È il primo Papa proveniente dagli Stati Uniti, nato a Chicago e missionario divenuto vescovo in Perù, abituato dunque a scavalcare confini nazionali: è l’identikit di Robert Francis Prevost, 69 anni, appena eletto 267esimo pontefice della storia della Chiesa cattolica. Fino a ieri tutti lo chiamavano Padre Bob e qualcuno continua a farlo anche oggi, eletto Papa. E’ un Papa cosmopolita, aperto al mondo e con poche simpatie per il mondo gay e le famiglia alternative.

Nella sua esperienza, come ha ricordato di recente il New York Times, c’è una visione che scavalca le frontiere, dunque lontana da certi aspetti dell’attuale politica degli Stati Uniti del presidente Donald Trump. Ha servito per due decenni in Perù, dove è diventato vescovo e cittadino naturalizzato. Fino alla morte di papa Francesco, ha ricoperto uno degli incarichi più influenti in Vaticano, dirigendo l’ufficio che seleziona e gestisce i vescovi a livello globale.

Secondo il New York Times, “il cardinale, membro dell’Ordine di Sant’Agostino, condivide con Francesco l’impegno verso i poveri e i migranti“. Spesso descritto come riservato e discreto, si distingue da Francesco nello stile. I suoi sostenitori sottolineano che con ogni probabilità continuerà la linea della sinodalità, delle consultazioni e dell’apertura voluta da Jorge Mario Bergoglio per coinvolgere i laici negli incontri con i vescovi.

Meno netto il suo approccio nei confronti di cattolici gay, lesbiche, bisessuali e transgender. In un discorso rivolto ai vescovi nel 2012 lamentava che i media occidentali e la cultura popolare alimentassero “simpatia per credenze e pratiche in contrasto con il Vangelo”. Prevost citava in particolare “lo stile di vita omosessuale” e “le famiglie alternative composte da partner dello stesso sesso e dai loro figli adottivi”. Prevost è nato da una famiglia che ha anche origini italiane e francesi.

LEONE XIV / L’americano Prevost nuovo Papa: “Costruiamo ponti”. E cita la pace “disarmata e disarmante”

Una biografia dettagliata del nuovo pontefice è stata pubblicata dalla sala stampa della Santa Sede. Il nuovo papa, già prefetto del Dicastero per i vescovi, arcivescovo-vemerito di Chiclayo, è nato il 14 settembre 1955 a Chicago.

Nel 1977 è entrato nel noviziato dell’Ordine di Sant’Agostino, nella provincia di Nostra Signora del Buon Consiglio, a Saint Louis” si ricorda nella biografia. Il 29 agosto 1981 ha emesso i voti solenni; ha studiato presso la Catholic Theological Union di Chicago, diplomandosi in Teologia”.

All’età di 27 anni Prevost è stato inviato dall’Ordine a Roma per studiare diritto canonico presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (l’Angelicum). Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 19 giugno 1982. Ha conseguito la licenza nel 1984, quindi è stato inviato a lavorare nella missione di Chulucanas, a Piura, in Perù.

Nel 1987 è stato eletto direttore delle vocazioni e direttore delle missioni della Provincia agostiniana ‘Madre del Buon Consiglio’ di Olympia Fields, nell’Illinois. Nel 1988 è stato inviato nella missione di Trujillo come direttore del progetto di formazione comune degli aspiranti agostiniani dei Vicariati di Chulucanas, Iquitos e Apurímac. In Perù è stato priore di comunità, direttore della formazione e insegnante dei professi. Nell’arcidiocesi di Trujillo è stato vicario giudiziario, professore di Diritto canonico, patristica e morale nel Seminario maggiore “San Carlos e San Marcelo”.

Nel 1999 è stato eletto priore provinciale della provincia “Madre del Buon Consiglio”. Dopo due anni e mezzo, il Capitolo generale ordinario lo ha eletto priore generale, ministero che l’Ordine gli ha nuovamente affidato nel Capitolo generale ordinario del 2007. Nel 2013 è tornato a Chicago per essere insegnante dei professi e vicario provinciale; incarichi che ha ricoperto fino a quando papa Francesco lo ha nominato, il 3 novembre 2014, amministratore apostolico della diocesi di Chiclayo (Perù), elevandolo alla dignità episcopale di vescovo titolare della diocesi di Sufar.

È stato vescovo di Chiclayo dal 26 settembre 2015. Papa Francesco lo aveva nominato membro della Congregazione per il clero nel 2019 e membro della Congregazione per i vescovi nel 2020. Il 15 aprile 2020 era stato nominato amministratore apostolico della diocesi di Callao. Dal 30 gennaio 2023 è stato prefetto del Dicastero per i vescovi e presidente della Pontificia commissione per l’America Latina. Il 6 febbraio 2025, Francesco lo aveva promosso all’Ordine dei vescovi, assegnandogli il titolo della Chiesa suburbicaria di Albano.

L’elezione sul soglio di Pietro ha alimentato da subito la corsa ai precedenti di Robert Francis Prevost. Molta attenzione, in quanto priomo Papa americano, a ciò che pensa di Trump e del corso della politica della Casa Bianca.

In queste ore, i repost più recenti dell’account X di Prevost – scrive su Wired Italia Daniele Polidoro – hanno suscitato curiosità e attenzione da parte della stampa e anche qualche reazione da parte dei sostenitori di Trump. Uno tra questi, la ricondivisione, da parte di Prevost, di un post dello scorso 15 aprile di un utente americano che condanna la deportazione in Salvador dell’americano Kilmar Abrego Garcia da parte di “Trump & Bukele” presidente salvadoregno, e chiede: “Non vedete la sofferenza? La vostra coscienza non viene disturbata? Come potete rimanere in silenzio?”

L’altro articolo era invece stato pubblicato dal gesuita Sam Sawyer, S.J., direttore di American Media, e accusava sempre Vance e le sue posizioni sui migranti. Ma non è finita qui, perché già nel 2017 @drprevost aveva retwittato dei post contro la politica di Trump riportando le parole del cardinale Blase J. Cupich: “Non c’è nulla di lontanamente cristiano, americano o moralmente difendibile in una politica che sottrae i bambini ai genitori e li rinchiude in gabbie. Questo viene fatto in nostro nome e la vergogna ricade su tutti noi”.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui