sabato 16 Agosto 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

PIAZZA ARIOSTEA / Il sindaco Alan Fabbri: “Il disagio è il prezzo da pagare” / Giada Zerbini (Pd): “Scenda dal palco”

Avuto sentore della mobilitazione di cittadini contro la scelta di piazza Ariostea per ospitare i concerti e gli spettacoli del Ferrara Summer Festival, il sindaco Alan Fabbri, finora un muro di gomma, ha spiegato i perché di tale scelta. Ecco che cosa ha scritto su Facebook. Segue il commento di Giada Zerbini, neosegretaria del Pd di Ferrara.
“Perché i concerti non li fate allo stadio? Rispondo a una delle domande che mi fate più spesso, perché giustamente, per chi non è del settore, può sembrare la soluzione più logica.
Ci sono diverse motivazioni tecniche e di opportunità. In primis, il luogo è determinante per la scelta di una città da parte delle agenzie e degli artisti. Tra uno stadio a Bologna o Padova e uno stadio a Ferrara, secondo voi quale sceglierebbero? Con Piazza Ariostea, Ferrara ha scoperto di avere una carta importantissima da giocare per aggiudicarsi gli artisti, e intendiamo, oggi e domani, sfruttarla al meglio.
Capienze. Lo stadio di Ferrara non ha la capienza richiesta per i concerti di moltissimi artisti. Sarebbe comunque sempre inferiore a quella di Piazza Ariostea. Lo stesso, chiaramente, vale per piazza Castello.
Erba. Non sono impazzito . Parlo anch’io di erba, ma questa volta con cognizione di causa. Il manto erboso di uno stadio non è la gramigna del Parco Urbano: va tenuto in un certo modo e va preservato, soprattutto in vista della ripartenza della SPAL.
Residenti e parcheggi. In zona stadio ci sono molti più residenti rispetto a Piazza Ariostea e il circondario dispone di molti meno parcheggi.
Marketing. Fare concerti in una piazza e non in uno stadio, o in un campo di papaveri lontano da tutto, oltre a darci una corsia preferenziale con le agenzie, ci consente di far conoscere la città. Ed è proprio questo il motivo per cui organizziamo grandi eventi. Gli artisti – e i partecipanti, che arrivano da tutta Italia e anche dall’estero – pubblicano contenuti dell’evento sui propri social. Potete immaginarne la diffusione: parliamo di milioni e milioni di visualizzazioni per ciascun concerto. Una pubblicità che una città come la nostra non potrebbe mai ottenere altrimenti, nemmeno pagando milioni di euro in sponsorizzazioni.
Come sapete lo stadio, fino ad oggi, è stato in concessione alla società Spal srl. I concerti si cominciano a preparare come minimo un anno prima, e nessuno, all’epoca, poteva immaginare un esito del genere.
E poi resto convinto di questo: la piazza è – da sempre – il centro degli eventi, delle manifestazioni, delle espressioni collettive e individuali. La piazza è di tutti. Non solo dei residenti, ma anche di chi vuole passare una serata diversa, magari con il suo artista preferito. Pagando, chiaramente, perché fare eventi è un lavoro come tutti gli altri, che alimenta l’economia di un territorio, anche attraverso lavoratori e fornitori locali, che grazie a questo mantengono le proprie famiglie.
Qualcuno dice che Ferrara è troppo piccola per ospitare questi eventi. Qui mi sento di fare un discorso più ampio. Durante la prima campagna elettorale – forse ancora prima che decidessi di candidarmi – sentivo ovunque un senso di sfiducia e rassegnazione. Gli stessi ex amministratori lo dichiaravano apertamente: Ferrara aveva già dato il massimo e più di così non poteva fare.
Questo stato d’animo era diffuso, nelle strade, nei locali, tra i commercianti e quando ho cominciato a parlare alla città, persona per persona, frazione per frazione, nel 2019, ho capito che Ferrara si era posta un limite. Un limite mentale, non reale. E oggi ne abbiamo sempre più consapevolezza: si poteva fare molto di più, in tutti i settori, anche negli eventi.
Abbiamo infatti ospitato il concerto più grande di sempre per la nostra città e battuto ogni record turistico. E li batteremo ancora, perché i dati continuano a crescere, ma soprattutto ci crediamo.
È chiaro a tutti che, per ottenere risultati, servono impegno e sacrifici. Sarebbe molto più facile per me non fare nulla. Invece io, in prima persona, ci metto sempre la faccia e tutto me stesso, portando avanti i progetti che ritengo all’altezza degli obiettivi della città. Non solo quelli di riqualificazione, che continuate a vedere e avete visto in questi anni, ma anche quelli di cui hanno bisogno le attività, i giovani, e chi ha a cuore lo sviluppo e il futuro di una città che, per troppo tempo, era rimasta ferma.
