lunedì 12 Maggio 2025

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SPAGNA / Sì alla riduzione dell’orario di lavoro. Il governo: “Aiutiamo le persone a essere più felici” / L’Italia maglia nera

Il governo spagnolo ha approvato un disegno di legge per la riduzione dell’orario di lavoro, il passo finale su uno dei principali punti del suo programma politico: la riduzione del monte orario settimanale di lavoro ordinario da 40 a 37,5 ore senza abbassare i salari.

La misura approvata dal Consiglio di ministri deve passare ora al vaglio del Parlamento con i Popolari e l’estrema destra di Vox che si sono detti contrari. Il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, ha fatto appello ai datori di lavoro affinché si dichiarino favorevoli alla misura, che, secondo lui avrà un forte impatto positivo si risultati delle imprese. Il cammino parlamentare della proposta sarà impervio e il risultato non scontato. Gli imprenditori hanno già esternato le loro perplessità in merito e messo in guardia il Governo sull’impatto che la riduzione dell’orario avrebbe soprattutto sulle piccole e medie imprese, e chiesto che la questione sia affrontata nella contrattazione collettiva.

“La riduzione dell’orario lavorativo è una rivendicazione sociale che migliorerà la produttività e la stabilità”, ha confermato in un intervento pubblicato sul suo account X il premier spagnolo. “Chiedo il sostegno dell’associazione dei datori di lavoro. Concentriamoci sul capitale umano e sull’innovazione, non su prezzi bassi e orari lunghi”, ha sottolineato.

“Aiutiamo a far sì chi le persone siano un po’ più felici”, ha dichiarato la vicepremier e ministra del Lavoro, Yolanda Diaz, dicendo di pensare, ad esempio, a tutte le persone “che non riescono quasi a stare con i loro figli semplicemente perché non hanno tempo”. La norma comprende anche un registro digitale per tenere il calcolo in modo efficace delle ore effettive di lavoro, così come il diritto alla “disconnessione digitale” dei dipendenti al di fuori dell’orario professionale.  Gli imprenditori hanno espresso una certa perplessità sulla misura e messo in guardia il governo sull’impatto che la riduzione dell’orario di lavoro potrebbe avere sulle piccole e medie imprese chiedendo una contrattazione collettiva.

Il provvedimento approvato è un progetto di legge che ora inizierà l’iter parlamentare. Quindi la partita non è chiusa. A supporto della misura, comunque, ci sono i due maggiori sindacati della Spagna, Ugt e Ccoo. A livello politico, l’accordo di governo tra Socialisti e Sumar, cioè i due partiti che sostengono l’esecutivo di Sánchez, prevedeva una riduzione dell’orario di lavoro a 38,5 ore settimanali nel 2024 e adesso, nel 2025, a 37,5. Il primo obiettivo non è stato però raggiunto nei tempi previsti e ora il governo sta cercando di accelerare sul secondo. Intanto, i partiti di opposizione, in particolare Popolari e Vox, si oppongono alla misura. Un possibile aiuto potrebbe però arrivare dagli indipendentisti catalani di Junts che potrebbero decidere di appoggiare la riforma.

E IN ITALIA?

Nel nostro Paese la discussione sulla riduzione dell’orario di lavoro è in stallo. Nel 2023 alcune aziende hanno portato avanti accordi a livello interno, come ad esempio Intesa Sanpaolo, Lamborghini e Luxottica. Il contratto dei bancari ha poi previsto la riduzione dell’orario settimanale di 30 minuti.

LA PRODUTTIVITA’. C’è però da considerare che la riduzione dell’orario di lavoro a parità di stipendio non si sta diffondendo come soluzione collettiva. Il motivo? La produttività italiana, cioè il prodotto per ogni ora lavorata, aumenta molto lentamente e meno degli altri Paesi europei. E per potersi permettere una riduzione dell’orario di lavoro a parità di stipendio servirebbe un aumento di produttività che al momento, appunto, non c’è Guardando ai dati, si vede che negli ultimi 25 anni la produttività italiana è rimasta sostanzialmente ferma. Prendendo il 2015 come anno di riferimento in cui la produttività era a 100, nel 2000 era a 99, mentre nel 2024 era a 99,7. La Spagna, invece, all’inizio del secolo era a 86 e l’anno scorso era a a 104. Lo stesso vale per la Germania (passata da 87 a 106) e per la Francia (da 86,7 a 100). La media Ue ha visto una crescita ancora più accentuata: da 84,1 a 105,9.  Secondo i dati Ocse, inoltre, l’Italia è il grande Paese europeo in cui si lavora più ore.

I SALARI. I salari reali, ad oggi, sono dell’8% più bassi rispetto al 2021. In questa situazione è quindi più verosimile che le persone tendano a chiedere ore di straordinario per arrotondare. E bisogna considerare anche la questione, come ha ricordato di recente Il Corriere della Sera, dei part time involontari che sono circa il 60%: anche in questo caso i dipendenti chiedono di lavorare di più. Quindi per pensare a una riduzione dell’orario di lavoro sarebbe indispensabile avere, di partenza, alta produttività e buoni salari. Nello specifico, il Rapporto  mondiale sui salari dell’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) certifica che l’Italia si distingue per una dinamica salariale negativa nel lungo periodo con salari reali inferiori a quelli del  2008. La crescita dei salari reali che si è determinata nel 2024 non è stata sufficiente a compensare le perdite  salariali subite durante il periodo di alta inflazione. È il risultato peggiore dei Paesi del G20.

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