Il Decreto Legge sulle liste d’attesa è finito nel pantano: dopo un anno – rileva la Fondazione indipendente Gimbe – mancano metà dei 6 decreti attuativi. Intanto nel 2024 quasi 6 milioni di persone hanno rinunciato a prestazioni sanitarie. 4 milioni di rinunce solo per i lunghi tempi di attesa: +51% rispetto al 2023
Nonostante annunci e dichiarazioni ufficiali, il Decreto Legge sulle liste d’attesa non ha ancora prodotto benefici concreti per i cittadini – scrive il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta – A un anno esatto dalla sua pubblicazione, l’attuazione delle misure è stata prima bloccata dalla lunga gestazione del decreto attuativo, poi tenuta in ostaggio dal conflitto istituzionale tra Governo e Regioni sul decreto relativo ai poteri sostitutivi. Nel frattempo la realtà restituisce numeri allarmanti: secondo l’ISTAT, nel 2024 una persona su dieci ha rinunciato ad almeno una prestazione sanitaria, il 6,8% a causa delle lunghe liste di attesa e il 5,3% per ragioni economiche. E la motivazione relativa alle liste di attesa è cresciuta del 51% rispetto al 2023.
«A un anno dalla pubblicazione del decreto Liste di attesa – aggiunge Cartabellotta – abbiamo condotto un’analisi indipendente sullo status di attuazione della norma, con l’obiettivo di informare in maniera costruttiva il dibattito pubblico e politico e di ridurre le aspettative irrealistiche dei cittadini, sempre più intrappolati nella rete delle liste di attesa. Tracciando un confine netto tra realtà e propaganda».
Secondo quanto riportato dal Dipartimento per il Programma di Governo, al 10 giugno 2025 dei sei decreti attuativi previsti dal DL Liste d’attesa solo tre sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale, ad aprile. Dei rimanenti, uno è scaduto da oltre nove mesi e due non hanno una scadenza definita. «Come già evidenziato in audizione dalla Fondazione Gimbe, il carattere di urgenza del provvedimento si è rivelato incompatibile con un numero così elevato di decreti attuativi, alcuni tecnicamente complessi, altri politicamente scottanti».