Un imprenditore di Brescia, Rolando Pelizza, morto tre anni fa, sosteneva di aver incontrato nel 1958 il fisico Ettore Majorana, 20 anni dopo la scomparsa ufficiale. Majorana gli avrebbe affidato i progetti per costruire la Macchina di Majorana, uno strumento in grado di attraversare le leggi della fisica e ottenere risultati prodigiosi come trasformare la gommapiuma in oro. Ora la sua storia è stata raccontata in un convegno organizzato in Senato dal leghista Centinaio, ex ministro per le politche agricole.
Secondo il racconto che circola da decenni, tutto comincerebbe nel 1938, anno in cui il brillante fisico Ettore Majorana, tra i protagonisti del gruppo dei «ragazzi di via Panisperna», scomparve misteriosamente. Vent’anni dopo, l’imprenditore Rolando Pelizza sostenne di averlo incontrato in un monastero dell’Italia meridionale. Lì, Majorana avrebbe continuato le sue ricerche, progettando una macchina capace di annichilire la materia, produrre energia infinita, trasformare materiali comuni in oro e perfino ringiovanire le persone grazie a una «nuova fisica», diversa da quella conosciuta.
Sabbia che diventa grano, polistirolo tramutato in oro, una mannaia e un mattone perforati dai raggi davanti agli occhi di un sottosegretario. Presidenti americani curiosi e monaci certosini omertosi. L’eterna giovinezza. E’ sbarcato in Senato il mistero della macchina di Ettore Majorana.
Strumento miracoloso capace di donare “benessere all’unanimità”, per alcuni. Una bufala, secondo il Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sulle pseudoscienze. Una (piccola) grana per il senatore della Lega Gian Marco Centinaio, promotore pentito dell’iniziativa: “Ho concesso la sala per la presentazione del libro ma questo non significa che ne condivida i contenuti o qualsiasi altra teoria che non abbia fondamenti scientifici né sostengo eventuali richieste avanzate in conferenza stampa”.
Già, perché gli organizzatori si rivolgono direttamente a Giorgia Meloni: “Palazzo Chigi costruisca la macchina di Majorana”. La vicenda è lunga e tortuosa, degna di un libro di Wu Ming o una spy story hollywoodiana. Alfredo Ravelli è l’autore di una serie di libri sul mistero Majorana, l’ultimo è un’opera di 1.752 pagine, in vendita a 190 euro. S’intitola ‘Majorana – Pelizza. Il segreto svelato’.
E’ la storia del rapporto tra l’imprenditore Pelizza e il grande fisico siciliano scomparso nel 1938. I due si sarebbero conosciuti in un convento calabrese nel 1958 e da lì avrebbero tenuto un lungo rapporto volto a costruire e sperimentare la macchina capace di sfruttare leggi fisiche ancora sconosciute. Pelizza muore nel 2022, lasciando dietro di sé documenti e filmati in vhs che proverebbero la riuscita degli esperimenti. Majorana, invece, è ancora tra noi, ringiovanito dalla sua stessa macchina, capace di farlo tornare ventenne. “Ettore Majorana oggi ha circa quarant’anni e vive in America, ma i servizi segreti ci impediscono di contattarlo”, dice Ravelli, che di Pelizza è cugino e biografo. Su internet, e nel libro, ci sono le prove: alcune foto di Pelizza anziano con accanto un giovane che assomiglia al fisico, e che oggi se fosse vivo avrebbe 119 anni.
Con Ravelli, in Senato, ci sono l’ingegnere Francesco Alessandrini, i giornalisti Alberto Lori e Sabrina Pieragostini, il presidente dell’associazione Spazio Tesla Alberto Negri, presidente di spazio Tesla, la scienziata Roberta Rio. Mentre in aula Giorgia Meloni informa senatori e senatrici sul Consiglio europeo di domani, nella sala stampa al pian terreno si dipanano misteri e magie. Abramadama.
“Ringraziamo il senatore Centinaio che ha reso possibile questo incontro ma non può essere presente per motivi personali”, precisano gli organizzatori. Tra i relatori c’è anche monsignor Gianfranco Basti, professore emerito di filosofia della natura e della scienza presso la Pontificia università lateranense. Vola alto: parla di fisica quantistica, dei neutrini, del fermione di Majorana, di materia oscura. Il piatto forte è il racconto della lunga storia Pelizza – Majorana. Dopo l’incontro in convento i due si scambiano lettere, s’incontrano, nel 2001 Majorana autorizza Pelizza a rendere noto che è ancora vivo.
Iniziano a studiare e costruire la macchina, che prevede quattro fasi:“Annichilimento controllato della materia, rallentamento dello spin della materia, trasmutazione, traslazione della materia”. I relatori forniscono nomi e date. Un esperimento è datato 16 giugno 1976, davanti a due colonnelli dei servizi segreti. La macchina perfora una lastra di ferro lasciando indenne il pezzo di polistirolo davanti, “solo un po’ di fumo”. Si desta presto l’attenzione “degli americani”.
