In Italia sta aumentando il numero dei ristoranti, agriturismi e stabilimenti balneari che non accettano bambini. Disturbano. Quindi la ricettività turistica nel nostro Paese già appesantita da privilegi e malcostume (vedi le spiagge), in base ai nuovi dettati del marketing, sarà appannaggio solo degli adulti e delle coppie. Sei anni fa, secondo un’indagine dell’Unione Pubblici Esercizi Attività del Turismo pubblicata da Repubblica.it, si contavano appena 52 strutture che non accettavano minorenni. Un numero abbastanza esiguo che ha dato l’avvio però a un trend. Oggi il numero è cresciuto fino ad arrivare a 200 locali solo per adulti, con una concentrazione particolare in Trentino-Alto Adige, Veneto, Sardegna e Sicilia.
Ci sono hotel e resort di lusso come La Scalinatella a Capri e il Costa Rey Wellness & Spa in Sardegna che accolgono solo adulti. Ma anche ristoranti come l’Osteria del Sole a Bologna che tre mesi fa ha esposto un cartello che sconsigliava l’ingresso ai bambini. Sarebbero 20 gli alberghi italiani, secondo alcuni siti tedeschi, che negano l’accesso agli under 11.
Nel Paese che sta scomparendo per effetto dell’inverno demografico, spuntano cartelli con la scritta, odiosa e discriminatoria, “vietato ai bambini”. Di recente i social media hanno denunciato il caso di una famiglia con una bimba celiaca che si è vista negare l’accesso in spiaggia con il proprio pranzo al sacco. L’Udicon (Unione Difesa Consumatori) ha chiarito che, trattandosi di demanio pubblico, le regole arbitrarie non sono legittime e le famiglie possono rivolgersi alle autorità. Ma i privati possono ricorrere a questa discriminazione? Perché non vietare l’ingresso a coloro che abusano di alcol e che spesso rovinano con urla e schiamazzi la cena a parecchi avventori?
Il caso più emblematico e longevo è quello del ristorante pizzeria Sirani a Bagnolo Mella, in provincia di Brescia, dove i bambini sotto i dieci anni non possono entrare dopo le 21, una decisione presa più di dieci anni fa. Altri esempi significativi includono il Pelican beach resort e spa di Pittulongu, Olbia, che non accetta prenotazioni per ospiti sotto i 15 anni e la Tenuta Giardini di Bibbona, nel Livornese, con porte chiuse per gli under 11.
Il fenomeno assume proporzioni ancora maggiori all’estyero. In Spagna gli hotel Iberostar fanno pernottare solo ragazzi sopra i 14 anni e addirittura i resort della catena di lusso Sandals dai 18 anni in su. Questo dimostra come la politica “adults only” stia diventando una strategia di marketing.
Alcuni locali pubblicizzano con parole suadenti e mielose il loro rifiuto di accogliere bambini puntando sull’intimità della coppia e degli adulti che non vengono infastiditi. Un ristorante child-free in Italia, nella lista di presentazione mette anche la joie de vivre. Gioia di vivere, in buona sostanza, dovuta all’assenza di mocciosi.
“Perchè non concedersi un’esperienza culinaria in pieno relax, dove la sala è dedicata solo ad adulti e coppie”, scrive nella lista il ristorante della gioia di vivere? “Può sembrare un argomento delicato, soprattutto in una nazione come l’Italia, dove si sa “la mamma è sempre la mamma”. Eppure anche alle mamme e ai papà più attenti farebbe bene una serata dedicata solo a sé stessi, senza schiamazzi e pianti di sottofondo. In Italia più che in altri Stati, sembra un sacrilegio vietare l’accesso di alcuni ristoranti ai bambini”.
“Ci sono molte persone – prosegue la pubblicità del locale – che ancora non conoscono il concetto di ristoranti riservati a un pubblico adulto. C’è chi guarda alla cosa con sospetto, pensando ai poveri piccoli che non troveranno un ristorante a loro dedicato. C’è anche chi si chiede perché si dovrebbe preferire cenare in un ristorante per soli adulti in Italia. Completamente assente l’animazione per bambini, i giochi dei più piccoli, al loro posto angoli relax, vini d’eccezione, e una vista che ogni adulto saprà apprezzare”.