Questa è la direzione che avete scelto nel 2019 e riconfermata ampiamente nel 2024. Una direzione molto chiara, che guarda avanti, che mette davanti a tutto il bene della città e non dei singoli, ma soprattutto che non si accontenta. Una direzione che non punta al consenso degli scontenti per accaparrarsi qualche voto, come dimostra quanto accaduto qualche giorno fa in Parco Massari, dove il Partito Democratico, con un gran numero di propri esponenti, è riuscito a strumentalizzare una riunione che sarebbe dovuta essere apolitica e riservata ai soli residenti, i quali esprimevano legittimamente un disagio.
Un disagio che non tutti sono disposti ad accettare, anche se temporaneo. Ma anche questo è il prezzo del cambiamento, della crescita, del coraggio di scommettere su Ferrara.
Cercheremo di migliorare sempre di più tutti gli aspetti su Piazza Ariostea, con i tecnici e con il dialogo, e continueremo a farlo con chi ci crede, con chi ha la consapevolezza che la nostra città non è “troppo piccola”, ma solo troppo a lungo è stata fatta sentire tale.
Io non ci ho mai creduto. E i risultati, oggi, parlano per tutti noi.
*****
Cari cittadine e cittadini di Ferrara, ho letto il post del sindaco Alan Fabbri riguardo alle motivazioni della scelta di Piazza Ariostea per gli eventi in programma in questi giorni. Vorrei condividere con voi alcune riflessioni su questo tema, utilizzando il mio profilo social per evitare il tifo da stadio che spesso si scatena sotto certi post.
Il punto, signor Sindaco, non è se gli eventi siano belli o brutti, rumorosi o silenziosi e se ci piacciono o meno. Tutti noi vogliamo una città ricca di eventi culturali e di intrattenimento. E lo dico chiaramente: rispettiamo le associazioni di categoria che si sono espresse favorevolmente per i programmi estivi, e le centinaia di giovani e appassionati che partecipano ai concerti e agli spettacoli.
Il vero problema è un altro: colpisce la totale assenza di capacità e voglia di ascolto dei cittadini da parte di chi governa oggi questa città. Decidere senza dialogo e senza tener conto delle richieste di chi vive, lavora, studia o si cura in questi luoghi è il segno più evidente di un’amministrazione chiusa in sé stessa, che preferisce la propaganda all’ascolto, il marketing alla partecipazione.
Ferrara è una città viva, piena di energie e di bisogni reali. Ma quando si trasforma ogni spazio pubblico in un palcoscenico per eventi a pagamento, senza preoccuparsi dell’impatto sociale, ambientale e urbano, si privilegia l’interesse di alcuni a discapito di altri creando e alimentando fratture che le amministrazioni pubbliche devono evitare.
Le parole del sindaco contano. A cominciare dal titolo del suo post che adduce “motivazioni tecniche” e “di opportunità”, senza considerare minimamente le ragioni “umane”, “di salute” e di “benessere” che il Comitato nato in questi giorni vuole difendere per tutti i cittadini. Possibile che sia più importante il marketing per lui?
L’amministrazione comunale, poi, non può ridurre comitati civici nati spontaneamente a gruppi di faziosi oppositori politici, strumentalizzando la presenza dei consiglieri del partito democratico che hanno partecipato da osservatori, al pari di altri partiti di minoranza. Anche il Sindaco è chiamato a partecipare come tutore della salute pubblica e, se scende dal palco del prossimo dj set, potrebbe dare il buon esempio anche alla sua Giunta.
Noi lavoreremo per un’altra idea di Ferrara, una città che si prende cura delle persone che la abitano, che ascolta e costruisce insieme, che non svende i suoi spazi ma li valorizza. Una città che non ha bisogno per forza di rumore e di soli concerti per sentirsi viva, ma che deve programmare con equilibrio, sensibilità e rispetto.
Chi abita nelle zone interessate dagli spettacoli, chi si reca quotidianamente in ospedale, chi si muove in bici o a piedi, chi cerca un po’ di riposo ha tutto il diritto di essere ascoltato. E noi lo faremo, non a fini strumentali, ma per migliorare insieme la nostra città, con il contributo di tutti.
Ferrara non è un brand. È una comunità. E merita una politica che parta dai bisogni delle persone, non dalle logiche di profitto per questo o quello. Per questo siamo qui, per costruire insieme un’altra visione per questa città. Siamo aperti a chiunque voglia contribuire, perché Ferrara deve essere di chi la vive, ogni giorno. Non solo di chi la “usa” per una sera.

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