Il presidente Gerald Ford “manda il suo addetto personale per offrire a Pelizza un miliardo di dollari nel 1976, che valevano 732 miliardi di lire”. Il 21 marzo 1981 altra dimostrazione, stavolta davanti all’ex sottosegretario all’Istruzione Antonio Mancini, talmente sbalordito “che scrive sulla macchina ‘Qui inizia una nuova era per l’umanità’”.
Sette anni dopo, è il gennaio 1988, Pelizza “riesce a trasformare un pezzo di polistirolo in un lingotto d’oro”. Incredibile. Ci sono anche le prove: “Un vhs vecchissimo, si vede e non si vede…”. Intanto, proseguono gli esperimenti riusciti di Pelizza. Trasforma in oro 148 mila medagliette su richiesta del priore del convento calabrese. Nel 2007 il presidente George Bush chiede oro per 420 milioni, la metà dei quali dovrebbe andare a Pelizza, che più tardi sarà “rapito 3-4 volte” e “costretto dalla Cia a produrre oro per gli americani”. Quella degli americani è una fissa: “Anche Obama, chiaramente, si interessa alla macchina. Manda un emissario. Fanno un’operazione anti terrorismo con la macchina e si spaventano anche un po’ per quanto riesce bene”.
Washington chiede ai due di trasferirsi in America, ma solo Majorana prende l’aereo. Da oltreoceano scrive a Pelizza: “Sto bene, quando voglio parlo con il presidente”. Pelizza nel frattempo va avanti, arriva alla quarta fase della macchina, la traslazione della materia. “Mi raccontava che ha fatto prove per trasformare la sabbia in grano e ci hanno fatto il pane e l’hanno mangiato“, racconta Ravelli. Prova col pane secco e quello “torna indietro fresco”, Poi gli animali: “Una cavia e un cane malandato e tornano ringiovaniti”. Majorana, dicono, “sbaglia tempi e modi”, la macchina “funziona solo alla presenza di Pelizza”. L’allievo ha superato il maestro. Ci siamo: “Nella tarda estate” del 2006, nel convento di Serra San Bruno, la macchina punta il suo raggio su Majorana e lui torna ventenne. “Sulla foto di Majorana giovane con Pelizza ha una perizia di 67 pagine che dice che è autentica- sottolinea Ravelli- le lettere sono tutte periziate e c’è anche un filmato in cui si vedono Pelizza e Majorana. Per quarant’anni ho collaborato con Pelizza, ho video e documenti incontestabili degli esperimenti”. Di altri dettagli, nomi, date, luoghi abbonda l’enorme libro. Il tempo stringe e c’è da lasciare la sala del Senato. “Vogliamo costituire un comitato promotore per realizzare la fondazione Majorana-Pelizza per gestire la macchina- spiega Ravelli- con l’obiettivo di metterla a disposizione del benessere dell’umanità, non dovrà mai essere utilizzata a scopi bellici. Vogliamo portare questi libri nelle biblioteche di tutta Italia”.
La conferenza termina con un appello: “Chiediamo che vengano rese pubbliche le informazioni dei servizi segreti, che venga tolto il segreto di Stato e che anche la Santa Sede liberi dal vincolo di segretezza tutti i fratelli certosini che oggi non possono dire di sapere”. Infine: “Lanciamo un appello a tutti, partendo dalle istituzioni, dalla presidenza del Consiglio dei ministri, per studiare e costruire la macchina di Majorana. E’ la macchina della pace, del benessere e della vita”.
Mentre tutti defluiscono dalla sala stampa, monsignor Basti resta indietro. Cosa ne pensa il Vaticano dello strumento miracoloso? “Ma che ne so – risponde – mi avevano invitato a parlare di Majorana, mica di questa roba”. Cioè, non crede che lo scienziato sia ancora vivo? “Lasciamo perdere”. E la macchina? “Non esiste e sarebbe meglio non esistesse mai”. Amen.
Sul piano scientifico, però, non esiste alcuna evidenza verificabile dell’esistenza di questa macchina. Lo spiega il fisico Lorenzo Paletti, autore del libro L’ultimo segreto di Majorana. La Macchina di Rolando Pelizza (2024): «Nonostante il fascino della sua narrazione, Rolando Pelizza non ha mai prodotto prove verificabili e riproducibili né del suo rapporto con Ettore Majorana né dell’efficacia della cosiddetta “Macchina”. Le presunte evidenze – lettere, foto e filmati – non hanno superato controlli indipendenti: lo stesso biografo di Majorana, Erasmo Recami, espresse dubbi sull’autenticità delle lettere; alcune fotografie attribuite a Majorana sono state ricondotte all’attore spagnolo Pol Nubiala; i video delle “sperimentazioni” con la macchina non documentano protocolli di misura, parametri e catena di custodia. In assenza di dati pubblici, misure, repliche e revisione tra pari, restiamo nel campo del racconto. La scienza non procede per rivelazioni ma per prove: a chi sostiene effetti tanto straordinari – annichilimento della materia, energia “illimitata”, trasmutazioni, ringiovanimenti – spetta l’onere di evidenze altrettanto straordinarie, aperte al controllo di tutti. Finché ciò non accadrà, la “Macchina di Majorana” rimane una suggestione, non un fatto scientifico»