sabato 7 Giugno 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

VOLANO GLI STRACCI

Un grande amore che si spegne con stracci che volano, tra accuse velenose, minacce e contratti miliardari cancellati di colpo. Tra Elon Musk, l’uomo forse più ricco del mondo, e Donald Trump, l’uomo forse più potente del pianeta, comincia la fase del divorzio che tutto è meno che consensuale e, soprattutto, civile. Gli stracci sono ben visibili dallo Studio Ovale, dove si è consumato per un tempo molto breve un  amore che sembrava eterno. Stracci che danno della Casa Bianca al mondo intero l’immagine di un condominio litigioso e vendicativo, o, per dirla con scene cult del cinema americano, di una estenuante e feroce guerra dei Roses. Ma è soltanto il primo tempo, aspettiamoci altri retroscena e rivelazioni sioccanti. Gli scheletri nell’armadio sono parecchi per la gioia di quella stampa e opinione pubblica che si volevano mettere a tacere.

E’ senza alcun dubbio lo scontro più pericoloso e foriero di problemi che si prospetta per la nuova classe politica di Destra che si è insediata alla presidenza, con esiti imprevedibili per la democrazia americana. A tal punto che Musk lascia aperta un’ipotesi che inquieta lo stordito e complesso mondo repubblicano che non ha del tutto digerito la politica aggressiva e senza freni del tycoon: la creazione di un suo partito. Il che nell’imminenza delle elezioni di mid term del 2026 è un grosso rischio per l’esercito di fanatici che affolla la Casa Bianca, portato avanti da un altro fanatico, un sudafricano che si spaccia per visionario.

Il rapporto tra i due, celebrato per anni tra cene, tweet di sostegno e miliardi di dollari in donazioni, sembra ormai essere giunto al capolinea con strascichi che fanno presupporre come la storia sia soltanto agli inizi, con sullo sfondo, addirittura, anche l’ipotesi di un impeachment del presidente degli Stati Uniti. Una parola che comincia a circolare con sempre maggiore insistenza sui social, il vero terreno di scontro tra Musk e il presidente.

La frattura si è consumata in pochi giorni, a colpi di dichiarazioni pubbliche, post velenosi e una bomba mediatica lanciata da Musk sul social X di sua proprietà: l’accusa, senza mezzi termini, che l’ex presidente degli Stati Uniti sia citato nei famigerati “file di Epstein”.

Musk ha immediatamente replicato sulla sua piattaforma, accusando Trump di ingratitudine e rivendicando il proprio ruolo nella vittoria elettorale del tycoon: “Senza di me non avrebbe mai vinto. Che ingratitudine”.

La spaccatura politica ha radici più profonde. Uno dei motivi principali di attrito riguarda la nomina del nuovo capo della Nasa. Musk aveva caldeggiato Jared Isaacman, imprenditore spaziale e suo amico personale. Trump aveva accolto il suggerimento, ma ha poi ritirato la nomina quando sono emerse donazioni politiche di Isaacman a candidati democratici. “Abbiamo vinto, e non dobbiamo nominare un democratico”, ha spiegato il presidente

A peggiorare la situazione è stata la crescente ostilità di Trump verso i veicoli elettrici, sostenendo tagli netti ai sussidi destinati a Tesla. “Cancellare i contratti governativi a Musk farebbe risparmiare miliardi”, ha scritto Trump su Truth Social, lasciando intendere un possibile ridimensionamento delle commesse federali a SpaceX e Tesla.

“Alla luce della dichiarazione del presidente Trump sulla cancellazione dei miei contratti governativi, SpaceX inizierà subito a disattivare la sua navicella spaziale Dragon”. Così Elon Musk nell’ennesimo post su X replica al presidente Usa che poco prima su Truth aveva scritto che “il modo più semplice per risparmiare nel nostro bilancio, miliardi e miliardi di dollari, è revocare i finanziamenti e i contratti governativi di Elon”.

Ma è stato Musk a calare l’asso più pericoloso, un’autentica bomba lanciata nel dibattito pubblico americano. In un post diventato virale, il multimiliardario ha scritto: “È il momento di sganciare la bomba più grande: @realDonaldTrump è nei file di Epstein. Questo è il vero motivo per cui non sono stati resi pubblici. Buona giornata, DJT!”. L’affermazione è tra le più gravi mai mosse pubblicamente contro Trump da una figura del suo stesso entourage. Musk ha anche lasciato intendere che è venuto il momento di fondare un nuovo partito.

I “file di Epstein” si riferiscono a un vasto archivio giudiziario che include registri di volo, agende, testimonianze e documenti relativi al finanziere e criminale sessuale Jeffrey Epstein (nella foto), arrestato e condannato per abusi sessuali e traffico internazionale di minori, morto nell’agosto del 2019- Molti nomi di personaggi influenti, tra cui politici, accademici e imprenditori, sono già emersi, ma altri documenti rimangono riservati per motivi legali e di privacy. Musk sostiene, senza però fornire prove, che Trump figuri tra i nomi nascosti, e che questa sia la ragione della mancata pubblicazione integrale.
Finora, nessuna prova concreta supporta le parole di Musk. Trump, come molte altre personalità pubbliche – tra cui Bill Clinton e il principe Andrea – aveva conosciuto Epstein, ma non è mai stato formalmente accusato di reati legati al caso. La dichiarazione del patron di X appare dunque più come una provocazione politica che una denuncia fondata.

L’obiettivo di Musk potrebbe essere quello di forzare la mano alla giustizia affinché pubblichi tutti i file ancora sotto sigillo. Oppure, più banalmente, potrebbe trattarsi di una vendetta mediatica personale.

In ogni caso, l’effetto è immediato: l’accusa rilancia l’attenzione sui lati oscuri della vicenda Epstein e scuote l’opinione pubblica. Con toni che ricordano una faida da soap opera, lo scontro tra Musk e Trump ha smesso di essere privato. La loro relazione, una volta celebrata come un’alleanza tra titani dell’economia e della politica, si è trasformata in una guerra aperta, combattuta sui social e in conferenze stampa.

In un’America già polarizzata, l’esplosione di questa faida aggiunge benzina sul fuoco. E se davvero emergeranno dettagli concreti dai file di Epstein, le conseguenze potrebbero andare ben oltre il semplice scontro personale. Potrebbero cambiare, ancora una volta, il destino politico degli Stati Uniti.

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