In Puglia, negli appalti con Regione, Asl, agenzie ed enti regionali, dev’essere prevista una retribuzione minima di 9 euro l’ora. Non è servito il tentativo del governo di affondare la legge che introduce il salario minimo negli appalti della Regione, approvata nella legislatura da poco conclusa. La Corte Costituzionale ha infatti respinto il ricorso dell’esecutivo, la censura non sarebbe infatti necessaria, secondo i giudici della Consulta, poiché le disposizioni regionali non introducono un obbligo di retribuzione minima per tutti i contratti di lavoro privato stipulati nel territorio regionale. La loro applicazione è invece limitata alla sola sfera degli appalti pubblici e delle concessioni affidati dalla Regione e dagli enti strumentali. Il neopresidente della Regione, Antonio Decaro, ha detto che “sul salario minimo valuteremo possibili estensioni poiché la legge è un punto di partenza importante per restituire dignità ai lavoratori”.
SALARIO MINIMO / Smacco al governo Meloni: la Corte Costituzionale convalida la legge sugli appalti della Regione Puglia
“La Regione Puglia ha salvaguardato gli stipendi dei lavoratori impiegati negli appalti regionali. La Corte costituzionale, con sentenza 188 depositata oggi, ha rigettato l’impugnazione promossa dalla presidenza del Consiglio dei ministri, in accoglimento di tutte le eccezioni formulate dall’avvocatura regionale”. Lo dichiara il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano. “La Corte – aggiunge – ha ritenuto legittima la legge regionale pugliese 30/2024, che ha fissato la soglia retributiva minima a salvaguardia dei lavoratori assunti dalle imprese che partecipano alle gare bandite dalla Regione Puglia e dai suoi enti strumentali. Si tratta di una vittoria importantissima: la Puglia è la prima Regione che ha tutelato le retribuzioni, in mancanza di qualsivoglia analoga tutela da parte dello Stato”. Esultano i rappresentanti del Partito Democratico e del Movimento Cinque Stelle.
