venerdì 24 Ottobre 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

MALTEMPO al Nord e caldo quasi africano al Sud: l’Italia divisa in due

L’Italia di nuovo spaccata a metà da un punto di vista meteorologico: se il Centro-Nord sta sperimentando gli effetti indiretti della tempesta Benjamin, che in questi giorni sta colpendo soprattutto Francia e Regno Unito con venti oltre i 130 km orari, nel Sud Italia è invece previsto l’arrivo di temperature oltre la media stagionale (con picchi oltre i 25 gradi) a causa della presenza di aria calda proveniente in parte dall’entroterra sahariano e in parte dall’Oceano Atlantico subtropicale.

Oggi, giovedì 23, la Protezione Civile ha emesso un’allerta arancione in Toscana e Liguria per forti piogge, frequente attività elettrica, mareggiate e forti raffiche di vento: diverse scuole sono state chiuse nelle province di Livorno, Pisa e Grosseto, mentre i principali danni registrati nella provincia di Massa Carrara, dove sono caduti fino a 131 mm di pioggia in circa 6 ore.

A causare il maltempo che sta colpendo soprattutto il versante ligure e quello toscano è la tempesta Benjamin, che in questi giorni sta interessando l’Europa Centrale e i cui effetti indiretti sono arrivati anche in Italia: la perturbazione associata alla tempesta, infatti, ha portato a una maggiore instabilità sul Centro-Nord, causando piogge, forti venti e mareggiate lungo le coste. Secondo le previsioni, le raffiche di vento potrebbero sfiorare i 130 km orari sulle Alpi occidentali, raggiungendo gli 80-100 km/h sul medio e alto versante tirrenico.

Il sistema depressionario, formatosi sull’Atlantico settentrionale, colpirà soprattutto le coste del Regno Unito e della Francia, dove sono attesi venti forti, mareggiate e accumuli di pioggia anche superiori ai 50 mm nel giro di poche ore.

Per quanto riguarda il nostro Paese, la Protezione Civile ha emanato un’allerta meteo arancione per diversi settori di Liguria e Toscana e un’allerta gialla per Friuli Venezia Giulia, Veneto, Valle D’Aosta, Emilia-Romagna, Abruzzo e Umbria. Secondo le previsioni rilasciate, la struttura depressionaria comporterà precipitazioni diffuse, frequente attività elettrica e ventilazione intensa fino a burrasca su Liguria, Emilia-Romagna e regioni centrali peninsulari, con raffiche di burrasca forte in corrispondenza dei rilievi appenninici.

Completamente diversa, invece, la situazione che si configura al Sud, dove nel weekend sono attese temperature oltre la media stagionale, con picchi di oltre 25 °C. Se il Centro-Nord sperimenterà gli effetti della depressione atlantica, le regioni meridionali saranno invece esposte a un richiamo di aria più calda, in parte proveniente dall’entroterra sahariano e in parte dall’Oceano Atlantico subtropicale. Tutto questo è dovuto all’affermarsi di un campo anticiclonico, che spesso è alla base delle condizioni atmosferiche più stabili e delle alte temperature.

Ma per quale motivo l’Italia è spesso spaccata in due per il meteo? Tutto ha a che fare con la posizione del nostro Paese e la sua morfologia, da un lato esposta all’ingresso di perturbazioni di origine atlantica o nord-europea (con una serie di complicazioni legate alla presenza di rilievi come Alpi e Appennini), dall’altro alle dinamiche anticicloniche nordafricane, il tutto immerso in un bacino come quello del Mediterraneo che funge da fonte di umidità e altera a livello locale la circolazione d’aria.

A tutto questo, c’è poi da aggiungere il fatto che il clima italiano si sta tropicalizzando (anche a causa dell’aumento della temperatura delle acque del Mediterraneo), con temperature medie sempre più alte, ma anche precipitazioni sempre più intense che si manifestando con maggiore violenza.

L’ITALIA TROPICALE

Dire che il clima dell’Italia – spiega su geopop.it Rosario Cutuli – si sta tropicalizzando non significa solo che fa sempre più caldo o che in alcune regioni piove di più: il clima tropicale non prevede temperature necessariamente e sempre molto elevate, né tanto meno una pioggia battente continua. La tropicalizzazione del clima italiano si manifesta con diversi “sintomi” legati alla distribuzione delle piogge nel corso dell’anno, l’intensità delle precipitazioni, l’aumento delle temperature medie, la maggior durata dei periodi siccitosi e l’aumento di fenomeni che un tempo erano abbastanza rari come i cicloni simil-tropicali. Una delle cause principali di questo fenomeno, che sta già provocando gravi sofferenze all’agricoltura e alle riserve idriche italiane e un’estremizzazione dei fenomeni meteorologici, è l’aumento di temperatura delle acque mediterranee.

