Un primario dell’ospedale civile di Piacenza è stato arrestato dalla polizia per violenza sessuale aggravata e atti persecutori nei confronti di dottoresse e infermiere. A busava sessualmente della donne nel reparto ospedaliero che dirigeva. La vicenda ha contorni davvero inquietanti, tra cui l’omertà nell’ambiente di lavoro su una situazione di cui quasi tutti nel reparto erano a conoscenza. L’Asl ha deliberato subito il licenziamtno del primario e annunciato che si costituirà parte civile nel processo.
Il primario è accusato di aver sistematicamente compiuto atti sessuali nei confronti delle dipendenti del suo reparto che, intimorite da possibili ripercussioni sia lavorative, sia famigliari, subivano quotidiani abusi e in almeno due casi si sono configurati anche atti persecutori perché continui..
Il medico – Emanuele Michieletti, primario di Radiologia – agiva come se le colleghe fossero a sua disposizione sessualmente, compiendo atti sessuali anche durante le normali attività lavorative. L’indagine è scattata grazie alla denuncia di una dottoressa che aveva subito un’aggressione sessuale nel suo ufficio. Le successive indagini hanno raccolto numerosi elementi a carico del primario per condotte simili nei confronti di altre colleghe.
Nel corso dell’indagine e attraverso le registrazioni audio e video eseguite nell’arco di un mese e mezzo nello studio del medico sono stati documentati circa 32 episodi di violenza sessuale durante l’orario di servizio. Diverse vittime hanno confermato gli abusi, ma le prove video suggeriscono che il numero delle donne coinvolte possa essere maggiore.
Il primario compiva atti sessuali con quasi tutte le donne che entravano nel suo ufficio da sole, a volte chiudendole dentro e sebbene siano stati registrati anche rapporti consenzienti, nella maggior parte dei casi si trattava di esercitare una pressione psicologica dovuta al ruolo ricoperto.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, è emerso che il primario fosse concepito nel reparto come un uomo “potente” e dalle “conoscenze” importanti, il che generava timore nel personale. È stato registrato anche un episodio in cui il medico ha convocato una collega consenziente per soddisfare la sua libidine dopo aver molestato un’altra donna poco prima.
L’ambiente ospedaliero – viene scritto nel rapporto di polizia – si è dimostrato omertoso, con molti dipendenti a conoscenza delle condotte del primario e reticenti su ciò che pativano le donne. L’uomo si vantava delle sue performance violente anche con gli altri colleghi uomini, ricevendo talvolta anche suggerimenti di carattere sessuale.
A carico del primario ci sarebbero 32 episodi di molestie sessuali in 45 giorni. Secondo gli investigatori il medico, «di fatto, compiva atti sessuali con quasi tutte le donne che varcavano da sole la porta del suo ufficio». Anche se in alcuni casi i rapporti, sempre nell’orario di lavoro, sarebbero stati «consenzienti». Michieletti se ne sarebbe anche vantato con i colleghi. E avrebbe ricevuto suggerimenti su come comportarsi con alcune delle vittime.
Le “abitudini” del medico, scrive il Corriere della Sera, finiscono per interessare le forze dell’ordine quando una prima dottoressa all’inizio di gennaio va dal primario per il piano ferie. Lui chiude a chiave la stanza, la sbatte contro un mobile e la violenta. Viene interrotto da un terzo medico che bussa alla porta. Lei va prima alla direzione della Ausl. Che la spinge a denunciare. E comincia l’indagine della procuratrice Grazia Pradella. Le telecamere piazzate nello studio e il telefono intercettato rivelano le violenze. Con il corollario della paura di denunciare da parte delle presunte vittime. E il clima in ospedale «era gravemente omertoso ed autoreferenziale». Un’altra dottoressa ritira la denuncia dopo poche ore.
Michieletti è nato a Vercelli e si è laureato a Milano. A Piacenza veniva spesso intervistato dalla stampa cittadina. Era considerato uno potente, per il suo incarico e le sue conoscenze. Di fatto «le richieste erano espressione di atteggiamenti prevaricatori, evidenziati dalle riprese audio-video». Mentre «le flebili resistenze delle vittime, ormai in stato di prostrazione, erano vinte di volta in volta, ed ogni giorno ricominciavano nuovi abusi». Al primario di radiologia è contestato anche il reato di stalking. A causa della «continuità con cui le vittime» — «turbate» quando venivano convocate nello studio in ospedale addirittura con chiamate tramite l’altoparlante — erano «costrette a subire» molestie e violenze.