E’ la moglie del ministro Alfonso Urso la persona con la scorta passata davanti a tutti, saltando la fila, all’aeroporto Fiumicino. Lo aveva denunciato sui social l’attore Luca Zingaretti parlando della “moglie di un politico nazionale che è passata davanti a tutti, con la scorta che gli ha fatto ‘prego, prego’” all’aeroporto di Fiumicino, scatenando non poche polemiche e la curiosità degli utenti per capire l’identità delle persone coinvolte visto che l’interprete del commissario Montalbano non ha fatto nomi. Sono stati tantissimi, infatti, i commenti social sulla vicenda. Dal quotidiano La Repubblica è emerso che l’attore, nel video pubblicato su Instagram, parlava di Olga Sokhnenko, consorte del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.
Raggiunto dal quotidiano, il ministro ha raccontato: “Ho accompagnato mio figlio di sette anni e mia moglie in aeroporto prima di andare al ministero”. Nel momento descritto da Zingaretti, Urso portava la valigia della consorte: “Ero vicino a mia moglie. Avevo un incontro importante quindi ho trascorso tutto il tempo al telefono per preparare ogni cosa al meglio. Non ho notato niente”. E ha aggiunto: “Dovevo partecipare al tavolo al mio ministero con regione e comuni per un accordo di programma sull’Ilva. L’incontro si era concluso nella tarda serata di lunedì ed è ripreso nella mattinata”.
In ogni caso, secondo il ministro “è compito della scorta la valutazione delle condizioni di sicurezza“. E sulla questione ha concluso: “Mi rammarico se questo possa aver recato disagio ad altri. Non è nel mio stile, come sa chi mi conosce“. Alla domanda “Ministro, secondo lei, però, è stato giusto avere scavalcato la fila?” Urso, però, non ha risposto.
“Toppa peggio del buco. Ho avuto la scorta quando ero Ministro. Mia moglie è salita sulla macchina di servizio due volte in 5 anni in occasione di pranzi ufficiali”, scrive sui social Carlo Calenda. “Far saltare la fila del check in all’aeroporto alla propria famiglia nulla ha a che fare con la sicurezza. È semplicemente cafonaggine e prepotenza. E dirlo con chiarezza non è populismo ma doverosa presa d’atto che questi comportamenti finiscono per ricadere sulla reputazione della classe politica nella sua totalità“.