venerdì 29 Agosto 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

LA MATEMATICA DELLA GUERRA

La guerra fa milioni di vivi. A noi poi finirli lentamente? La guerra scoppia, di salute (…) riusciamo a distinguere il movente dal morente? Sono le parole dell’attore e paroliere Alessandro Bergonzoni che rimandano a questi anni di guerre, sopraffazione, ferocia e iiinsensibilità. Anni in cui i vivi vengono eliminati lentamente.
La guerra è entrata nella nostra quotidianità e nelle nostre vite un tempo pacifiche e pacificate con tutto il suo contorno di propaganda, lessico smussato e adulterato. Per farla passare cosa normale, dandole dignità attraverso definizioni del tipo “è la prosecuzione della politica con altri mezzi”. Mezzi corazzati, s’intende. Illusi, la guerra è la mancanza della politica. Nasce sempre dall’indifferenza e dalla prepotenza accompagnata dall’avidità e da interessi molto materiali.
E’ la sublimazione della degenerazione, se ci affidiamo alle parole di Camus. Degenerazione dei valori che porta al terrore, alla perdita della libertà mentale, attraverso il non sapere che cos’è la passione, in questo continuo rifugiarsi, appunto, nella matematica degli istinti.
La caratteristica di un conflitto moderno – con il suo carico insopportabile di sangue, violenza e dolore – è la convinzione generale che riguardi soltanto gli altri:  altri popoli, altri soldati, altre comunità, altre sofferenze, altre ingiustizie, altro tutto. Quelle immagini che arrivano dalla Palestina non riguardano, infatti, le nostre città, il quartiere vicino. I nostri palazzi sono ancora in piedi e la vita scorre normale. Al bar si continua a parlare della Serie A e del calciomercato, tra un caffè e un croissant. Quale condizione migliore per far crescere l’indifferenza…
“Ormai si muore, si ama e si uccide soltanto per procura. Ciò che conta è far trionfare una dottrina” insegnava Camus agli studenti americani. In questo passaggio ci spiegava già ottant’anni fa come l’Europa conosca soltanto la solitudine e il silenzio. Non a caso la parola spesso usata dai commentatori è “irrilevanza”. L’unica alternativa che ci viene concessa è quella di essere o vittime o carnefici. Non credendo a nulla tutto è permesso e nulla è importante. Siamo dentro un impasto di cose importanti ma indistinte. Chi ha ragione, allora? Colui che trionfa.
La pace diviene così velleitaria, un soffio di vento. La guerra e quel che di odioso e crudele si porta appresso non può essere contrastata e combattuta con una parola indefinita, vaga e priva di conseguenze. I guerrafondai e gli autocrati hanno gioco facile nel controbattere: “Diteci come fare”. I prepotenti,  i padroni delle tecnologie sanno benissimo che la pace non ha armi esplosive e letali. Riescono a combatterla con facilità estrema, poiché al di qua del conflitto, non sappiamo usare le vere armi che potrebbero metterli in difficoltà.
Quand’è che l’America ha perso la guerra in Viet-Nam? Quando le tv cominciarono a mostrare le bare dei soldati morti avvolte nella bandiera. E ci siamo chiesti perché Israele colpisce e uccide anche i giornalisti a Gaza? Per non mostrare al mondo il vero volto della guerra, della protervia, del cinismo e, soprattutto, donne e bambini affamati. Fanno sì che le opinioni pubbliche si dividano e mettano in dubbio ciò che vedono, ossia la realtà.
*** A giorni salperà la flottiglia delle Ong per portare cibo e aiuti materiali alla Palestina. Vedremo la reazione violenta di Israele che sta vivendo però un cambiamento in seno alla sua opinione pubblica. Migliaia e migliaia di persone che protestano contro la guerra e la deportazione a Gaza. E sui giornali di tutto il mondo cominciano a spungtare i pentimenti dei sostenitori della guerra. Ex politici, ex grandi commis degli Stati che abbracciano la paroa pace.
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