martedì 5 Agosto 2025

C'è una crepa in ogni cosa. E' da li' che entra la luce (Leonard Cohen)

PROGRESSISTA E’ chi progressista fa

“Quanto sono belle le torri  di Milano…”. “Se volevo vedere i grattacieli sceglievo di vivere a New York” (Anonimo).

“Quant’era bella la Bologna dei giovani universitari… e pensare che c’erano tanti comunisti, tutti riformisti all’emiliana, e non c’hanno rinchiuso nei gulag”. Sì, ragazzo, guardati attorno oggi… oggi è una grande pizzeria”. (Un altro Anonimo, fermo in stazione prima della partenza per chissà dove).

di Piero Di Antonio

In questi giorni, sulle spiagge e nei ritrovi di montagna si ascoltano discorsi che spaziano dal gossip e disavventure amorose varie alle scelte dell’università dei figli. Scartate le disavventure amorose varie,  fo calizziamoci suidiplomati della classe media, ma non solo, che si interrogano sulle scelte della facoltà, fatte o da fare. Si arriva inevitabilmente a discutere della materia prima che occorre a un Paese civile. Non è il gas russo o americano, né il petrolio, né i chips, né le eccellenze trite e ritrite con cui ci riempiamo la bocca per sopperire al declinante made in Italy. E’ la nostra materia prima per far girare il Paese e per mettere da parte il vecchiume che ci affligge: si chiama Istruzione. Ne potremmo avere in abbondanza, anche per esportarla. Comprende tutto ciò che concorre alla formazione di cittadini per bene, informati e riflessivi, che un giorno arriveranno perfino a comprendere un testo, a divenire classe dirigente.

L’istruzione però non è soltanto la trasmissione di saperi ed esperienze, è il banco di prova per la politica e per i suoi riferimenti, oggi in Italia concentrati su gruppi di potere disinteressati a tutto tranne all’immeritato profitto, a lobby talmente aggressive ed efficaci da oscurare qualsiasi tentativo di una riforma di sistema.

Due città possono essere l’emblema di questa corsa all’indietro, Milano e Bologna, con un indicatore che la dice lunga: l’accoglienza di chi sceglie una delle due città per conquistare l’agognata laurea. Possiamo chiamarle “città ostili”, con storie che vengono da lontano e che ne evidenziano la trasformazione. I giovani studenti oggi sono afflitti da problemi che li spingono sempre più lontani, a causa di una scandalosa offerta di ospitalità. Il disorientamento delle famiglie ha un nome: la ricerca di un alloggio, di una stanza per garantire tranquillità nello studio al figlio.

Occorre ricordare, a questo punto, che un treno speciale per tanti anni ha viaggiato tra la pianura padana e la cosiddetta capitale morale dell’Italia, tra Bologna e Milano, andata e ritorno. Il ciuf ciuf era scandito dalle cronache e dai commenti della stampa italiana, in gran parte non ancora finita nelle grinfie dei capitalisti-editori-che poco sanno fare gli editori. Quel treno lo si sarebbe potuto chiamare: il convoglio del riformismo. Quello bolognese era un effetto collaterale del comunismo all’emiliana, fatto di buona amministrazione, controllo delle città e del territorio, cooperazione economica e istruzione. Quello meneghino, altrimenti raccontato come la Milano da bere, si fondava sul pragmatismo politico abbinato al “faso tutto mi” e finito com’è finito:  nella corruzione più volgare, all’aria aperta, che le cambiò il nome in Tangentopoli.

Quel treno si è fermato, è stato parcheggiatgo arrugginito in qualche deposito delle rispettive stazioni. Su quel treno hanno viaggiato migranti interni, manager, pendolari, ma hanno anche visto milioni di giovani studenti. Sono loro in questo preciso istante a interessarci. Sono lo specchio su cui si riflette una retorica stanca e un po’ vigliacca, stando almeno ai pomposi discorsi di chi porta avanti la baracca del riformismo e del decisionismo. Che in politica dovrebbero assurgere a cambiamenti graduali ma incisivi, in realtà scaduti a mera elencazione di cose da fare, da descrivere e da rivendicare, da far restare però così come ll vediamo, immobili e finanche incancreniti.

Oggi quel treno si è fermato perché è finito il propellente che lo faceva viaggiare sui binari: il pensiero e l’azione di vero progressismo. Non un’astrusa teoria politica, ma un’esigenza che è nell’aspettativa di molti. Significa, in primo luogo, pensare a una città meno respingente.

La retorica comincia ad avere il fiato corto. Le famiglie italiane rinteressate, e quelle che a breve lo saranno, cominciano ad avere il disgusto per come la società del bilanciamento della domanda e dell’offerta si sia in pochi anni trasformata nella società della domanda e dell’avidità senza vergogna. Stamberghe , catapecchie, stanze rimediate alla bell’ e meglio vengono offerte a cifre scandalose. Sanno che il bisogno di un alloggio farà accettare qualsiasi cifra. Insomma un ricatto.

Avete sentito i sindaci delle due città affrontare .

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