Negli Anni Trenta “anziché la cooperazione prevalse la dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura”. È il parallelismo compiuto da Sergio Mattarella, presidente della Repubblica, nel suo intervento all’Università di Marsiglia che gli ha conferito la laurea honoris causa. Una Marsigliese del Terzo Millennio in piena regola quella “cantata” dal capo dello Stato: all’America di Trump, all’Europa divisa e che tentenna tra l’essere vassalla o protagonista, a Putin, a coloro che vogliono abbattere le organizzazioni internazionali, che proprio ora invece vanno difese, e ai nuovi “feudatari” come Musk che vogliono appropriarsi perfino dello spazio. Ebbene, il messaggio di Mattarella è cristallino: “L’Europa non tradirà mai libertà e democrazia”.
Da Marsiglia arriva l’invito agli europei a non chiudere gli occhi, a prendere posizione contro le dinamiche politiche che stanno squarciando l’Occidente dopo la vittoria di Trump e dell’accesso alla Casa Bianca dell’uomo più ricco del mondo, Elon Musk, “simbolo dell’oligarchia tecnologica che ha conquistato lo spazio e ora vuole orientare la politica americana”.
Mattarella si è poi chiesto: “L’Europa intende essere oggetto nella disputa internazionale o divenire soggetto di politica internazionale, nell’affermazione dei valori della propria civiltà?. Può accettare – ha incalzato, conquistando l’attenzione degli studenti – di essere schiacciata tra oligarchie e autocrazie, con la prospettiva di un vassallaggio felice?”.
Bisogna decidere: essere “protetti” oppure essere protagonisti”. Il capo dello Stato non ha dubbi: per l’Europa è proprio arrivata l’ora di scegliere, l’ora di replicare, l’ora di ritrovarsi. Il ragionamento del presidente è analitico, denso di richiami storici: non lascia scampo all’urgenza del momento. Le sue preoccupazioni trovano fondamenta negli insegnamenti della storia, una storia che non è finita bene. Dopo aver usato le parole più chiare della sua presidenza sull’Ucraina – negli Anni Trenta anziché la cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. Fu questo il progetto del Terzo Reich e l’aggressione russa all’Ucraina è di questa natura”.
Il Parallelismo. Mattarella, raramente così esplicito e così duro, ha ricordato che “crisi economica, protezionismo, sfiducia tra gli attori mondiali e forzatura delle regole liberamente concordate diedero un colpo definitivo alla Società delle Nazioni sorta dopo la Prima Guerra Mondiale, già compromessa dalla mancata adesione degli Stati Uniti che, con il presidente Wilson, ne erano stati fra gli ispiratori. Si trattò per gli Usa del cedimento alla tentazione dell’isolazionismo”.
Neo-feudatari usurpatori delle sovranità democratiche. Accanto a una nuova articolazione multipolare dell’equilibrio mondiale si riaffaccia, con forza e in contraddizione con essa, il concetto di ‘sfere di influenza’, all’origine dei mali del XX Secolo che la mia generazione ha combattuto. Un tema cui si affianca quello di figure di neo-feudatari del terzo millennio, novelli corsari cui attribuire patenti, che aspirano a vedersi affidare signorie nella dimensione pubblica, per gestire parti dei beni comuni rappresentati dal cyberspazio nonché dallo spazio extra-atmosferico, quasi usurpatori delle sovranità democratiche”.
La prima carica dello Stato, in un parallelismo tra la situazione precedente alla Seconda Guerra Mondiale e quella odierna, ha osservato che “la strategia dell’appeasement (il fare concessioni politiche, materiali o territoriali a una potenza aggressiva nell’intento di evitare un conflitto, ndr)) non funzionò nel 1938. La fermezza avrebbe evitato la guerra. Avendo a mente gli attuali conflitti, può funzionare oggi?”
Ha aggiunto: “Un abbandono delle responsabilità condusse quei Paesi a sacrificare i principi di giustizia e legittimità nel proposito di evitare il conflitto, in nome di una soluzione qualsiasi e di una stabilità che inevitabilmente sarebbero venute a mancare”. Negli Anni Trenta anziché la cooperazione, a prevalere fu il criterio della dominazione. E furono guerre di conquista. Fu questo il progetto del Terzo Reich in Europa. L’odierna aggressione russa all’Ucraina è di questa natura”.
Quindi con riferimento alle scelte dei tre Paesi dell’Asse “la Germania, con Hitler cancelliere, si ritirò nel 1933. Lo stesso fece il Giappone. L’Italia uscì nel 1937. Questi ultimi due Paesi, con Francia, Impero britannico e la stessa Germania, erano membri permanenti del consiglio della Società delle nazioni. Fin dall’inizio purtroppo la Società delle Nazioni non seppe fare argine all’espansionismo, alle ripetute violazioni della sovranità territoriale, in Europa come in altri continenti”.

“Oggi come allora si allarga il campo di quanti, ritenendo superflue se non dannose per i propri interessi le organizzazioni internazionali, pensano di abbandonarle. Interessi di chi? Dei cittadini? Dei popoli del mondo? Non risulta che sia così”, incalza Mattarella, che poi ricorda: “Le conseguenze di queste scelte, la storia ci insegna, sono purtroppo già scritte. È il momento di agire ricordando le lezioni della storia”. Qui Mattarella fa un chiaro riferimento alle recenti decisioni dell’America di Trump che sta abbandonando o minaccia di farlo varie organizzazioni sovranazionali.
Il presidente ha proseguito la lectio magistralis a Marsiglia con il parallelismo tra passato e presente: “La crisi economica del 1929 scosse le basi dell’economia globale e alimentò una spirale di protezionismo, di misure unilaterali, con il progressivo erodersi delle alleanze. Molti Stati non colsero la necessità di affrontare quella crisi in maniera coesa, adagiandosi invece su visioni ottocentesche, concentrandosi sulla dimensione domestica, contando sulle risorse di popoli asserviti d’Oltremare”.
A proposito dell’affermarsi di fascismo, nazismo e franchismo, Mattarella ha spiegato: “Fenomeni di carattere autoritario presero il sopravvento in alcuni Paesi, attratti dalla favola che regimi dispotici e illiberali fossero più efficaci nella tutela degli interessi nazionali”. Il riferimento del capo dello Stato alla storia del Novecento non è stato casuale: “Spesso gli squilibri che affiorano hanno radici remote negli strascichi lasciati dai conflitti del passato. Oppure corrispondono a pulsioni, ad ambizioni di attori che ritengono di poter giocare una partita in nuove e più favorevoli condizioni, con l’attenuarsi delle remore rappresentate dalle possibili reazioni della comunità internazionale”.
Tra le cause della deriva che porta ai conflitti, il capo dello Stato ricorda anche “l’emergere di una crescente disillusione verso i meccanismi di cooperazione nella gestione delle crisi. Quegli strumenti nati per poter affrontare spinte inconsulte dirette a riaprire situazioni già regolate in precedenza sul terreno diplomatico”. (Fonti: Quirinale, Rai, social media – Foto: Quirinale)