sabato 10 Maggio 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

LA GRANDE PARATA DI PUTIN / Ma la Russia è stanca della guerra – vd

La Russia commemora la Vittoria (pobeda) ottenuta ottant’anni fa dall’Unione Sovietica contro i nazifascisti. Una parata come non si vedeva da anni, una glorificazione della resistenza sovietica servita, nei calcoli di Putin, a legittimare ancora una volta le guerre – e delegittimare i nemici – di oggi.

Su una Piazza Rossa addobbata a festa, circondato da una trentina di capi di Stato e di governo – tra cui il presidente cinese Xi Jinping, il venezuelano Maduro, il brasiliano Lula, il serbo Aleksandar Vučić e il premier slovacco Robert Fico (unico leader UE presente a Mosca) – Vladimir Putin ha rivendicato la memoria di quei giorni come fondamento dell’identità russa contemporanea.

Il leader del Cremlino ha definito il Giorno della Vittoria come “la festa più importante per ogni cittadino russo“, ricordando come la pace del dopoguerra fu ottenuta “a caro prezzo” da un’intera generazione, quella dei veterani, che ha dimostrato “sincera devozione alla Patria, determinazione a difendere il Paese e i valori dell’umanesimo e della giustizia“.

Per l’occasione, nel cuore della capitale hanno marciato più di 11.500 uomini in divisa – forze armate, agenti del servizio di sicurezza interno (FSB), Guardia nazionale, unità del Ministero per le emergenze, e oltre 1.500 reduci del fronte ucraino. Accanto a loro, anche le delegazioni militari di tredici Paesi – tra cui Cina, Egitto, Vietnam, Turkmenistan, Kirghizistan, Laos e Mongolia. All’ombra della Cattedrale di San Basilio sfilano gli altri veri protagonisti inanimati della guerra in Ucraina: veicoli BRM-1K per ricognizione da combattimento, cannoni semoventi da 152 mm “Giatsint-K” e “Malva”, e una gamma di droni da attacco e sorveglianza come gliu Orlan-10, Orlan-30, Zala, Lancet-51 e 52, Harpy e Geran. A completare lo sfoggio bellico, missili balistici Iskander, sistemi Tornado-S e lanciafiamme termobarici TOS-2 Tosochka. A sorvegliare i cieli le pattuglie acrobatiche “Cavalieri russi” e “Rondoni” affiancate da più minacciosi caccia Su-30 e MiG-29.

Mentre il presidente cinese Xi Jinping e il suo omologo brasiliano Lula da Silva sono stati tra gli ospiti internazionali più importanti, il primo ministro slovacco Robert Fico si è distinto come unico leader presente tra i 27 Paesi Ue. Fico, che ha apertamente contestato le politiche dell’Unione europea sull’Ucraina, ha ignorato gli avvertimenti dell’Alta rappresentante per la politica estera dell’Ue Kaja Kallas, che lo aveva intimato di non visitare Mosca. Fico ha risposto dicendo: “Nessuno può ordinarmi dove andare o non andare”.

Mercoledì, anche il presidente serbo Aleksandar Vučić si è recato in Russia, in quella che è stata la sua prima visita dopo l’invasione dell’Ucraina. Anche in questo caso, sono rimasti inascoltati gli avvertimenti di Bruxelles, la quale aveva avvisato che una visita a Mosca avrebbe potuto far deragliare le ambizioni della Serbia di entrare nel blocco. Putin ha incontrato anche i leader di Cuba e Venezuela, anch’essi in visita a Mosca. Con il presidente venezuelano Nicolás Maduro ha firmato un accordo di partenariato strategico e cooperazione.

Eppure – fanno rilevare le agenzia di stampa internazionali – è stata una Giornata dolceamara per i tanti russi che, fino a poche settimane fa, si auspicavano per il 9 maggio l’annuncio della fine dell’occupazione dell’Ucraina e di un ritorno alla normalità. I sondaggi sembrano dipingere un quadro complesso: secondo una rilevazione condotta dal Levada Center ad aprile, solo il 30% dei russi intervistati si dice favorevole al proseguimento del conflitto, il dato più basso dall’inizio dell’invasione e che scende al 18% nella fascia di età tra i 18 e i 39 anni (mentre sale al 40% tra gli over 55). Il 61% degli intervistati si dice invece favorevole all’avvio di negoziati con Kyiv, mentre il 40% ritiene che la guerra abbia causato più danni che benefici alla Russia.

 

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