La Rassegna sui generis di Professione Reporter sulle notizie dai media che riguardano donne dal 6 all’11 ottobre, si apre con un mosaico di testimonianze di donne, architette, ministre, scrittrici, giornaliste, operatrici umanitarie dal Medio Oriente in fiamme.
NON PIU’ DRONI. Sabato 11 ottobre: a Gaza l’esercito israeliano ha iniziato a ritirarsi e migliaia di palestinesi si sono messi in marcia per ritornare là dove erano stati sfollati. La tregua è precaria, e come dice la ventisettenne Suleiman a Repubblica “è pericoloso anche muoversi perché ci sono esplosivi piazzati dall’Idf e da Hamas”; ma Fatima, 33 anni, che ha già visto la sua casa rasa al suolo, è positiva: “C’è qualcosa di bello, comunque. Il silenzio. Non sento più i droni”.
Repubblica 10 ottobre. Iniziata la tregua, si scatena la festa. Può essere una trappola, ma il sollievo è enorme. La reporter palestinese Ruwaida Amer, raccoglie la testimonianza di una donna che vive nel campo di Al Mawasi: descrive la felicità soprattutto dei bambini, che riempiono le strade. Manuela Dviri, giornalista italoisraeliana, sul Fatto annota: “Netanyahu cercherà di accreditarsi come l’autore del miracolo, e forse chiederà elezioni anticipate sperando persino di farcela. Tutto pur di non finire in prigione come merita”.
Da Repubblica Concita de Gregorio commenta che le notizie della guerra sono bellissime e pessime. Pessime perché sarebbe la vittoria delle maniere forti, del ricatto e della minaccia. Più conciliante sul Corriere Lucia Annunziata, che dichiara: “Bisogna dare atto a Trump di aver avviato un processo di pace. La sinistra italiana è stata cauta sul 7 ottobre, ma i morti per violenza sono tutti uguali. E le piazze per la Palestina sono state molto utili perché come forte traino emotivo”.
PACE LONTANA. Su La Stampa, Nathalie Tocci, Direttrice dell’ Istituto Affari Internazionali, spiega perché la vera pace è ancora lontana. Punti critici: non sarà liberato Marwan Barghouti, l’unico capace di raccogliere il consenso popolare e traghettare i palestinesi verso l’autodeterminazione; inoltre Israele non ha accettato di implementare i 20 punti dell’accordo, ma solo i primi 4 e questo rende possibile la rioccupazione e la ricolonizzazione israeliana di Gaza.
La Stampa ha pubblicato una serie di interventi, reportage e riflessioni. Su Israele e la sua immagine compromessa si focalizza la scrittrice Elena Loewenthal che definisce “surreale” l’invocazione alla fine di Israele. Ricorda che molti israeliani sono ebrei arabi, figli di chi fu cacciato dai paesi islamici dopo il 1948, e chiede: “Se Israele sparisse, chi si prenderebbe cura dei suoi milioni di cittadini, ebrei e arabi?”. La storica Anna Foa riflette sull’isolamento crescente di Israele: “Oggi a essere condannata è un’intera nazione. Le opinioni pubbliche si sono schierate con gli innocenti: non con Hamas, ma con il popolo palestinese”. Sara Shavit racconta la ribellione del mondo culturale israeliano contro il governo Netanyahu.
DEBOLE HAMAS. Da Gaza la narrazione cambia, ma non del tutto: in un’intervista alla Stampa, la ministra degli Esteri dell’Autorità Nazionale Palestinese Varsen Aghabekian, giudica “imperfetto ma utile” il piano di Trump, riconoscendo che anche Hamas, se vuole un ruolo politico, deve accettare il mandato dell’Olp e la soluzione dei due Stati. Mentre Alessia Melcangi descrive la perdita di potere di Hamas: “I miliziani appaiono sempre più fragili dopo l’abbandono degli storici sostenitori come il Qatar. I gazawi, straziati, attribuiscono sempre più colpe agli islamisti. Hamas è un attore politicamente debole, diplomaticamente isolato e socialmente logorato”.
DISTRUZIONE TOTALE. A sottolineare l’urgenza di una soluzione per entrambi i popoli un ampio reportage di Francesca Mannocchi sulla Stampa dal villaggio di Umm al-Khair, nel sud di Hebron, dove duecento beduini vivono tra ruspe e violenze dei coloni, e proseguendo il suo racconto tra le macerie di Gaza intervista operatori sanitari e fornisce le cifre della strage: “La Striscia respira un sollievo fragile. Oggi oltre il 78% degli edifici sono danneggiati o distrutti, ogni giorno sono stati uccisi 28 bambini, il 58% dei farmaci essenziali è esaurito. 67 mila palestinesi uccisi, 42 mila persone hanno subito ferite invalidanti. I bimbi restano malnutriti”.
Sullo sfondo le parole che affida a Repubblica Claire Magone di Medici senza Frontiere, appena tornata da Gaza, dove la situazione è apocalittica, con 64mila bambini uccisi o mutilati, neonati senza incubatrici e carestia dilagante.
