Enrico Rossi *
— La Procura di Milano ha chiesto l’arresto dell’assessore all’urbanistica Tancredi e di altri politici, imprenditori, immobiliaristi e architetti. Le accuse sono pesanti: falso e corruzione.
Nel mirino è tutta la gestione urbanistica del Comune di Milano che avrebbe fatto passare per ristrutturazioni e approvato senza piani attuativi quelle che invece erano demolizioni di vecchi comparti e stabilimenti e costruzioni di nuovi edifici, grattacieli con volumi analoghi o persino superiori. L’aver “bypassato” questa regola non è solo un tecnicismo: è un ribaltamento del potere urbanistico.
Di qui è derivata, infatti, una politica di deregolamentazione, smantellamento delle norme urbanistiche, paesaggistiche e ambientali, edilizie e urbanistiche fino alla riduzione della tassazione per i progetti di trasformazione urbana.
E’ il cosiddetto modello Milano di sviluppo che ha portato ad una “incontrollata espansione edilizia” dove a dominare sono stati gli interessi privati immobiliari e finanziari piuttosto che quelli dei cittadini e di un equilibrata collaborazione tra pubblico e privato.
Insomma, le istituzioni hanno rinunciato al loro ruolo di pianificazione e progettazione urbanistica.
Oggi il mercato immobiliare di Milano è tra i più speculativi in Europa, mentre migliaia di case sono vuote o destinate al lusso. Manca una visione pubblica della città come luogo dove vivere, non solo dove investire.
Se c’è stata corruzione e falso, se ci sono stati reati, toccherà alla Procura dimostrarlo ma il punto politico che emerge è il governo delle città riguardo alla questione più importante della loro vita concreta : i processi di trasformazione edilizia e urbanistica.
Un tema di cui non si discute da tempo, nemmeno a sinistra, dando per scontato che a prevalere debba essere la privatizzazione degli spazi e uno sviluppo dominato dalle mere logiche del mercato. Eppure nella storia della sinistra non sono mancati esempi in senso contrario a quelli milanesi.
Pierluigi Cervellati, architetto e assessore all’urbanistica nelle giunte PCI e PSI del Comune di Bologna tra il 1964 e il 1980, è stato il promotore di un vasto piano di espropriazione e ristrutturazione dei centri storici di Bologna negli anni Sessanta–Settanta.
Un progetto strutturato per conservare e valorizzare l’intero tessuto storico urbano il cui obiettivo era non solo di tutelare la struttura urbana storica nella sua organicità ma anche preservare gli abitanti tradizionali e le attività quotidiane mediante espropriazione favorire l’edilizia popolare, limitando la speculazione e garantire alloggi a basso costo.
È proprio di questo che bisognerebbe discutere per approntare una nuova legislazione urbanista che assuma e rilanci i principi alla base del modello urbanistico della città di Bologna ai tempi di Cervellati e non certo il modello neoliberista della Milano di Sala.
Non è in discussione, per quanto mi riguarda, l’onestà e la trasparenza del sindaco, ma una questione ben più importante e fondamentale per un programma di governo della sinistra veramente alternativo alla destra. Altro che una legge salva Milano!
Serve, invece, una legge nazionale per la rigenerazione urbana guidata dal pubblico”; “serve un piano di edilizia pubblica nei centri storici”; serve restituire potere ai Comuni nel definire l’interesse generale”.
* intervento su FB condiviso e segnalato da Francesco Cioce