domenica 15 Giugno 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

MONTECARLO MON AMOUR / Perché tennisti e piloti di F1 scelgono il Principato

Una bella inchiesta di Matteo Albanese per Esquire – rivista di cultura, moda, sport e lifestyle – dal titolo “Perché sei piloti su dieci di Formula 1 vivono a Monte Carlo”. Il Principato non tassa il reddito né il patrimonio dei suoi cittadini. Ma c’entrano anche il clima e la privacy.

di Matteo Albanese *

— Max Verstappen si sarebbe trasferito nel Principato di Monaco – in un attico che si dice valga sedici milioni di dollari – il giorno dopo essere diventato maggiorenne. Lando Norris vi si sarebbe trasferito nel 2022, due anni prima di Sainz e Piastri. Charles Leclerc, nato qui, risiederebbe nelle vicinanze di Monte Carlo – uno dei quattro quartieri (con Monaco Vecchia, La Condamine e Fontvieille) accorpati in Monaco, la capitale del Principato di Monaco –, col suo casinò che appare in qualche film di James Bond.

Tutto perché, pare, nel 1297, il guelfo genovese Francesco Grimaldi si sarebbe impadronito di un castello vestito da monaco. Da qui il nome del Paese con più milionari in Europa pro capite – uno su tre lo è, secondo una ricerca della società di consulenza WealthInsight –, un piccolo paradiso che tutela la privacy e fino al 2015 pure il segreto bancario, abolito da una serie di ventiquattro accordi per lo scambio di informazioni fiscali con altri Paesi, tra cui l’Italia.

Il Principato ospita il memorabile circuito cittadino di Formula 1, ci si gareggia dal 1959, e conviene a tanti. L’uomo più ricco del Regno Unito, Sir Jim Ratcliffe, proprietario dell’azienda Ineos e dal patrimonio stimato di 17,5 miliardi di sterline, si è trasferito a Monaco per risparmiare fino a quattro miliardi di sterline in tasse. Nel 2019, aveva anche acquisito l’OGC Nice, la squadra di calcio della vicina Nizza. Tanti tennisti – diversi dei migliori al mondo, tra cui Sinner, Zverev, Musetti, Rune, Medvedev, Rublev e Dimitrov, ma non Alcaraz, che paga un’aliquota del 47,2% in Spagna – hanno scelto di risiedere qui. Naturale, conviene. E non solo a loro: anche a tanti piloti di Formula 1.

Dodici piloti su venti dell’attuale campionato di Formula 1 risiederebbero nel Principato di Monaco: la coppia McLaren (Lando Norris e Oscar Piastri), il duo Williams (Carlos Sainz e Alexander Albon), il duo Kick Sauber (Niko Hulkenberg e Gabriel Bortoleto), Ollie Bearman di Haas, il neozelandese Liam Lawson di Racing Bulls, George Russell di Mercedes, il campione in carica Max Verstappen di Red Bull e i due ferraristi, Lewis Hamilton e Charles Leclerc, peraltro l’unico che oltre a risiedervi è anche nato nel Principato.

Degli altri otto, Kimi Antonelli risiederebbe a San Marino, dove l’imposta sui redditi esteri è del 7%. Fernando Alonso, dopo anni di residenza svizzera, era tornato nel 2011 a vivere in Spagna, a Oviedo, per stare vicino a famiglia e amici nonostante il trasferimento gli fosse costato ottanta milioni di euro in tasse, riportò The Mirror. Il suo compagno in Aston Martin, il canadese Lance Stroll, proprietario di case in Québec, a Londra e su un’isola dei Caraibi, risiederebbe a Ginevra dove – come il francese Esteban Ocon – pagherebbe il 45% di imposte. Essendo nato in Normandia, Ocon non potrebbe comunque beneficiare della tassazione speciale.

Il Principato non applica imposte sul reddito dei suoi cittadini, né sul loro patrimonio, mentre invece le autorità francesi – in virtù di una convenzione bilaterale del 1963 – assoggettano al 45% chi guadagni almeno 177.106 euro  all’anno. È lo stesso motivo per cui Pierre Gasly, nato a Rouen, e Isack Hadjar, nato a Parigi, non godrebbero di vantaggi se si stabilissero in quello che per molti loro colleghi è un paradiso fiscale. Gasly risiederebbe a Milano, pare dal 2017. Pure Hadjar in Italia, a Faenza, dove ha sede la scuderia Racing Bulls (l’ex Toro Rosso) e vivrebbe pure Yuki Tsunoda, compagno di Verstappen in Red Bull. Infine, l’argentino Franco Colapinto risiederebbe a Buenos Aires, «dove io sono cresciuto e vive la mia famiglia».

Il Principato di Monaco è il secondo stato più piccolo del mondo, dopo la Città del Vaticano. Misura due soli chilometri quadrati ma in compenso è abitato da trentatremila persone – si stimano meno di settemila monegaschi – attirate qui dalle agevolazioni fiscali che, specie dagli anni Novanta, rendono il Principato una meta di stranieri (e dei loro capitali).
Chi vive qui per almeno 183 giorni all’anno non paga alcuna imposta sul reddito o sulla proprietà. Negli anni Settanta erano i ricchi italiani in fuga dalle Brigate Rosse. Oggi sono anche piloti di Formula 1, attratti dalla fiscalità come pure dal lusso, dal clima mite – oltre trecento giorni di sole all’anno: in inverno, di rado la temperatura scende sotto i 10° C –, dall’invidiabile posizione lungo la Costa Azzurra. Eppure, come detto, il Principato è molto piccolo e la richiesta di immobili è molto alta: si paga oltre cinquantamila euro a metro quadro.
Dal 1800, Monaco ha aumentato di un quinto la sua dimensione per soddisfare la richiesta, strappando la terra al mare: il quartiere di Fontvieille – dove si trovano lo stadio Louis II che ospita la squadra di calcio del Principato, il tendone del Circo di Monte Carlo e l’eliporto – è ricavato negli anni Settanta su progetto dell’architetto Manfredi Nicoletti, mentre accanto al Grimaldi Forum, contigua alla spiaggia di Larvotto e al circuito di Formula 1, si trova dal dicembre 2024 un’estensione di sei ettari, il Mareterra, progettato da Renzo Piano: «Per un Paese affacciato sul mare come il nostro – spiegò il principe Alberto di Monaco, la luce è tutto».
* www.esquire.com

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