EDITORIALI E COMMENTI. La Rassegna sui generis, a cura di GiULiA Giornaliste, è basata su Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Messaggero, L’Avvenire, Domani, il Fatto quotidiano, Libero, Il Manifesto, Il Sole 24 ore, Qn, La Verità, La Gazzetta dello Sport, Tuttosport, Il Corriere dello sport con uno sguardo al web. Dal 6 all’11 ottobre 2025 le firme in prima pagina: uomini 928 donne 329; editoriali, commenti e analisi: uomini 185 donne 38; interviste: a uomini 259 a donne 85.
COSA MANCA. In occasione del primo anniversario della Fondazione Giulia Cecchettin, diversi quotidiani hanno raccontato il toccante intervento del padre, Gino, a Palazzo Marino, alla presenza del Sindaco Beppe Sala e del Presidente del Tribunale Fabio Roia. Qn riporta che Cecchettin ha riflettuto su ciò che manca per contrastare la violenza di genere: una maggiore conoscenza scientifica e culturale del fenomeno. Nella stessa occasione Roia ha ricordato come l’80% delle misure cautelari nel 2024 riguardi reati di violenza di genere. Domani segnala anche la denuncia del magistrato sul malfunzionamento dei braccialetti elettronici: “Occorre intervenire sul gestore che ha vinto la gara d’appalto”. E ribadisce la necessità di aumentare la professionalità nella valutazione del rischio e della pericolosità sociale degli autori di violenze.
FUOCO IN STRADA. Femminicidio a Lettomanoppello (Pescara): Antonio Mancini, 69 anni, ha ucciso l’ex moglie Cleria, 56 anni, sparandole in strada davanti al nipote di 12 anni. L’uomo ha aperto il fuoco anche in un bar, prima di essere fermato.
Sul Corriere, si legge di una 44enne valtellinese violentata e rapinata a Sondrio da un ospite di un centro di accoglienza, che l’avrebbe aggredita sotto l’effetto di alcol o droga, arrivando a strapparle un orecchio. A Pavia, un 29enne, accusato di violenza sessuale sulla vicina, ha aggredito anche la poliziotta che lo sottoponeva a un tampone.
VITTIME BAMBINE. Il 2024 è stato un anno drammatico per i minori in Italia. Come riportano Corriere della Sera e Avvenire, sulla base dei dati della Direzione della Polizia Criminale diffusi per la campagna “indifesa” di Terre des Hommes, sono stati registrati 7.204 reati contro bambini e adolescenti, con un aumento del 4% rispetto al 2023 e del 35% nell’ultimo decennio. In media, 19 casi al giorno, una vittima ogni 75 minuti.
I maltrattamenti in famiglia restano il reato più frequente, con circa 3.000 episodi all’anno. Le bambine sono le principali vittime: costituiscono il 63% del totale e, nei reati sessuali, le percentuali salgono fino all’88% per le violenze semplici e all’86% per quelle aggravate. Preoccupa anche la violenza digitale: la pornografia minorile cresce del 63%. Secondo il rapporto gli incrementi reali sarebbero ancora più gravi, fino a +141% per la pornografia e +73% per la detenzione di materiale, con ragazzine vittime nell’89% dei reati sessuali.
Per Paolo Ferrara, direttore generale di Terre des Hommes, questi numeri mostrano “una epidemia” di violenza, legata al ritorno di modelli patriarcali e all’indebolimento del tessuto sociale.
NON AL COMANDO. Come riporta il Sole 24ore, secondo l’Osservatorio Donne Executive di Sda Bocconi ed Eric Salmon, l’Italia è ultima in Europa per presenza femminile ai vertici aziendali: solo il 17% delle posizioni executive è occupato da donne (18% considerando anche le non quotate). La Francia è al 32%, il Belgio al 24%, la Germania al 23%. In Italia, inoltre, il 22% delle imprese non ha alcuna donna in ruoli apicali. Le dirigenti si concentrano nelle funzioni di staff (risorse umane, legale, sostenibilità), mentre restano marginali nelle aree tecniche e operative, dove i Ceo donne sono appena il 7%. Le norme italiane favoriscono la parità solo nei board non esecutivi, a differenza della Francia, che impone quote di genere crescenti. Le donne hanno minore mobilità internazionale e meno percorsi Stem. La maggioranza appartiene alla Generazione X, segno di un ricambio lento. Gli esperti chiedono piani di successione e sponsorship per colmare il divario e passare dalla “parità di genere alla parità di potere”.
La Rassegna sui generis è frutto del lavoro di squadra di Barbara Consarino, Gegia Celotti, Paola Rizzi, Luisella Seveso, Maria Luisa Villa, Laura Fasano, Caterina Caparello, Elisa Messina.
(nella foto, l’immagine di Mohammed Salem che ha vinto il World Press Photo 2024: una donna di Gaza con il cadavere della nipote fra le braccia)