 a 6 anni di carcere e multa fino a 3mila euro. Si inaspriscono inoltre le sanzioni per chi impiega minori nell’accattonaggio, con pene fino a 5 anni di reclusione. e viene ampliato il cosiddetto Daspo urbano per allontanare dalle aree sensibili chi commette determinati reati.
Sul fronte delle misure più controverse, il decreto vieta completamente la cannabis light, rendendo illegali lavorazione e commercio delle infiorescenze di canapa indipendentemente dal contenuto di Thc, mentre in tema di immigrazione vengono introdotte nuove restrizioni per l’acquisto di Sim card, (sarà necessario il permesso di soggiorno). Particolarmente controversa è la modifica sulla detenzione delle madri: le donne incinte o con figli piccoli possono essere detenute in carcere ordinario anziché in strutture a custodia attenuata.
Il decreto estende inoltre da 3 a 10 anni il termine per revocare la cittadinanza a chi viene condannato per terrorismo, introduce nuove misure di assistenza per le vittime dell’usura e modifica la gestione dei beni confiscati alle mafie. In tema di servizi di intelligence, il provvedimento rende permanenti le tutele per gli agenti dei servizi segreti che possono compiere determinati reati se autorizzati dal Presidente del Consiglio, come partecipazione ad associazioni sovversive e direzione di organizzazioni eversive, mentre è stata eliminata la controversa norma che avrebbe obbligato università e pubbliche amministrazioni a collaborare con i servizi in deroga alla privacy-