martedì 4 Novembre 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

LA FIGURACCIA

Un immigrato si toglie la vita per aver perso il lavoro e i giornali, obbedendo a un riflesso su tutto ciò che è immigrazione, che poco ha a che vedere con la deontologia professionale, hanno subito scritto di una morte per un regolamento di conti tra bande rivali. Solo due testate, Open e Riviera 24, hanno riportato la vera notizia, salvando la faccia a un’informazione che anche nei suoi più importanti rappresentanti cade nei toni allarmati e allarmistici. Insomma, una figuraccia.

Tale riprovevole atteggiamento della quasi totalità dei media italiani è stato messo in risalto da Piero Santonastaso sul sito professione reporter.eu. Scrive il giornalista: “Sono finiti i tempi in cui un giorno sì e l’altro pure i media si occupavano di immigrazione e immigrati con toni allarmati o allarmistici (a seconda dell’orientamento politico). Acqua passata, il governo Meloni ha risolto il problema con il contrasto alle ong, la negazione dei soccorsi, gli accordi con i satrapi nordafricani (e albanesi) e il varo dell’indefinito Piano Mattei. Insomma, nell’immaginario collettivo l’immigrazione clandestina è scomparsa, anche se i numeri dicono altro: al 29 ottobre 2025 +6,6% di sbarchi rispetto allo stesso periodo del 2024. Però le redazioni continuano a soffrire di riflessi pavloviani. La parola “immigrato”, in qualsiasi contesto di cronaca, provoca reazioni automatiche poco compatibili con la deontologia di cui tutti amano riempirsi la bocca”.

L’ultimo, triste esempio è quello di MD Nur Alam, un trentaseienne del Bangladesh trovato con la gola tagliata su una sponda del fiume Roja, a Ventimiglia, nella notte di lunedì 27 ottobre. Modalità tali da far scattare i riflessi condizionati di cui si accennava: Corriere della Sera, Repubblica, Stampa, Secolo XIX, Primocanale e altri media hanno puntato subito sul regolamento di conti tra bande criminali rivali, ovviamente di extracomunitari, e lì si sono fermati (sul sito del Corriere della Sera, sabato 1° novembre, in calce alla notizia compare ancora la scritta “in aggiornamento”).

Per fortuna, qualcuno ha difeso l’onore della categoria, Open e Riviera 24 su tutti. Grazie a loro si è scoperto, dopo l’accurato controllo della notizia che dovrebbe essere sempre al primo posto nella stesura di una notizia, che non di guerra per bande si era trattato, “ma della devastante storia di un immigrato arrivato in Italia per guadagnare il necessario a mantenere moglie e figlio, rimasti in patria. MD (sta per Mohammed) Nur Alam ha provato diversi lavori, tutti interrotti a causa delle sue pessime condizioni di salute. L’ultimo era quello di magazziniere in un emporio gestito da cinesi, da dove però lunedì 27 dopo l’ennesimo malore era stato cacciato su due piedi (lavoro nero, nessuna formalità). Nur Alam è tornato a casa, ha raccontato l’accaduto al cognato,  ha preso un coltello, è andato al Roja e si è tagliato la gola”.

L’epitaffio è del Comitato di Ponte San Ludovico per il Memoriale delle Vittime della frontiera: “Un’altra persona migrante ha perso la vita nel nostro territorio. Stavolta non per passare il confine ma perché squalificata dal razzismo, dalla fatica di trovare un proprio posto e realizzare dignitosamente il proprio progetto migratorio”. Alla voce “razzismo” includiamo gli atteggiamenti più o meno condizionati di una parte consistente delle nostre redazioni”.

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FONTI: Professione reporter, Comitato Ponte San Ludovico, Memoriale Vittime della frontiera

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