di Claudia Zamorani

E’ il sistema che vige in America, per esempio. Se i genitori sono italiani, ma si partorisce lì, in America, il bambino avrà in dote dal Paese che lo ospita anche la cittadinanza americana. E’ un sistema giuridico e culturale che favorisce l’accoglienza e l’integrazione. In Italia abbiamo lo ius sanguinis, ovvero il diritto di avere la cittadinanza italiana fin dalla nascita solo per chi è figlio di (uno o entrambi) genitori italiani.
Quindi una ragazzina nata in Italia, che parla italiano, che pensa in italiano, che sogna in italiano, che frequenta la scuola italiana (elementari, medie e liceo), che ha amici italiani, che parla e comprende benissimo finanche il dialetto, ma che è nata da genitori stranieri, non può avere la cittadinanza italiana fino alla maggiore età. Deve aspettare il diciottesimo compleanno e da quel giorno avviare la pratica della cittadinanza che comporta anche lunghi tempi burocratici.
Inoltre, la stessa ragazzina, chiamiamola Elisa (perché anche il nome è italiano), deve con regolarità presentarsi in questura per chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno e, spesso, deve farlo anche se quel giorno deve andare in gita con gli amici (italiani). Un’operazione che senz’altro non favorisce l’integrazione, oltre a non rispettare il principio costituzionale di uguaglianza delle persone.
Il Comune di Bologna ha modificato da tempo il proprio Statuto con un articolo che introduce il principio dello Ius Soli (sistema americano). Viene riconosciuta la cittadinanza onoraria ai bambini e ai ragazzi stranieri di età inferiore ai 18 anni, residenti a Bologna, nati in Italia da genitori stranieri soggiornanti o nati all’estero, ma che abbiano completato almeno un ciclo scolastico o un percorso di formazione professionale in istituti del sistema educativo italiano.
Una scelta che favorisce l’integrazione delle giovani generazioni e delle persone straniere all’interno delle comunità, e che per impatto sociale e culturale vale più di tante operazioni maschie e muscolari che utilizzano il dispiego massiccio di militari per il controllo del territorio e delle persone.
Nella visione di città ci dev’essere quindi l’introduzione dello Ius Soli anche nello statuto comunale di tutte le città, per un approccio diverso al problema dell’integrazione, che non si risolve se non con l’inclusione e con un cambio di rotta, prima di tutto culturale.
*****
L’APPELLO DI JULIO VELASCO: ANDRO’ A VOTARE E VOTERO’ SI’