La tropicalizzazione è quel fenomeno per cui il clima di una regione non tropicale assume gradualmente alcune delle caratteristiche principali del clima tropicale, in particolare temperature relativamente alte durante tutto l’anno con precipitazioni frequenti, intense e localizzate.

Secondo la classificazione ufficiale di Koppen, dal nome del climatologo che per primo si occupò di studiare e classificare i principali climi della Terra, il clima tropicale è tipico della zona torrida della Terra, ovvero della fascia latitudinale compresa tra i due tropici, quello del Cancro e quello del Capricorno: comprende dunque l’Africa, la Penisola indiana, l’Australia, l’Oceania, l’America centrale e meridionale. La media annuale delle temperature si aggira intorno ai 25 gradi, mentre anche nei periodi più “freddi” dell’anno non si scende sotto i 15 gradi.

In generale il clima tropicale è caratterizzato da due diverse stagioni, quella piovosa (con quantitativi anche superiori ai 1000 mm) e quella secca, con un’escursione annua che fa sì che nella stagione piovosa le temperature siano più contenute. Un fattore insito del clima tropicale è l’alta percentuale di umidità relativa, all’origine di intense e frequenti manifestazioni temporalesche, che favoriscono lo sviluppo della foresta equatoriale pluviale, ma anche di cicloni, che causano piogge torrenziali e venti tempestosi. Nel settore desertico, invece, la scarsità di precipitazioni ha dato vita a estesi ed enormi deserti. Una delle cause principali di questo fenomeno, che sta già provocando grandi sofferenze all’agricoltura e alle riserve idriche, risiede nell’aumento della temperaura delle acque mediterran

Negli ultimi 15 anni gli scienziati hanno osservato un’espansione della fascia climatica tropicale verso i Poli, così da arrivare a toccare a nord una parte del Mediterraneo e della California e a sud una parte dell’Australia. Non vi è dubbio sul fatto che in Italia siano ormai presenti almeno una buona parte di questi fenomeni meteorologici: le piogge sono mal distribuite nel corso dell’anno (ovvero senza necessariamente seguire l’atteso andamento climatologico stagionale) e sempre più spesso si manifestano con violenza (grandi quantità concentrate in pochissimo tempo, generando intensi nubifragi e disastrose alluvioni); la temperatura media è aumentata, i cicloni simil-tropicali nel Mediterraneo non sono poi così rari, i periodi di siccità si stanno prolungando. Questi sono sintomi della tropicalizzazione del clima, che in Italia ma anche in altre zone a latitudini temperati si manifesta con un clima sempre più simile a quello tropicale, anche senza avere i monsoni, i deserti o una netta divisione della piovosità nell’arco dell’anno.

Non è un caso che, in cima alla classifica dei mari che si stanno scaldando più rapidamente, vi è proprio il Mediterraneo, più volte definito un vero e proprio “hot spot” del cambiamento climatico, ovvero una delle zone del nostro pianeta che sta pagando il prezzo più alto del riscaldamento globale, con un aumento di temperatura del 20% più rapido rispetto alla media globale.

Il Mare Nostrum, dunque, è il primo grande indicatore di questi mutamenti climatici: se il mare che bagna la nostra Penisola si scalda più del normale, allora anche il nostro clima cambia. La tropicalizzazione delle acque ha così un effetto immediato sul clima delle regioni che si affacciano su di esso. Secondo l’European Severe Weather Database (ESWD), che raccoglie dati sui fenomeni estremi in Europa, la Sicilia – vicina al Nord Africa e al centro del Mediterraneo – è una delle prime regioni in Italia a sperimentare l’estremizzazione dei fenomeni atmosferici. Tra questi rientra certamente un incremento della frequenza e dell’intensità dei cicloni simil-tropicali. I rischi connessi agli eventi estremi interessano tutto il territorio italiano, dunque nessuna regione può e deve considerarsi immune.

Quando la tropicalizzazione si manifesta in un’area che invece si caratterizzava per avere un clima mediterraneo temperato, come la nostra, ne conseguono modifiche degli ecosistemi che portano a nuove emergenze a cui si deve far fronte. Questo vale non solo per coloro che dipendono fortemente dal clima, come gli agricoltori, ma anche per le alterazioni delle riserve idriche, per il rischio maggiore di desertificazione, per l’eccesso di acque piovane che, cadendo in poco tempo, non riescono a essere assorbite dal terreno e producono inondazioni, per i cicloni simil-tropicali che nel Mediterraneo a causa della sempre più alta temperatura delle acque marine.

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